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05 apr 2011

La Regione siciliana

di Luciano Caveri

Chi è autonomista - e a me è capitato tante volte di provare questa sensazione negli anni passati - soffre di come i siciliani non abbiano saputo o voluto applicare il loro poderoso Statuto d'autonomia. Ecco perché ogni piagnisteo cui ho assistito da parte del Presidente della Regione siciliana di turno non mi ha mai commosso e anzi mi ha vagamente irritato. Questa volta, però, il presidente Raffaele Lombardo ha ragione, ma chissà se lo farà davvero, a portare domani la sua Giunta davanti a Palazzo Chigi a Roma, dove si riunisce il Governo per discutere dell'"emergenza immigrazione". La protesta riguarda il mancato invito al Consiglio dei Ministri dello stesso Lombardo in violazione del comando 3 dell'articolo 21 dello Statuto della Sicilia, che si riferisce alle funzioni del Presidente. Leggiamolo assieme: "Col rango di Ministro partecipa al Consiglio dei Ministri, con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione". Non sto a tediarvi con interpretazioni di norme di rango costituzionale, ma è certo che la "vicenda Lampedusa" concerne in pieno una Regione autonoma e coinvolge del tutto il ruolo del Presidente e scavalcarlo significa un atteggiamento irrispettoso in epoca di strombazzato federalismo. Lampedusa e l'incapacità di gestire gli sbarchi, anche in questioni pratiche senza riferirsi a questioni di fondo, è un segno grave e mi stupisce perché si tratta certo di un'emergenza indubitabile ma gestibile. Ed invece per ora è il caos.