January 2020

Il sogno di Capodanno

Il nuovo 'Abri du Ski' ad AyasTreinadàn, come si dice da noi, con un'espressione antica che evoca una strenna, cioè un augurio che è un regalo che vale per tutto l'anno. Non vorrei apparire bizzarro nel raccontare questa storiella nel primo giorno dell'anno, dando il mio buongiorno a questo 2020, data che eccita gli appassionati di numerologia.
Ho aspettato la Mezzanotte in alta quota con una cena e festeggiamenti per il nuovo anno in un locale rifatto nuovo di trinca sulle nevi di Champoluc di Ayas, l'"Abri du ski", nato laddove c'era un posto della mia giovinezza, "La tana del lupo". Situato sulle piste di Ostafa, nel primo comprensorio sciistico di Ayas, noto come Crest da un villaggio della zona, questo bar-ristorante fu un punto di riferimento della mia compagnia mista fra noi valdostani e turisti che si incontravano in montagna, dando vita a momenti di grande amicizia, davvero formativi in quell'epoca a cavallo fra infanzia, adolescenza e giovinezza.

Veyrat sconfitto dalla "Michelin"

Marc Veyrat e 'Bibendum'Ormai, con il Web, si finisce per dare un voto a tutto, che poi ciò avvenga con l'uso del metodo classico da "1" a "10", con le stelline o con giudizi più articolati poco importa. Lo si può fare attraverso diversi strumenti ("TripAdvisor" è stato per anni un classico per i ristoranti), ma oggi si possono vedere valutazioni che vanno dall'idraulico all'avvocato attraverso apposite piattaforme e sono molte aziende ormai a chiedere di esprimerci.
Si sa bene, quando si va a sbirciare per scegliere qualcosa, quanto sia grande la possibilità che certi strumenti di valutazione a disposizione di tutti possano essere artefatti da rivalità, pregiudizi o persino da vendette di chi vuole colpire un'attività o una persona e non c'è filtro che tenga.
E' molto tempo che questo cimento esiste nel settore della ristorazione con la celebre "Guida Michelin", il volumetto rosso che, partito dalla Francia come complemento alla vendita delle gomme, è assurto a vangelo della buona tavola ed ormai i suoi giudizi si ritrovano in Rete.

Porti e aeroporti

Uno scorcio dell'aeroporto di ParigiUn anno fa sono stato a New York, città che considero indispensabile punto di riferimento per capire il mondo odierno. Specie se si ha interesse a scavare in quella storia necessaria della convivenza - tema complesso e talvolta doloroso, ma certo stimolante - di mondi diversi nello stesso spazio geografico. Nel caso americano questa situazione ha forgiato, quale sintesi di tante identità intersecate, uno dei cuori pulsanti dell'umanità contemporanea.
So bene quanto sia ormai discutibile e spesso contraddittorio il famoso melting pot (miscuglio, calderone di diversi gruppi etnici) americano, ma stupisce sempre in positivo la capacità degli Stati Uniti di forgiare una maggioranza di cittadini che si riconoscono infine in valori comuni, pur partendo da realtà diverse se non persino opposte.

Morin contro la regressione

Edgar Morin«L'avant garde qui préparait un autre futur est devenue l'arrière garde qui essaie de retarder la régression».
Trovo questo pensiero di Edgard Morin su "Twitter", che seguo proprio per questi suoi flash d'ingegno sulla situazione della democrazia fattasi spesso insondabile. Immaginare un quasi centenario che usa con destrezza, nel dispensare pillole di saggezza, uno strumento moderno scalda il cuore.
Edgard Morin è un sociologo e filosofo francese, classe 1921, che ha attraversato un secolo, scrivendo in modo fecondo di tante cose, come un savant del passato quale è stato.
Ebbene quella frase mi sollecita, pensando proprio ai temi umanisti cari all'autore, che ho letto spesso proprio per quel fondo di speranza che alimenta con espressioni sintetiche. Ricordo quella del cerino nel buio, quando dice che non è solo la fiammella che colpisce, ma l'oscurità che l'avvolge. Oppure quando ricorda che sono le sorprese, anche le brutte sorprese, che ci obbligano ad evolverci. O ancora il ruolo di collante della cultura come sintesi dei tanti saperi.

Venti di guerra, televisione e democrazia in crisi

Il cast di 'The Loudest Voice'Sappiamo bene come i "social" influenzino l'elettorato nel formarsi delle opinioni, visto che raggiungono una vasta popolazione, battendo i giornali cartacei, che in Italia scendono in picchiata mese dopo mese.
Quel che è utile tenere a mente è come la nostra profilazione - cioè qualunque cosa ci riguardi come persona e come consumatore - consenta ai "social network" di capire anche le nostre tendenze politiche e perciò i famosi algoritmi ci spingono nelle braccia delle persone e delle notizie che rafforzano le nostre convinzioni, evitando le ragioni diverse altrui.
Strumenti sofisticati di "distrazione di massa" spingono poi quelle "fake news" che influenzano come barchette di carta al vento le convinzioni di una parte molto larga degli elettori con vere e proprie manipolazioni, dimostratesi ormai come decisive in elezioni già avvenute.

La Befana, il fascismo e le Donne

'Donna Rachele' e la famiglia MussoliniSe fuori dall'Italia parli della Befana ti guardano con due occhi così. Infatti si tratta di un personaggio sponsorizzato dal fascismo per la creazione di un immaginario culturale, nutrito appunto da figure aggreganti, a favore del processo di identità nazionale, in quella logica laica nazionalpopolare che aveva in fondo una venatura anticristiana, presente nel confuso background di Benito Mussolini, che aveva fatto breccia sugli italiani per una serie di sfortunate combinazioni.
Oggi la Befana è diventata l'ultimo corollario giocoso del periodo natalizio, visto che nelle prossime ore - spunteranno (con dolcetti e carbon dolce) le "calze della Befana" con i dolciumi.
"Befana" che deriva da leggende degli Appennini e la definizione nasce da una storpiatura di "Epifania". Parola che, a sua volta, passa dal greco al latino "epiphanīa", appunto "manifestazione di Gesù ai Re Magi", derivata appunto dal greco "epipháneia, manifestazione, apparizione", derivazione di "epiphaínomai, mostrarsi, apparire".
Giuro di aver sentito da un neofascista ignorante che la Befana dimostrava l'interesse del fascismo per le... donne. Per altro questa storia del fascismo che avrebbe ampliato il ruolo femminile è una baggianata.

Un libro e il fascino delle parole

Andrea MarcolongoMi sono goduto in questi giorni "Alla fonte delle parole. 99 etimologie che ci parlano di noi", edito da Mondadori e scritto da Andrea Marcolongo. Laureata in Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Milano. vive oggi a Parigi, è una scrittrice italiana - dice Mondadori - attualmente tradotta in 27 Paesi. Si vede che quanto abbia una certa predilezione, per via della formazione culturale, per il mondo francese, oltre a scrivere libri e curare tradizioni, scrive per "TuttoLibri" de "La Stampa".
Dico subito quanto mi sia piaciuto questo viaggio nelle parole, perché pieno della sensibilità dell'autrice, del suo garbo e di un'intelligenza assieme profonda e piena di leggerezza di chiama la propria materia e la colloca nel mondo vivo e vegeto e non in una polverosa biblioteca. L'effetto è quello del viaggio che spazia dal passato più profondo all'attualità, arricchendo il lettore ad ogni pagina. E ti viene voglia di dire: caspita io questa vorrei conoscerla, perché - sul fondo di una vena di amarezza che traspare - si erge la forza della cultura e la conferma che la conoscenza è la capacità di condividerla - dote rara - si radica solo laddove esiste un animus predisposto e fecondo.

Lo spauracchio delle urne

Una piramide MayaL'interrogativo penso ronzi nella testa di molti di noi. Le urne, intese come suffragio universale, possono essere considerate uno spauracchio? Certamente in Italia e in Valle d'Aosta è stato così. Da una parte c'è stato uno spirito di autoconservazione degli eletti che speravano sia a Roma che ad Aosta di avere ottenuto un seggio per almeno cinque anni non avendo certo voglia di perderlo nella lotteria delle votazioni, dall'altra - ed in parziale connessione - esisteva la paura fossero gli avversari, direi in entrambi i casi la Lega salviniana, a fare bingo e veder vincere un "nemico" è cosa da evitare.
Ma il troppo stroppia, quando si butta a mare ogni logica e ci si mette assieme più pensando ad essere "contro" che affidandosi alla coerenza delle alleanze, specie se ci si avventura in strade contraddittorie rispetto al patto stipulato con i cittadini.

Sanremo e Rita Pavone

Rita Pavone con Amadeus che annuncia la sua partecipazione al Festival di SanremoFa abbastanza impressione che ancora prima della Befana e dei primi vagiti del Carnevale i giornali inizino a scaldare i motori sul "Festival di Sanremo". Eppure questo caposaldo della Canzone resta il solo sopravvissuto dell'epoca pionieristica della televisione in bianco e nero ed ha seppellito, fra gli altri, l'altrettanto celebre in partenza "Disco per l'Estate" di Saint-Vincent su cui piangere lacrime amare, pensando al successo della manifestazione della Riviera di Ponente se confrontato in modo complessivo allo stato comatoso della nostra Riviera delle Alpi.
In questi giorni le polemiche anticipatrici di Sanremo hanno riguardato (qui ci starebbe uno sghignazzo) Rita Pavone, 74enne cantante torinese, specie ormai rara di artista subalpina. Personaggio dello spettacolo a me ben nota sin dall'infanzia per via di "Gianburrasca" da lei impersonata, per le canzonette allegre che cantava e per la torbida storia d'amore - per via della differenza d'età ed in assenza di divorzio - con Teddy Reno, che leggevo sulle riviste tipo "Gente" od "Oggi" che giravano per casa quand'ero ragazzino.

Basta con diffamazioni sul "caso Gex"

Corrado Gex dopo un atterraggio in montagna nel 1965 (foto di Cesare Balbis)Una buona notizia da Milano, data dall'Ansa: "Per avere offeso la reputazione del procuratore capo di Mondovì, Maurizio Picozzi, e dell'ex politico valdostano Bruno Milanesio, il Tribunale di Milano ha condannato per diffamazione a nove mesi di carcere, con la sospensione condizionale della pena, Igino Melotti, di 79 anni, residente a Morgex.
I giudici hanno anche fissato un risarcimento di 20.000 euro a favore di Picozzi e di 30.000 euro a favore di Milanesio. Inoltre il Tribunale ha disposto la confisca e la distruzione delle copie in commercio del libro "Corrado Gex fu ucciso", dedicato all'incidente aereo in cui perse la vita il deputato valdostano nel 1966. Proprio all'interno del volume sono presenti delle frasi considerate diffamatorie dai magistrati milanesi"
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Bene! Speriamo che adesso Melotti la pianti e la smettano anche quei politici che ancora di recente sono andati dietro a certe teorie bislacche. Nel libro che andrà finalmente al macero c'erano illazione offensive anche verso mio zio Séverin Caveri e noi parenti non avevano potuto sporgere querela. Ora la Giustizia ha messo fine ad infinite scemenze e cattiverie, che apparivano non solo infondate ma anche prive di qualunque aggancio reale con le vicende storiche di quegli anni.

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