March 2022

Sull'autodeterminazione

Una riunione della Camera dei deputatiSe si guarda alle vicende ucraine, che colpiscono al cuore chiunque creda nella democrazia, tornano come nodi al pettine antiche questioni, compresa la lettura dell'autodeterminazione.
L'indipendentismo, che passa attraverso il diritto all'autodeterminazione, è un fenomeno ben noto per chi studi la storia, il Diritto costituzionale e quello internazionale, così come le Scienze politiche in senso più generale. Anche in Valle d'Aosta ci sono stati e ci sono indipendentisti con cui è giusto confrontarsi quando dicono cose sensate e non quelle insensate, sapendo quanto il tema sia serio. Si tratta infatti di un argomento che va affrontato con competenza e conoscendo i risvolti giuridici e non inseguendo senza costrutto chissà quale sogno con vieta retorica patriottarda.

L'illusione sugli anni Duemila

Due copertine catastrofiste nel 1999Io me lo ricordo il passaggio alla Mezzanotte fra il 1999 ed il 2000: il privilegio di viaggiare non solo da un secolo all'altro (per poter dire «un secolo fa!»), ma addirittura dì vivere il transito da un millennio all'altro in un battibaleno.
Ricordo che anche allora c'era una minoranza di stupidi, i cosiddetti "millenaristi", convinti del «mille e non più mille» e cioè da che temevano l'imminente fine del mondo come gufi appollaiati su dì un albero. I timori sarebbero stati basati su un brano dell'Apocalisse 20,1-3 e anche su affermazioni attribuite a Gesù Cristo nei vangeli apocrifi. I più "tenaci" sostenevano che era vero che non era finito il mondo all'arrivo del 1000, ma non ce la saremmo cavata all'arrivo del 2000. Al passaggio, cioè, di un altro millennio... Perché «mille e non più mille» poteva valere a ogni passaggio di millennio.

La grande siccità

La situazione della Dora Baltea e delle montagne valdostane questa mattinaCertamente è un fatto eccezionale questo inverno senza neve e senza piogge. Erano decenni che non si registrava una situazione simile.
Vediamo la Dora Baltea, il fiume dei valdostani così bello quando gonfio d'acqua, oggi tristemente vuoto ed il Po in cui confluisce è stato definito «il Gigante senz'acqua» in un'inchiesta de "La Stampa" del bravo Niccolò Zancan, le cui ultime frasi disegnano il contesto: «"Quest'anno è stato l'ennesimo anno anomalo. Sia per le precipitazioni, sia per le temperature. L'inverno più caldo degli ultimi sessant'anni". Stefano Fenoglio è un professore dell'Università di Torino specializzato nello studio dei fiumi di montagna, vive su quelle montagne che originano il grande fiume: "Non piove dall'Immacolata. Da tre mesi non abbiamo precipitazioni significative. A dicembre la temperatura è stata di un grado superiore alla media, quasi due gradi a gennaio. Tutto questo si traduce nel fatto che la neve è evaporata. I versanti delle montagne esposti a sud sono brulli, sembrano montagne afghane. E a Pian del Re, dove nasce il Po, la sorgente si è spostata di cento metri a valle per trovare la forza". Così cambia la geografia, e così cambiano i destini delle persone. Quando cambia il clima».

Nei momenti difficili

Non ci vuole molto a capire che si è passati in questi giorni dalla padella alla brace.
Mentre, infatti, la pandemia sembra finalmente arretrare in modo deciso (e bisogna mantenere alta la guardia), incombono ora le prospettive inquietanti derivanti dall'aggressione russa contro l'Ucraina.
La piccola Valle d'Aosta non è un'isola felice in questo contesto così delicato.
Questo significa - e lo scrivo, per quanto mi appaia lapalissiano - che mai come in questo momento querelles localistiche ed ambizioni personali più o meno grandi dovrebbero passare in second'ordine rispetto a vicende macroscopiche le cui conseguenze si infrangono anche su di noi.
Penso agli straordinari e allarmanti rincari non solo nel settore energetico ed alla crisi globale che indebolisce tutto e tutti.
Ci vorrebbe in questa fase come non mai la capacità di condividere le priorità ed unire le forze e non soffermarsi su questioni di routine e di piccolo cabotaggio.
E' il mio un appello a tutte le persone di buona volontà, essendo ormai fra i decani della politica valdostana. Lo sento come un dovere e non certo per fare la morale ad altri, ma la necessità di affrontare momenti difficili impone equilibrio e saggezza.

Putin la pagherà

Vladimir PutinIn un lungo e documentato articolo su "Le Monde" Jonathan Littell, scrittore statunitense naturalizzato francese, ricostruisce la storia dell'ascesa di Vladimir Putin e delle sue gesta sanguinarie, di cui la Cecenia e la Siria sono state le punte estreme, cui si aggiungono gli attuali sfracelli in Ucraina.
Un dittatore in Russia con assassinii e persecuzioni per i suoi oppositori e un crescendo di sanguinaria follia, che lo ha portato a perseguitare l'Ucraina da anni, profittando di minoranze russofone, sino alla minaccia nucleare di queste ore contro un mondo che lo sta isolando.
Ciò condanna senza appello i politici italiani, come Matteo Salvini, che hanno trafficato con lui.

"Cogne": un'acciaieria che è Storia

Il sottoscritto in visita alla 'Cogne Acciai speciali'Non ricordo bene la prima volta che entrai nelle stabilimento "Cogne" di Aosta. Direi che avvenne una quarantina di anni fa come giornalista. Mi trovai negli anni successivi prima ancora come giornalista e poi come deputato a seguire le vicende che portarono - in coda ad una Via crucis per tutto l'acciaio di Stato - alla cessione della fabbrica dalla "Partecipazioni statali" alla famiglia svizzera dei Marzorati. Il settore pubblico in questa industria pur strategica era ormai alla frutta e senza quel passaggio verso il mercato tutto, anche ad Aosta, sarebbe andato a catafascio.
Un ruolo essenziale lo ebbe Romano Prodi, all'epoca dell'inizio delle trattative al vertice dell'"IRI", che comprese la posta in gioco ed agevolò l'operazione che non solo evitò il peggio, ma i cui frutti oggi sono ben visibili con la presenza di questa società siderurgica il cui cuore resta in mezzo alle Alpi. E da Aosta esporta in gran parte del mondo acciai di grande pregio ed occupa oltre mille persone, cui si somma un importante indotto.

Il delirio russo

La scrittrice Sofi Oksanen«La paura è la cosa di cui ho più paura».
(Michel de Montaigne)

Certo che ho paura, come immagino tutti in questi giorni. La situazione internazionale con le vicende dell'Ucraina invasa dalla Russia con ferocia dimostra il peso della Storia e di quella bestia feroce che è la Guerra.
Una guerra in Europa, che sentiamo vicina, anche se dovrebbero farci orrore tutte le guerre, ma certo è proprio l'Europa ad averne viste di terribili e sanguinose nei millenni.
Ammoniva, con spirito federalista, nel 1947 Luigi Einaudi: «Noi riusciremo a salvarci dalla terza guerra mondiale solo se noi impugneremo per la salvezza e l'unificazione dell'Europa, invece della spada di Satana, la spada di Dio; e cioè, invece della idea della dominazione colla forza bruta, l'idea eterna dalla volontaria cooperazione per il bene comune».

Che pena il Landini pacifista

In piazza con ambiguità: così i pacifisti a Roma.
Lo dimostra Maurizio Landini, leader della "Cgil", che scalda la piazza con banalità tipo: «La guerra non si combatte con la guerra. E' il momento non di armare, ma di disarmare il mondo».
Dichiarazione che accende applausi dalla piazza ma anche contestazioni con cori contro la "Nato". Il solito anti-americanismo che avvelena la Sinistra estrema italiana. Una malattia infantile che fa il gioco di Vladimir Putin ed è lo stesso di "CasaPound" e questo ormai non mi stupisce affatto.
A chiudere la manifestazione il presidente dell'"Anpi", Gianfranco Pagliarulo: «Noi siamo il popolo della pace, della Costituzione, della Resistenza, di "Bella Ciao", pensiamo di aiutare davvero il popolo ucraino con i missili che invierà l'Italia? Non è meglio forse aprire una trattativa? Possiamo fare di peggio? Sì, inviare militari in Ucraina. Siamo a un passo dal punto di non ritorno. Fermiamoli, fermatevi. Fermiamo questa follia».
Che questo signore, già parlamentare sotto diverse bandiere rosse, si esprima così rappresentando i partigiani ormai morti è grottesco.
Ricorda che i partigiani la guerra la fecero per difendere certi valori contro i nazifascisti?
Come si permette di parlare per loro?
Come mai a Roma in piazza c’erano poche bandiere ucraine a differenza delle altre Capitali europee?

Ucraina vicina e lontana

Vladimir Putin autografa il gasdotto 'Nord Stream'Questo conflitto in corso a causa dell'aggressione della Russia cambia qualcosa nella nostra piccola Valle d'Aosta?
Il primo aspetto - tristemente semplice - è che con poco meno di 1.800 chilometri fra noi e Kiev non siamo distantissimi, così come non lo eravamo nel 1986 a 1.700 chilometri da Chernobyl. Il tristemente famoso incidente alla centrale nucleare dimostra come bisogna essere vigili rispetto ai rischi che Vladimir Putin decida di usare laggiù una bomba atomica anche assai localizzata per stroncare i combattimenti.
Ragioniamo sul fatto che proprio in Crimea i valdostani - per ragioni storiche e scusate la digressione, ma dimostra la profondità delle guerre - ci andarono.

Democrazia contro autocrazia

Xi Jinping brinda con Vladimir PutinTempi difficili non solo politicamente ma umanamente. Storie di guerra fatte di crudeltà e dolore con un'umanità per larga parte attonita di fronte ad una guerra inaspettata, ma che vede tutti egualmente resi prigionieri delle circostanze.
Alla fine si staglia con chiarezza la posta in gioco nel rapporto con le due grandi incognite nel mondo: la Russia e la Cina. Non che non ci siano altri Stati o gruppi terroristici che creino grattacapi all'Occidente, ma questi regimi post comunisti ormai sono autocrazie distantissime dalle nostre democrazie e come tali nostri nemici sul piano dello Stato di Diritto.
Il tema non è banale e senza mettere benzina sul fuoco, perché non ce n'è affatto bisogno, siamo ad uno snodo sulla visione del futuro dell'umanità. Chi pensava - ed ogni tanto da ragazzo ci speravo - che la democrazia fosse per ogni dove il vero «sol dell'avvenire» (scusate la battutaccia) si è scontrato con una realtà cruda. Penso alle democrazie più deboli (come nell'Est Europa) che pencolano verso il rischio autocrazia e le autocrazie vere e proprie, purtroppo anche in molti Paesi nel post-colonialismo.

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