Nel Cantone di San Gallo, il 29 giugno si riuniranno i presidenti di tutte le Regioni alpine (ciascuna con la definizione del proprio ordinamento costituzionale).
La sfida è quella di proporre, attraverso un'azione comune e un Paese proponente nel Consiglio europeo (potrebbe essere la Francia), una strategia per una macroregione alpina.
Il tema è politicamente decisivo per il nostro futuro in un'epoca così complicata in cui - dal fondo del pozzo di una crisi che avvolge tutto di un pessimismo nero - è bene respirare l'aria pura di un futuro condiviso per le Alpi.
Lo dico credendoci davvero e sapendo quanto rischio di retorica ci sia sul tema. Ma il dibattito consiliare dimostra, anche con l'unanimità sul documento, che su certi argomenti "alti" si può trovare una linea d'azione congiunta e ne sono lieto.
Se ne va con la discrezione, che era un suo tratto distintivo, Silvano Meroi. Era un ingegnere che dalla sua Saint-Vincent aveva raggiunto i vertici nazionali della Protezione Civile, perché sapeva - oltre a fare molte altre cose - mantenere il sangue freddo da autentico leader di fronte anche alle emergenze più difficili.
Le sue ultime battaglie le aveva al traforo del Gran San Bernardo da Presidente di questo tunnel fra Italia e Svizzera e lo aveva fatto conquistando la fiducia di tutti, compresi gli svizzeri che lo piangono insieme a noi, come fanno tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Ridevamo assieme, perché il suo era un umorismo anglosassone, avendo entrambi delle responsabilità, della stupidità di certe burocrazie che trovavamo sul nostro cammino. E lo abbiamo fatto soprattutto a Roma, considerandoci sempre e scherzosamente due valdostani all’estero.
Era un uomo di azione, che ha affrontato una malattia rara e insidiosa senza mai deflettere o rassegnarsi, anzi dimostrando ogni giorno, di fronte ai problemi più difficili, che bisognava stare a testa alta e risolvere le cose.
Alla fine la malattia ce lo ha portato via, ma lui è saldamente nei nostri cuori.