Arrivano come suoni dal passato certe canzoni del cuore che evocano persone e ambienti del proprio vissuto. Forse uno dei primi cantanti che ho visto dal vivo è stato quel gigante del cantautorato che è stato Francesco Guccini. Location - come si dice oggi - "Festa dell'Unità" ad Imperia, anni Settanta, quando il Partito Comunista era roba seria ed ho il vanto di aver conosciuto, qualche decennio dopo, personalità come Giancarlo Pajetta, Nilde Iotti, Ugo Pecchioli, Alessandro Natta (nato proprio ad Oneglia). Gente di carattere, comunque la si pensi, e con una cultura, pur ideologizzata, da far impallidire certi spocchiosi in circolazione ignoranti come delle scarpe.
Le "Feste dell'Unità" erano passione e salamelle, politica e grandi bevute e naturalmente concerti. Per cui se ascolto Guccini torno ragazzo con il mio "cinquantino" d'ordinanza e la gioia di vivere. Ho ascoltato i dischi di Guccini ed ho letto cosa ha scritto, specie sul suo meraviglioso Appennino. Solo un montanaro narratore poteva evocare storie e ambienti con una maestria da troubadour.