January 2019

Il "Giorno della Memoria" contro gli orrori

Il campo di concentramento di AuschwitzQuando ho visitato il campo di sterminio di Auschwitz - ed è avvenuto quattro volte - è stato uno dei rari casi nella mia vita in cui ho visto il mondo in bianco, nero e grigio. Pare che esista una malattia, l'acromatopsia completa, che dà questo effetto, ma a me non è capitato dal punto di vista fisico ma per il senso opprimente che quei luoghi restituiscono. A maggior ragione se se ne ha una visione storica precisa nel solco però di quei mesi che mio padre - internato per lavorare in quei luoghi - visse dal maggio del 1944 in un clima di terrore e sconcerto per quello che lui, ventenne, scoprì.
Per questo il "Giorno della Memoria" assume per me un significato vero e non rituale, legato al pensiero di questo ragazzo aostano catapultato nel cuore della storia più tragica della Seconda guerra mondiale con il ribrezzo che mi angoscia per certi rigurgiti antisemiti che l'estrema destra neofascista e neonazista coltiva.

Ospedale, Sanità e Autonomia

Un particolare dell'ospedale 'Parini' di AostaQuando mi tocca esemplificare - con un esempio terra a terra - a che cosa serva l'Autonomia speciale della Valle d'Aosta, cito in primis qualcosa che ci tocca tutti: l'esistenza di un ospedale. Nelle vallate alpine della nostra consistenza numerica si sono chiusi, quasi dappertutto, ospedali analoghi al nostro. La ragione è la solita - e vale per gran parte dei servizi pubblici - e ruota attorno all'applicazione di principi di economicità nel rapporto fra strutture e abitanti che ne fruiscono. Applicato alla lettera, questo principio "economicistico" vorrebbe dire di fatto fare sparire la Regione e con essa - come le bamboline di una "matrioska" - tutto quanto essa contiene, compresi quei servizi dello Stato (pensiamo al Tribunale) che esistono perché siamo una Regione.

Il nodo complesso dei migranti

Migranti...Non è facile dire cose intelligenti sui migranti e non sono certo io a poter essere originale nell'approccio ad un tema in cui in troppi si rivolgono più alle proprie tifoserie che ad un'analisi pacata, altri tacciono per evitare di esporsi con l'espressione delle proprie idee perché esprimersi comporta il rischio di piacere ad alcuni e di inimicarsi altri.
E' interessante vedere - mi capita spesso - come, pur a fronte di temi ancora più importanti, l'immigrazione resti un argomento caldo e oggetto di conversazione che accende gli animi.
Resta di certo un tema mondiale complesso e difficile, che ha a che fare con qualcosa che esiste nella nostra testa: la "paura del diverso" e di conseguenza l'autodifesa come argomento forte non solo nel solco di uno strisciante razzismo, quanto in un grumo pieno di emozioni e di pregiudizi che va affrontato con razionalità e buonsenso.

Sant'Orso

Visitatori alla 1019esima 'Foire de Saint-Ours'Come ogni 30 e 31 gennaio torna la "Foire de Saint-Ours", la grande manifestazione che "occupa" pacificamente le vie del centro di Aosta e questo avviene in un clima festoso che non ha eguali in nessun'altra kermesse popolare. Piace a tutti, me compreso, segnalare come si tratti di una festa millenaria, che avrebbe - uso il condizionale - attraversato i secoli e le trasformazioni della città dal Medioevo sino a questa edizione attraverso un lunghissimo fil rouge che situa in questo momento una delle radici identitarie.
Sappiamo tutti, naturalmente, che esiste in questo una finzione: nulla di certo sappiamo della "Foire" se non cenni documentali e maggiori certezze ci sono più ci avviciniamo alla Storia moderna e a quella contemporanea. Resta il fatto che l'identità della Fiera attuale è fatta di ricorrenze e novità, rimasugli e invenzioni e somiglia, se la si vuole indagare, a quegli strati in cui scavano gli archeologi, trovando elementi diversi a seconda delle epoche.

Quarant'anni di giornalismo

Lo storico, inutilizzato, registratore a bobine negli studi radio di 'Rai Vd'A'Sono da quarant'anni giornalista proprio in queste ore: così attesta il mio ente previdenziale, messi insieme i contributi prima e dopo l'inizio del mio praticantato. In realtà avevo cominciato già qualche mese prima, passando dall'ambiente scherzoso e goliardico delle prove di trasmissione della piccola "Radio Saint-Vincent" a "Radio Reporter 93" di Torino, dove il clima era simpatico ma soprattutto professionale, e sfruttai questa chance grazie alla presentazione di mio fratello, che conosceva staff e proprietario della radio. Poi ci fu "Rta - RadioTeleAosta" ed infine, 39 anni fa fra qualche giorno, il salto alla "Rai", che lasciai per aspettativa politica per parecchi anni e dove sono rientrato dieci anni fa. Anche in aspettativa continuai a fare varie attività giornalistiche, perché la politica elettiva - pur essendo un lavoro vero che va affrontato con serietà e impegno - è un "mestiere" per natura "a termine" e come tale va vissuto e la passione per il giornalismo è un fuoco che non si spegne altrimenti.

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