October 2019

Col de Joux: storia locale ma significativa

Sci al Col de JouxStoria locale ma significativa e come tale meritevole di essere evocata, sapendo bene che ci sono temi ben più vasti, ma spesso il piccolo diventa esemplare.
C'è un sindaco, Mario Borgio, primo cittadino di Saint-Vincent, che ha deciso - cambiando idea rispetto al suo stesso passato - di chiudere gli impianti di risalita del Col de Joux. Lo sostiene da qualche tempo ed ha profittato per svoltare nel senso voluto del momento in cui la sola seggiovia del comprensorio doveva essere sottoposta alla periodica revisione tecnica.
In un'assemblea pubblica, iniziata con un lungo spiegone sul cambiamento climatico di un membro della sua maggioranza come ragione a fondamento della fine del domaine skiable, aveva annunciato questa chiusura drastica e poi, a fronte di un pubblico ostile, aveva proposto momenti di confronto e scelte condivise sul futuro del Colle.

I valdostani esistono!

Una 'Bataille' in quotaQuest'estate, in una sagra popolare, mia moglie va in bagno. Nell'attesa, davanti alla toilette, socializza con una signora che le spiega di essere venuta in Valle d'Aosta a lavorare, perché trasferita dalla sua azienda. Le spiega, convinta, che «i valdostani non esistono più!».
Seduti a sorseggiare una birra con amici, commentiamo ridendo l'affermazione perentoria, oltretutto immersi com'eravamo in un paesino alpino con prodotti tipici, gruppi folkloristici e - attorno a noi - un nugolo di altri segnali di una "valdostanità" ben presente. Chissà che cosa di diverso vedeva quella persona e quale idea culturale ed antropologica si fosse fatta dei valdostani.
Ci riflettevo su questa identità valdostana, che ha caratteristiche plurime e per fortuna dinamiche, perché tutto cambia nel tempo e se ci sono radici e caratteristiche persistenti sono sempre inquadrabili in un continuo movimento. Ridicolo pensare ad un idealtipo di valdostano standard che sarebbe solo una macchietta, mentre esistono - per ogni epoca - caratteristiche culturali di una comunità che non vive congelata in un freezer.

Responsabilità, fiducia e... registro elettronico

Un esempio di registro elettronicoMi accingo a scrivere qualcosa che non farà l'unanimità.
Per altro, in attesa di riaprire le discussioni sul blog, capita  - essendoci la mia mail sempre qui - che qualcuno mi scriva in privato per commentare quanto scrivo. Non penso di avere sempre ragione, spesso trovo punti di vista che mi fanno riflettere, altre volte mi limito a confutare idee che non condivido. E' giusto che se uno si espone, scrivendo in pubblico, accetti complimenti ma anche il dissenso. Ma eccomi al pensiero di oggi, che appunto spero non risulti troppo bislacco.
Mi domando ogni tanto - padre di tre figli - quale debba essere lo spazio di autonomia loro riservato e quando e sin dove un genitore debba intervenire senza esagerare. Certo, con i due figli grandi, ormai ventenni, il rapporto è alla pari, benché non siano autonomi economicamente. Ma, al di là del fatto che siano ormai maggiorenni, entrambi sono con la testa sul collo e ci si può fidare.

Nella politica valdostana ci vorrebbe la "parresía"

Affettando salame...In linea di principio l'impressione è che la dispersione in mille rivoli del mondo politico in Valle d'Aosta resti una costante e non si arresti. Dal dopo "Tangentopoli", quando la vecchia partitocrazia si dissolse, questa è stato un destino per i partiti nazionali in Italia e ciò è avvenuto anche da noi. In Valle d'Aosta si è aggiunta la logica che ha portato a "saucissoner" (tagliare a fette come si fa coi salami) la corazzata che fu l'Union Valdôtaine, cui si sono aggiunte schegge in area autonomista di altra provenienza con logiche di autocerticazione «io sono autonomista!».
Mi pare, con franchezza che sul secondo punto - diaspora unionista - sia mancata una riflessione collettiva sulle ragioni a confronto di chi se ne andò e di chi restò, che sarebbe stata molto più salutare di qualunque appello sentimentale all'embrassons-nous con vista sul Consiglio regionale...

Ci sarà un pasticcio sull'ora in Europa?

L'orologio di GreenwichSe vi dico "1916" verrà in mente qualche fatto rilevante: siamo nel pieno della Prima Guerra mondiale oppure i più colti ricorderanno che in quell'anno venne pubblicato il lavoro di Albert Einstein noto come "Teoria generale della relatività", mentre - notizia curiosa - in Messico Pancho Villa combatteva contro gli Stati Uniti.
Molto più modestamente c'è una data, fissata alla Mezzanotte del 4 Giugno 1916, quando l'ora estiva, nota come "ora legale" nel confronto con quella "solare", venne introdotta per la prima volta in Italia, allungando le nostre giornate estive. Da allora fino al 2012 l'ora legale in Italia venne stabilita anno per anno in base al regolamento UE, ma con la Legge 4 Giugno 2010 n. 96, all'articolo 22, venne recepita la Direttiva Europea 2000/84/CE che stabilì per tutti i Paesi appartenenti all'Unione Europea date e orari comuni per l'inizio e la fine dell'orario estivo ovvero l'ultima domenica di marzo alle ore 1:00 UTC (2:00 ora solare italiana) e l'ultima domenica di ottobre alle ore 1:00 UTC (3:00 ora legale italiana).

Gressani intervista Prodi

Gilles GressaniCredo che vada seguita con attenzione l'attività di studio e di ricerca di un giovane valdostano che si trova a Parigi, Gilles Gressani, la cui figura - alta e felpata, così come il suo argomentare e la sua gestualità - richiama davvero quella di un intellettuale sul chi vive con qualche tocco da dandy. Ma le sue caratteristiche, per chi ne segua l'attività, sono una grande curiosità ed un febbrile succedersi di interessi.
Se il suo lavoro è multiforme e passa attraverso quella materia ricca di spunti, lo si deve anche alla sua materia d'elezione, la "geopolitica", talmente ramificata da affrontare, sotto diversi profili, aspetti molto vari attraverso tutti i continenti. E proprio sul sito legrandcontinent.eu si può, guardando i contenuti, avere contezza della vastità degli impegni culturale del gruppo di cui Gressani è motore importante.
Si rinviene anche una recente intervista a Romano Prodi, politico italiano con cui ho avuto una grande familiarità a Roma e in Europa e che conobbi, da giovane giornalista, all'epoca in cui ci fu la privatizzazione dell'azienda siderurgica "Cogne".

Strade statali: lato oscuro dell'Autonomia

Errori sui cartelli stradali sulla ss26Mi capita spesso di riflettere su alcuni problemi cardine della nostra Autonomia speciale e, nel tempo, con diversi ruoli, mi sono trovato a lavorare sulla modernizzazione - pur a spizzichi e bocconi - del nostro Statuto. In particolare ciò è avvenuto con leggi costituzionali che si sono susseguite nel 1989, nel 1993 e nel 2001. Con la modifica statutaria del 1993 è nata quella Commissione Paritetica che ha reso stabile il meccanismo, prima precario, con cui si approvano le norme di attuazione dello Statuto, che sono un meccanismo efficace, quando le procedure non si impantanano a Palazzo Chigi, per dare dinamismo al nostro ordinamento regionale.
Cambio registro e capirete la connessione. Quando sono nato, spuntando di otto mesi il giorno di Natale, i miei genitori corsero alla "Maternità" di Aosta facendo la strada statale 26, perché nel 1958 non c'era quell'autostrada che arrivò nel suo primo tratto dieci anni dopo. Per chi, come me, abitava fronte circonvallazione del paese, quell'autostrada modificò la viabilità valdostana, riducendo di molto il traffico, oggi nuovamente saturo per l'impossibilità di prendere un'autostrada improponibile per tariffe folli.

La vecchia storia dell'evasione fiscale

Il settimanale "L'Espresso", come un flash dal passato, pubblica un articolo del 1980 di Leonardo Sciascia dedicato al tema più controverso che ci sia in Italia: le tasse e gli evasori fiscali.
Così scriveva il grande scrittore siciliano, intitolato «Far pagare le tasse agli italiani, la più grande delle utopie» annotava Sciascia «Quale il vizio, il difetto la remora da colpire principalmente negli italiani cominciando, come troppo tardi si comincia, a parlare di una "questione morale"?
Qualche anno fa, da pochi giorni in Italia, un diplomatico straniero mi chiese: "da dove si comincia in questo paese? Dalla scuola?". Risposi: "dalle tasse". E continuo a pensarla così.
Non avendo dello Stato un'idea mitica o mistica, considerandolo come un insieme di servizi al cui mantenimento i cittadini dovrebbero concorrere principalmente devolvendogli una parte considerevolmente proporzionata del loro reddito, ritengo che il sottrarsi a questo dovere implichi necessariamente una condizione di indifferenza o di rassegnazione o addirittura di avversione nei riguardi di quei servizi che si dovrebbero pretendere in cambio»
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L'autunno fra grigiori e colori

Colori d'autunno in Valle d'AostaUno può raccontarsi tutte le storie che vuole. Ma la verità è che nell'autunno esiste qualche cosa di struggente.
E non è solo l'evidente metafora della vita, presente nelle succedersi delle stagioni (e io nell'autunno della vita ci sono, gioiosamente ma conscio del tempo che fugge), quanto semmai il fatto che ambienti ed atmosfere invitano a riflessioni maggiori rispetto a quella solarità che è segno dell'estate. Se dovessi immaginare una colonna sonora di uno stato d'animo è un Tenco d'annata, sospeso nel mito della sua morte "giovane":
«Un giorno dopo l'altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali
le stesse case.
Un giorno dopo l'altro
e tutto è come prima
un passo dopo l'altro
la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire è ormai quasi passato»
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Riflettere su Internet cinquant'anni dopo

Tim Berners LeeNon ero ancora stato concepito - era il 1957 - quando gli Stati Uniti, in piena "Guerra fredda", si posero il problema della supremazia tecnologica della Russia, che era chiara in quel momento nella battaglia per la conquista dello spazio.
Così si sviluppa quello slancio che porterà, oltre al resto, alla nascita di di quella cosa che oggi chiamiamo "Internet", abbreviazione di "Inter(national) Net(work) - rete internazionale", noto anche con il più sintetico "Web - rete, ragnatela".
Esiste una data, che ne sancisce la nascita: il 29 ottobre 1969, quando io avevo dieci anni e nulla sapevo di questo seme che avrebbe fruttato una rivoluzione digitale che avrebbe investito la mia generazione. Quel giorno ci fu "Il collegamento" fra i primi due nodi della Rete, realizzato tra l'università di Los Angeles e quella di Stanford.

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