Quasi in continuità con certe riflessioni del passato volevo segnalare un articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" dal sempre acuto Pierluigi Battista, che si riferisce ad un malvezzo della Politica (e verrebbe da dire come specchio di un vizio che ormai ammorba la società intera) che ha sdoganato l'uso di termini troppo forti. Dice Battista: «Con l'abuso degli insulti, delle invettive, delle demonizzazioni che oggi domina incontrastato il vocabolario politico, dare del "lebbroso" ad un gruppo di avversari, come ha fatto il presidente francese Macron con i cosiddetti "populisti" nazionalisti, è stato un pessimo segnale. Le parole della politica hanno una storia nel Novecento: tragica e atroce. La metafora della lebbra, della terribile malattia che infetta e contagia è stata adoperata con dovizia da dittatori e tiranni che indicavano il nemico "che infestava", che "inquinava", che "contagiava". E' stata l'antipasto lessicale di una pratica che ha disegnato attorno al nemico da annientare i contorni della "sub-umanità". Il nemico politico come virus, batterio, microbo».