Nella sessione europea di mercoledì 18 maggio sono intervenuto nell'aula del Consiglio Valle nella speranza di riuscire, in un tempo ragionevolmente breve, a mettere insieme un certo numero di argomenti.
Spero di esserci riuscito perché questa è una delle poche occasioni pubbliche in cui mettere assieme un anno di attività al "Comitato delle Regioni".
Un lavoro che mi consente di tenermi in esercizio, visto che sul piano regionale stare in panchina (o forse in tribuna) potrebbe rischiare di arrugginirmi e invece la prima regola in politica è quella di tenersi aggiornato sugli argomenti cardine per il nostro futuro in chiave europea.
L'Europa siamo noi e la Valle ha una storia lunga e coerente di pensieri e azioni a favore dell'integrazione europea e, di fronte a certe delusioni delle tribolazioni dell'Unione europea, bisogna mantenere i nervi saldi e lavorare con impegno e serietà.
Il federalismo è non solo un sistema di ingegneria costituzionale, ma è una forma mentis che deve uniformare un modo di pensare che, pur piccoli, ci obbliga a pensare in grande.
Se ne va con la discrezione, che era un suo tratto distintivo, Silvano Meroi. Era un ingegnere che dalla sua Saint-Vincent aveva raggiunto i vertici nazionali della Protezione Civile, perché sapeva - oltre a fare molte altre cose - mantenere il sangue freddo da autentico leader di fronte anche alle emergenze più difficili.
Le sue ultime battaglie le aveva al traforo del Gran San Bernardo da Presidente di questo tunnel fra Italia e Svizzera e lo aveva fatto conquistando la fiducia di tutti, compresi gli svizzeri che lo piangono insieme a noi, come fanno tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Ridevamo assieme, perché il suo era un umorismo anglosassone, avendo entrambi delle responsabilità, della stupidità di certe burocrazie che trovavamo sul nostro cammino. E lo abbiamo fatto soprattutto a Roma, considerandoci sempre e scherzosamente due valdostani all’estero.
Era un uomo di azione, che ha affrontato una malattia rara e insidiosa senza mai deflettere o rassegnarsi, anzi dimostrando ogni giorno, di fronte ai problemi più difficili, che bisognava stare a testa alta e risolvere le cose.
Alla fine la malattia ce lo ha portato via, ma lui è saldamente nei nostri cuori.