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18 ott 2010

La prevalenza del macabro

di Luciano Caveri

La morte di Sarah Scazzi, la ragazza pugliese uccisa dallo zio, ha dimostrato il degrado del giornalismo, se mai ce fosse stato bisogno. Vi prego di leggere agenzie e articoli e datevi un pizzicotto: purtroppo non sognate. Per settimane, come per analoghi casi di cronaca ("Caso di Cogne" docet), certi cronisti o presunti tali hanno scavato nel fango alla ricerca quotidiana di particolari scabrosi. Se il "dossieraggio" fa ribrezzo e le recenti vicende de "Il Giornale" mostrano la confusione fra il giornalista e il supporter politico, la trattazione senza ritegno di un caso che riguarda una minorenne avviene senza nessuna accortezza e in spregio ad elementari regole deontologiche. Si insegue il particolare macabro e scandaloso, tipo la violenza carnale effettuata dallo zio sul cadavere della nipote, dopo averla strangolata e anche la tecnica di strangolamento viene raccontata senza risparmiarsi nei particolari. Nella rudezza dei fatti, questi particolari arricchiscono il racconto o mostrano semmai un inutile comportamento da guardoni nel nome del diritto di cronaca? Intendiamoci: solo nelle dittature - esemplari le note di suo pugno di Benito Mussolini - si cancella la cronaca nera per evitare "brutte notizie", ma amplificare la cronaca nera è altrettanto grave, specie se giornali e telegiornali si sfidano alla rivelazione più scottante, sbattendo la storia in prima pagina.