Leggo con dispiacere e preoccupazione, ma non con stupore, degli arresti di varie persone - compresi due politici dell'Union Valdôtaine, partito in cui sono nato e cresciuto e che lasciai per molte cose che non mi convincevano, compreso il tema legalità - per legami con la 'ndrangheta calabrese.
Non posso non ricordare come in tempi non sospetti ci fu chi mise in guardia sui rischi che con l'immigrazione buona arrivassero anche i veleni della criminalità. Mio zio Severino Caveri, che fu fondatore e leader dell'UV, a metà degli anni '60, con espressioni che oggi potremmo bollare come "politicamente scorrette", denunciò in un suo articolo la "spinta" all'immigrazione calabrese voluta dall'allora segretario del Partito Socialista Francesco Froio, "paracadutato" in Valle per pilotare in parte la fine della "Giunta del leone" ed il cui curriculum negli anni successivi, anche recenti, è illuminante. Quel che preoccupava mio zio, che bollare come "xenofobo" è ridicolo per chiunque legga l'insieme dei suoi "scritti umanisti", erano i metodi che c'erano dietro questa scelta.