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18 ott 2010

Ci vorrebbe una legge

di Luciano Caveri

Ci sono storie infinite che vanno e tornano nel tempo, anche se mutano rispetto a condizioni e circostanze. E' il caso della prostituzione nella zona Champagne di Verrayes, dove tra breve la giusta scelta del Comune di predisporre un sistema di videosorveglianza, aggiungerà ad una lunga saga un nuovo capitolo, quello della modernità. E nessuno sorriderà alle telecamere... Una ventina di anni fa, ricordo che un Comandante della Tenenza di Saint-Vincent rispose ad una accorata lettera dell'allora sindaco di Verrayes con uno sberleffo, che pagò caro, che suonava tipo «l'offerta c'è perché c'è la domanda anche da parte di molti suoi concittadini». Fu una risposta sbagliata ad un problema incancrenitosi in zona nei decenni con l'affiancarsi di tipologie differenti: prostitute "singole" con o senza protettori, ragazze di colore che salivano in treno da Torino "inquadrate" da connazionali e poi giovani dell'Est buttate sul marciapiede vittime di un racket. Ab origine c'è stata la mancata revisione della legge Merlin che chiuse giustamente i bordelli nel 1958 senza però soluzioni diverse per omissione del Parlamento. In più è venuta meno la possibilità - come svuotare il mare con un cucchiaino - di dare il foglio di via alle "professioniste" che risiedono ormai qui o persino si sposano con soluzioni di copertura. Insomma: siamo ad un passaggio, l'ennesimo, ma il problema di fondo - la prostituzione per le strade è una vergogna e c'è la necessità di metter mano ad una legge ormai anacronistica - resta irrisolto in Italia per perbenismo e pruderie, mentre basterebbe guardare alla legislazione di buona parte dei Paesi europei.