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16 mar 2011

La forza del "centralismo democratico"

di Luciano Caveri

Rino Formica, socialista mai pentito di epoca craxiana (la maggior parte di quelli valdostani si sono bellamente riciclati con perfetto mimetismo e alcuni sono delle trottoline assai mobili), ha sostenuto, con linguaggio immaginifico, che «la politica è sangue e merda». In effetti noto un degrado impressionante nel quale non mi riconosco: chi in certi partiti obietta rispetto alle linee "ufficiali" è un reietto da spazzar via. Insomma il "centralismo democratico", ispirato da Lenin e cuore pulsante del comunismo militante, si insinua nei partiti che si definiscono liberali o federalisti e che, in buona o cattiva fede, sostengono di aborrire quei metodi "comunisti", che poi usano con grande dimestichezza. Da questa dottrina discende una logica amico-nemico (quest'ultimo accusato di "frazionismo") che sfocia, con Stalin, nei gulag e negli omicidi politici. Per cui "sangue e merda" è in fondo acqua di rose rispetto all'uso estremo del "centralismo democratico" contro il bieco "traditore" interno ovviamente considerato in combutta con il "nemico". Il linguaggio è guerresco e da caserma, ma - devo dirlo? - la democrazia è altra cosa. Ma forse la mia e solo miopia e non capisco - perché stupido, sfigato o frustrato - gli avvenimenti storici che incalzano. Proprio Joseph Stalin diceva: «Non si può fare una rivoluzione portando guanti di seta».