April 2020

Dallo "smart working" al "food delivery"

Biciclette per il 'food delivery' ad AostaNuove forzate abitudini si impossessano della nostra vita nella dimensione domestica, diventata prevalente per sfuggire alla tagliola insidiosa del "coronavirus". Alcune di queste sono destinate ad accelerare processi che già esistevano, trascinandosi stancamente nella categoria delle innovazioni che prima o poi si sarebbero affermate.
Ma, si sa, esiste in Italia quel côté fatalistico e levantino, che personalmente aborrisco, che spinge a cambiamenti graduali e mai completati che solo situazioni da choc spingono nella giusta direzione.
Penso alle potenzialità, in cui ho personalmente ho sempre creduto in un clima di sospettoso, del "telelavoro", oggi reso più... "agile" dall'impiego dell'anglicismo "smart working", che esprime un lavoro a distanza meno rigido.

Buona Pasqua!

Pompei ed il Vesuvio sullo sfondoIntanto, Buona Pasqua a tutti i frequentatori di questo mio spazio quotidiano, che resta per me un cimento importante e spero interessante per chi lo legge con continuità o solo talvolta.
Mai - lo confesso - avrei pensato quando lessi la prima volta di questo "coronavirus" nella lontana Cina che poi sarebbe approdato, con cifre elevatissime di colpiti anche qui fra le nostre montagne, malgrado si voglia annacquare la gravità dei fatti. Vengono portate via le generazioni dei più anziani, spesso persone a me note, con una evidente ingiustizia per chi già aveva vissuto gli anni difficili della guerra e del dopoguerra. Spesso sono morti soli, con un ultimo soffio nei polmoni distrutti dal virus, senza alcun conforto dei propri cari e senza neppure un funerale che li ricordasse, se non un'ultima benedizione nel camposanto.

Fra tempo perduto e tempo ritrovato

Mario EscobarGuardo dal balcone - tipo "ora d'aria" in galera - questa paradossale primavera e mi si affolla la testa di pensieri e di idee, che spero non appaiano bislacche o uno scherzo degli eccessi da "buen retiro".
Ci vorrebbe la penna di un Marcel Proust per descrivere quanto in queste settimane tese ed assieme oziose abbiano pesato nel gioco dei ricordi, e vien voglia di riflettere sui suoi "temps perdu" e "temps retrouvé".
Già, questo periodo serve più di quel che si possa pensare. Da una parte - confesso volentieri - esiste un aspetto nostalgico, legato a quanto non possiamo avere in un momento di forte messa in gioco delle nostre libertà fondamentali. Sono legittimamente in tanti, e non solo costituzionalisti, politologici e filosofi, al capezzale di questa nostra strana vita militarizzata e sbarrata dal contagio come metafora di un Nemico che ci imprigiona e ci priva di fondamentali diritti civili.

Carta igienica e bidet ai tempi del "coronavirus"

Una mia amica, che manda cronache dalla sua vita negli Stati Uniti, mi aveva annunciato, alcune settimane fa, la crisi la mancanza di carta igienica negli ipermercati americani... Scriveva con grande sintesi: «Il prodotto scomparso per primo è stata la carta igienica: questo dimostra in primis la mancanza del bidet nelle loro vite e in secundis l'errata alimentazione».
Scrive ora ilpost in una sua inchiesta: "Oggi, a causa della pandemia da "coronavirus", decine di migliaia di supermercati in tutto il mondo si sono ritrovati nella stessa situazione. Davanti ai grandi acquisti fatti dalla popolazione spaventata in quarantena, la grande distribuzione ha faticato a mantenere le forniture di beni di prima necessità, come latte e pane, ma anche quella della carta igienica. Da Hong Kong agli Stati Uniti passando per la Germania, i suoi rotoli sono divenuti un bene quasi introvabile.
Numerosi esempi indicano che si tratta di un problema globale, ma che non ha colpito tutto il mondo allo stesso modo. Innanzitutto sembra che i paesi in cui si utilizza il bidet siano quelli che ne hanno sofferto meno. Non ci sono notizie di mancanza di carta igienica che arrivano dall'Italia o dal Portogallo, dove è obbligatorio installare bidet nei bagni fin dagli anni Settanta. Sembrano risparmiate anche la Francia, dove la percentuale di case con bidet, in forte calo, rimane comunque intorno al 40 per cento, la penisola balcanica e la Grecia. Nemmeno in Medio Oriente e nella gran parte dei paesi musulmani, dove sono diffusi il bidet o le sue alternative (in genere una sorta di doccia accanto al water), sembrano patire in modo particolare la mancanza di carta igienica"
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Il Traforo del Monte Bianco: un romanzo per pensare

Il libro di Sara LoffrediE' difficile appigliarsi a qualcosa in questa fase storica complessa per chi crede nell'Europa e scopre con amarezza che questo contagio in corso alimenta in Italia ed anche in Valle d'Aosta un sentimento diffuso, epidermico e viscerale, di antieuropeismo. Difficile reagire di fronte a errori, goffaggini, stupidità di esponenti delle Istituzioni europee e a certi «niet» di Paesi come Germania e Olanda a richieste, in verità spesso strumentali, dell'Italia per reagire al "coronavirus" da cui è stata la più colpita. Ma, benché ci siano ragioni per indicare l'Italia di questi ultimi anni come indisciplinata e opportunista verso l'Europa, di fronte ad una pandemia bisogna, con regole opportune, valutare l'eccezionalità dei fatti e essere solidali senza pregiudizi e rigidità, altrimenti si darebbe la stura a mostri che possono di nuovo insanguinare il Vecchio Continente.

La ripartenza e la sussidiarietà

Start e stopRipartire è necessario e fa quasi più timore questa nuova fase rispetto alle abitudini che ci siamo costruiti in queste settimane di clausura domestica. Esperienza, fuor di retorica sulla meraviglia di questa intimità, che credo che ci abbia messo tutti a dura prova, perché un conto è scegliere come vivere, un altro è subire ordini, pur a fin di bene, che cambiano in profondità la nostra esistenza e la nostra percezione delle libertà. Tema, quello dello stato di eccezione che viola libertà individuali e collettive, cui bisogna porre argine alla fine di tutto, perché i diritti civili sono essenziali in democrazia e già l'invadenza dei sistemi digitali preoccupa non poco nella normalità degli eventi.

Solitudine da quarantenite

Solitudine...Certe giornate di "smart working" accentuano il senso di solitudine. Tu, il cellulare, il computer, il tablet a scavare nelle mail, a sorridere nelle videoconferenze, a confrontarsi via "Whatsapp" ed a fare i conti, malgrado mia moglie che fa lo stesso al piano di sopra ed il bimbo che fa i compiti in cameretta (i due figli più grandi stanno altrove con analoga modalità), con una certa solitudine umana che affatica.
Poi, per carità, essendo in salute quando in troppi stanno male, può valere quanto diceva Giacomo Leopardi, certo non un allegrone, quando scriveva che «la solitudine è come una lente d'ingrandimento: se sei solo e stai bene, stai benissimo, se sei solo e stai male, stai malissimo».

Topi contro la 'ndrangheta

Antonio Albanese e Nicola Ragonese in uno degli innumerevoli tunnelA me capita anche nei momenti peggiori di trovare una vena beffarda, ereditata da mio papà, per ridere su qualunque situazione, comprese quelle più difficili. Ben sapendo che ridere non ha una sola nota, ma - come le note musicali - permette un'infinita varietà di modi di farlo (sbellicarsi, ridere a crepapelle, ghignare, ridacchiare, sogghignare, sorridere...).
Quando la fantasia e l'umorismo (anch'esso plurimo) creano un'intuizione ci siamo davvero e plaudo alla seconda stagione di "Topi", la serie diretta e interpretata dal grande attore e comico Antonio Albanese (dal 3 aprile già su "RaiPlay" e da sabato prossimo su "Rai3"). Vi prego, non perdetela e di questi tempi offre distensione e ragionamento.

Confrontarsi sul "covid-19": alcuni pensieri di Žižek

Slavoj ŽižekE' ben noto che sul Web siamo ispezionati in tutti gli angoli e addirittura certi "social" tendono a farci incontrare solo persone che la pensano come noi e ad inviarci messaggi che assecondano e non contraddicono il nostro modo di pensare.
Per quanto io sia abbastanza convinto delle cose che penso, mi ritengo in grado di discutere con chi abbia visioni del tutto diverse dalle mie e mi capita anche, pensando che sia una dote, di cambiare idea, se trovo delle motivazioni che mi convincono. Dunque non mi snervo nel contraddittorio in sé, anzi mi piace lo stimolo intellettuale e la ricerca di buoni argomenti che ne deriva, ma dell'abuso che talvolta subisco quando mi capita di discutere con chi non conosce l'argomento di cui si parla e sostiene tesi, di conseguenza, non supportate. Ciò avviene sempre di più con l'infarinatura da Internet, in cui basta una sbirciata sul Web per diventare "premio Nobel" in qualunque materia.

Dove va la Valle d'Aosta per la riapertura?

La 'Capanna Margherita'Avere una linea d'azione originale, nel limite del possibile e del buonsenso, non è stata la decisione assunta in Valle d'Aosta e questa responsabilità è in capo in particolare alla figura apicale, Renzo Testolin, presidente della Valle, chiuso nella sua solitudine. Ciò avviene inspiegabilmente per un politico di seconda fila assurto per caso alla massima carica istituzionale, sapendo che in certi frangenti tutti sono pronti a dare il proprio contributo e a mettere da parte dispute o polemiche.
Altri si sarebbero aperti al confronto e avrebbero chiesto aiuto a chi ne sapeva di più sui rapporti politici con Roma e Bruxelles (immodestamente, me compreso), lui si è sentito investito da chissà che cosa ed i suoi sono sempre stati dei «no» ad ogni logica di allargamento democratico delle decisioni da prendere in primis sullo spostamento delle elezioni e poi su altre questioni di operatività delle Istituzioni valdostane, già imprigionate dall'ordinaria amministrazione. Per non dire delle scelte sanitarie e per l'emergenza economica, in cui il presidente è sempre parso un comprimario, un ragioniere cocciuto nel suo grigiore, senza alcun rapporto utile con la politica nazionale e con i suoi colleghi presidenti in un momento decisivo.

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