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16 gen 2011

Senza assoluzioni

di Luciano Caveri

Nessuno sa perché nasciamo qui o altrove e non è tutto risolvibile con il miscuglio prodigioso dei semi maschile e femminile. Nascere in un certo posto non è per nulla banale, visti i Paesi in cui la mortalità infantile è solo la punta di un iceberg. Quando parliamo di un bimbo, diciamo che è frutto di quello che romanticamente chiamiamo "amore", sapendo però in cuor nostro che non sempre è così. Non dappertutto, dicevamo, ma neppure tutti considerano una vita una gioia, ma può essere solo il frutto del caso o delle circostanze e le creature non sono - e intendiamoci non è solo questione di povertà - sempre come una luce nella vita di chi li ha accolti. Ho qui di fronte a me un bimbo, amato e fortunato, che ha la stessa età di quel Devid (scritto così) morto per strada di stenti e gelo nella "civilissima" Bologna, vittima di un caso di degrado dei parenti "barboni".  Come sia possibile che ciò avvenga dove i servizi sociali funzionano e dove c'è ancora una società civile lascia stupefatti e addolorati per quell'anima candida piombata dal cielo e ritornatoci troppo presto senza aver coscienza del rimorso che morderà ogni giorno, senza possibili assoluzioni, i colpevoli di questo orrore.