Si scopre da parte di molti valdostani come, a fronte delle ultime vicende sul "covid-19", la nostra Autonomia speciale resti uno strumento debole.
Purtroppo è la scoperta dell'acqua calda. I più intelligenti dei padri che fecero nascere la Valle attuale dal 1945 in poi - quando arrivarono i Decreti luogotenenziali che disegnarono la prima fase dopo il fascismo - dissero prima di tutti della debolezza intrinseca di un regime autonomistico. Lo stesso dissero dello Statuto, octroyé e non basato su di un approccio federalistico e realmente pattizio.
Si poteva semmai parlare di un regionalismo forte, in cui decisero di lavorare e di impegnarsi per farci rialzare dopo il ventennio, ma sin da subito fu un cammino difficile ed osteggiato, fatto di alti e bassi e tanti nemici evidenti o subdoli. Io ci ho lavorato dentro queste questioni, portando a casa, fra l'altro, nel 1989, nel 1993 e nel 2001 importanti miglioramenti allo Statuto, occupandomi di significative norme di attuazione e mettendo le modifiche necessarie a nostra tutela nelle leggi importanti di passaggio alla Camera. Non tanti sono rimasti in questa logica.