Leggo Stefano Folli su "La Repubblica" e mi domando se sullo strano clima elettorale a Roma abbia o no ragione e, in fondo, esiste - pur nel quadro con molte diversità - una qualche analogia con la Valle d'Aosta.
Così Folli: «Queste elezioni europee che si avvicinano somigliano sempre più al primo tempo di una partita che si concluderà con altre elezioni, quelle per il Parlamento nazionale. Le uniche, a ben vedere, che interessano davvero ai partiti. Se si guarda al 26 maggio come alle prove generali in vista di un secondo voto, tutto diventa più chiaro, sebbene non più trasparente. Anche l'irrisolta polemica su cosa accadrà a breve - definitiva rottura tra Lega e "Cinque Stelle" oppure nuovo "contratto" tra i due commedianti? - perde di significato, se si considera che entrambi, Salvini e Di Maio, sono già proiettati verso il secondo tempo della tenzone, verso un altro e decisivo passaggio elettorale. Il che toglie respiro e prospettiva a eventuali nuove intese che fossero sottoscritte dopo i risultati delle europee. Del resto l'accordo di governo tra loro è sempre stato precario e l'alleanza innaturale. Li ha tenuti insieme la convenienza, cioè la divisione del potere, ma oggi l'impalcatura sembra non reggere più».