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06 ago 2010

Il destino del libro

di Luciano Caveri

Appartengo alla generazione solidamente ancorata al libro cartaceo. Il piacere di andare in una libreria e scorrere i titoli e poi prendere in mano il volume e soppesarlo sono momenti unici, così come quando si inizia a leggerlo e sono stati scritti addirittura dei libri sulla forza dell'incipit. Altrettanto importante è il rapporto con il libraio mai sostituibile con un libro comprato sul Web: il numero uno è sempre stato lo scomparso Pino Crespi, che ricordo a Champoluc dominare con autorevolezza i locali della sua libreria, pronto a cogliere - straordinario affabulatore quale era - gusti e attese del cliente. Nel mio caso, per molti anni, prima del suo trasferimento a Courmayeur, teneva da parte i libri che sapeva avrebbero centrato le mie aspettative. Oggi anch'io mi diletto con le novità: leggiucchio in formato elettronico alcuni classici sul mio palmare e dallo stesso ascolto, con maggior soddisfazione, degli audiolibri, specie in francese. Gli editori sino ad oggi mi parevano restii e conservatori, ma nuove macchine - come l'iPad - stanno creando un mercato in grado di convincere anche i più scettici. Chissà! L'altro giorno, in un angolo della casa dei miei genitori, ho ritrovato la collana di libri di Emilio Salgari che mi avevano scatenato da ragazzino il gusto della lettura, scoprendo che il mondo entra dentro di te scorrendo le pagine di un libro: non c'è ancora computer, simulazione o ricostruzione virtuale che possano farlo con altrettanta efficacia, perché la fantasia resta la fantasia.