Sono tante le parole che mi capita di evocare in questa situazione e le declino con casualità, incuriosito dal loro significato. Oggi vorrei parlare della "paralisi", termine medico - come dato tragico - che designa la perdita della funzione motoria o di più muscoli. Viene dal latino "paralўsis -is", dal greco "parálysis, scioglimento, allentamento dei nervi", derivato di "paralýō, dissolvere, rilasciare", da "lýō, sciogliere" col prefisso "para-, presso, vicino".
Il primo rischio che può essere targato con "paralisi" è la conseguenza della pandemia, fatta di chiusure e divieti. Non ho mai discusso gli obblighi necessari e le cautele indispensabili, quando ne ho capito la ratio. Proteggersi e proteggere gli altri in una società civile è il minimo. Per cui, soldatino obbediente, ho trangugiato anche storture giuridiche ed eccessi, spesso illogici, che hanno guidato le nostre vite. Ma mai come ora, nel caos totale di notizie contradditorie e comunicazione ondivaga, sono preoccupato dal fatto che non ci si renda conto del "rischio paralisi".