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15 set 2010

Tu chiamala, se vuoi, fontina...

di Luciano Caveri

La "Fontina" è e resta il pivot dell'agricoltura valdostana, visto che l’allevamento dei bovini sfocia prevalentemente nella produzione del latte, che serve per la produzione del nostro famoso formaggio "Dop" (marchio europeo Denominazione d'Origine Protetta che ancòra il formaggio al territorio con apposito disciplinare) e non sto a rilevare dati economici ben noti. Purtroppo la "Fontina" è da lungo tempo soggetta a imitazioni in Italia e in altri Paesi. Si tratta di un danno permanente alla nostra produzione di qualità e talvolta l’impressione è che la lotta alla contraffazione e alla vera e propria frode alimentare sia come svuotare il mare con un cucchiaino. Divertitevi, si fa per dire, guardando questo sito, cliccate su "cheese" ed entrate in un mondo vastissimo fatto tutto di formaggi. Se andata alla "F" la prima brutta sorpresa: prima della voce "Fontina Valle d'Aosta", c'è "Fontina Fontal", che perpetua un vecchio equivoco. Poi alla "D" inizia il peggio: "Danish Fontina" descrive un formaggio che non è neppure parente lontano del nostro e lo stesso vale alla "S" per "Swedish Fontina" e infine alla "A" si trova, prodotta nel Wisconsin, l'"American Fontina". Intendiamoci: mentre per il prodotto americano c'è poco da fare per un problema complesso di riconoscimento del marchio, per i produttori europei si può chiaramente chiedere l'intervento della Commissione europea, perché la "Dop" incide sulla legislazione di tutti i Paesi membri. Capisco tutte le difficoltà giuridiche, ma penso che in effetti il tema non sia da sottostimare nel momento in cui la qualità e la riconoscibilità di un prodotto resteranno una delle poche bandiere nell'epoca della globalizzazione.