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18 feb 2011

Tenersi strette le DOP

di Luciano Caveri

I marchi di qualità comunitari hanno quasi trent'anni di vita. Sono tre marchi, con un valore declinante, quello DOP (Denominazione d'Origine Protetta), quello IGP (Indicazione Geografica Protetta) e - in fondo alla scala - quello STG (Specialità Tradizionale Garantita). Dal 1996, con la pubblicazione dei rispettivi disciplinari di produzione, la nostra Valle ha quattro DOP e nessun altro marchio di qualità europeo. Si tratta, com'è noto, di due formaggi ("Fontina" e "Fromadzo") e due derivati dalla carne di maiale ("Jambon de Bosses" e "Lard d'Arnad"). Dal 2006 sono entrati in vigore due nuovi regolamenti (il 509 e il 510 del 2006) che rendono più severi e più forti i parametri nel legame fra il prodotto e il territorio e vi assicuro i funzionari comunitari son diventati spietati nell'esame dei dossier. Oggi - e non sto a tediarvi con particolari tecnici - è assai probabile che non riusciremmo a spuntare la DOP per il "Fromadzo" e rischieremmo seriamente, se presentassimo oggi la richiesta, di veder retrocessi ad IGP "Jambon" e "Lard", mentre la "Fontina" ha sempre avuto ed ha le spalle più larghe. Comunque sia, per fortuna nella DOP ci siamo con tutti e quattro i prodotti e ciò crea un evidente vantaggio nella tutela e nella valorizzazione in in mondo globalizzato in cui imperversano purtroppo le frodi alimentari. Tuttavia sul tema ci vuole una grande cautela (specie per la correttezza dei disciplinari) e bisogna che ciò sia ben chiaro per il bene di questi prodotti, così come per i prodotti agroalimentari tradizionali tutelati a livello nazionale (qualche esempio del lungo elenco: "boudin", "saouceusse", "motsetta", "reblec", "seras", "beuro colò", miele...) e anche per i nostri vini. Siamo ormai di fronte a temi delicati a beneficio di consumatori che sono disponibili a pagare qualcosa di più per prodotti legati a territorio e a tradizioni, sapendo che le autorità preposte ai controlli diventeranno sempre più occhiute e esigenti. Ma per l'insieme della nostra agricoltura di montagna e delle aziende ad essa diversamente collegate non ci sono alternative alle "nicchie di qualità". Sappiamo che questo settore sarà sempre meno "protetto" (e meno sostenuto) e sempre più soggetto alla concorrenza e ciò  significa - come dimostrato dal successo del label "Saveur du Val d'Aoste" - che tradizioni e tipicità (vere) hanno un effetto benefico e diffuso su tutta l'economia.