June 2018

La mia vita con la Radio

Io nello 'Studio 2' della Radio 'Rai' di AostaLa magia della Radio mi ha conquistato da ragazzo e, anche quando facevo altro in politica con ruoli elettivi, è rimasto un legame che non ho mai abbandonato, come se fosse un mio destino averci a che fare.
Tutto deriva da una semplice fortuna: ogni generazione può avere la chance di assistere a qualcosa di nascente e mentre un tempo - quando per millenni le cose avanzavano lentissimamente - si trattava di rare innovazioni, chi oggi viaggia - ahimè - verso i sessant'anni può dire di essere stato spettatore e talora persino protagonista di centinaia di cose che hanno cambiato la nostra vita.
Fra queste io ho vissuto il ciclone della liberalizzazione dell'etere e la possibilità connessa, da ragazzo, di sperimentare prima la Radio e poi la Televisione e successivamente - prima di ventidue anni di aspettativa per mandato politico - di farne il mio mestiere diviso, come solo nelle sedi regionali "Rai" può avvenire, proprio fra Radio e Televisione.

Dire, fare, baciare...

Bimbi che giocanoBisognerebbe ogni tanto rovesciare le prospettive, rompere gli schemi e cercare strade nuove. Magari ciò può avvenire scavando nel sacco delle nostre esperienze di vita vissuta, che sono più preziose di molte altre cose. In fondo la vita è interessante proprio per questa accumulazione di sapienza.
Esiste nella vita, in mezzo a molto altro, anche un aspetto giocoso, che penso vada valorizzato. Ogni attività ludica ("ludo" è una parola in disuso che mette assieme "gioco" e "scherzo") ha una gamma di varianti persino superiore allo spettro dei colori e delle loro sfumature ed è importante perché fa bene al corpo e alla mente.
Ha scritto sul "LEF" Angela Maria Pelosi: «La grande importanza del momento ludico nella struttura dell'esistenza umana è testimoniata non solo dai maestri della moderna pedagogia, dai filosofi, dagli antropologi e dalla cultura in genere, ma anche dall'appassionato interesse di massa per il gioco e lo sport. Il gioco viene coltivato con sentimento e partecipazione proprio perché è un impulso vitale, con un suo intrinseco valore esistenziale e una sua autonoma dignità. Soprattutto la vita giocosa è il contrario esatto della vita burocratica, e ci aiuta a vivere "più umanamente" in un mondo disseminato di relazioni burocratiche».

L'invasione delle "cicche"

Mozziconi all'ingresso dell'ospedale 'Parini' di AostaSono un non fumatore tollerante, perché il fumo mi ricorda mio papà - tabagista indefesso - visto che in campo di internamento in Germania scambiava la poca zuppa nel piatto con qualche rimasuglio di sigaretta. La sigaretta era un vizio ma anche - negli anni del dopoguerra - una normalità sociale: sono cresciuto in mezzo al fumo, che fosse in macchina, al cinema, al ristorante. Ma non ho mai fumato e ho visto, negli ultimi anni di vita di mio papà gli toccava viaggiare con la bombola d'ossigeno per via dei polmoni malridotti, quanto questa dipendenza possa avere effetti terribili sulla salute.
La progressiva coscienza su questi effetti nocivi e nuove regole sul fumo negli spazi pubblici stanno in parte cambiando gli usi e costumi, anche se - leggevo di recente - la sigaretta resta un elemento attrattivo per i giovani, specie le donne, a dimostrazione che la battaglia contro il fumo non risulta ancora vinta.

La "Matura" quarant'anni fa

Foto di gruppo, nel 1978, della III B del Liceo 'Botta' di IvreaMettiamola così: la Maturità di quest'anno, iniziata ieri con l'attesa e discussa prova scritta di italiano, è come un colpo al cuore perché quarant'anni fa, ma qualche giorno dopo perché allora la "Matura" era ad inizio luglio, chiudevo non male le Scuole Superiori al Liceo "Carlo Botta" di Ivrea. Noi della gloriosa III B ci ritroviamo ancora, con rare eccezioni, per evocare quei giorni e lo faremo di nuovo tra poco tra risate e ricordi. Per fortuna alcuni di loro hanno memoria formidabile delle nostre (e anche mie) gesta di liceali e devo dire che non ci facemmo mancare niente...
Ciò detto un'osservazione preliminare: invidio i ragazzi di oggi per l'enorme possibilità, pur nel terno al lotto di questa prova impegnativa, grazie alla varietà di temi proposti, mentre una volta era un "prendere o lasciare"!

Giornalismo e politica: sentirsi démodé

Le telecamere al seguito di un leader politicoTranne la scoperta futura di qualche nuova vocazione, la mia vita si è snodata sul binario di due passioni: il giornalismo e la politica. Nel raccontare l'esame di Maturità di quest'anno ho evocato - con nostalgia ed anche con una certa impressione per il tempo trascorso - i quarant'anni da allora. Proprio nel 1978 cominciai a fare il giornalista a Torino a "Radio Reporter 93" con un impegno professionale vero, dopo aver giochicchiato con il microfono negli anni precedenti a "Radio Saint-Vincent". Meno di dieci anni dopo, per i casi della vita, venni eletto alla Camera e da lì - era il luglio del 1987 - comincia la mia carriera politica, snodatasi con cariche elettive fino al 2013 (non che dopo abbia lasciato la passione...).
Per cui potrei dire scherzosamente che sono stato "servo di due padroni", alternando in sostanza le due sponde. Per questo credo di poter dire la mia su alcune evoluzioni che non mi piacciono in entrambe le attività.

Centri estivi e pensieri sui nostri piccoli

Il gruppo 'Estate ragazzi' dell'oratorio di AostaTocca sempre stare un po' attenti su come certe evoluzioni si manifestino e cambino le cose e anche i nostri sguardi e le nostre considerazioni. L'unico antidoto contro il conservatorismo è prendere atto che i cambiamenti ci sono e bisogna capirli per evitare di finire ammuffiti in qualche angolo. Odio il passatismo che vive ancorato alle proprie convinzioni e lotta, talvolta con logiche senza senso, guardando al passato glorioso o a situazioni modificate in modo così netto da rendere ridicolo chi non si sforzi di capire dove viva oggi.
Sono molto incuriosito - e cercherò di dimostrare quanto non sia una cosa piccola piccola - dal pullulare di centri estivi per bambini e ragazzi letteralmente esplosi in quantità e tipologie: c'è davvero di tutto e ogni genitore deve districarsi in una selva difficile di offerte, tenendo beninteso sempre conto dei costi e dunque di quanto si deve sborsare.

Insulti, pettegolezzi e... Giustizia

La statua della Dea della giustizia nella 'Torre Campanaria' di VeneziaQuasi in continuità con certe riflessioni del passato volevo segnalare un articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" dal sempre acuto Pierluigi Battista, che si riferisce ad un malvezzo della Politica (e verrebbe da dire come specchio di un vizio che ormai ammorba la società intera) che ha sdoganato l'uso di termini troppo forti. Dice Battista: «Con l'abuso degli insulti, delle invettive, delle demonizzazioni che oggi domina incontrastato il vocabolario politico, dare del "lebbroso" ad un gruppo di avversari, come ha fatto il presidente francese Macron con i cosiddetti "populisti" nazionalisti, è stato un pessimo segnale. Le parole della politica hanno una storia nel Novecento: tragica e atroce. La metafora della lebbra, della terribile malattia che infetta e contagia è stata adoperata con dovizia da dittatori e tiranni che indicavano il nemico "che infestava", che "inquinava", che "contagiava". E' stata l'antipasto lessicale di una pratica che ha disegnato attorno al nemico da annientare i contorni della "sub-umanità". Il nemico politico come virus, batterio, microbo».

L'asse Baviera-Gressoney nel nome della birra

Le birre della KuhbacherQuando salgo nella Valle del Lys, specie a Gressoney-Saint-Jean così come a Gressoney-La-Trinité, mi sento "a casa" per varie ragioni. Una - visto che penso che nel nostro "dna" si portino vaghe tracce di memorie dei nostri antenati - è che ho una bisnonna walser, Ermine Caveri, nata De La Pierre Zumstein (ho l'albero genealogico di questa famiglia). La seconda è che da giovane ho passato momenti bellissimi lassù d'estate e d'inverno con amici gressonari, apprezzandone lo spirito e la simpatia. La terza è più politica: da deputato ho fatto modificare lo Statuto d'Autonomia a tutela del particolarismo linguistico e culturale dei Walser.
Per questo mi è capitato spesso di salire nella vallata per incontri e feste e l'occasione più divertente è sempre stata la "Bierfest" di Gressoney-Saint-Jean, nata all'inizio degli anni '80, occasione unica per fare bisboccia (anche troppa come capì una fiancata della mia auto nuova di zecca contro un guardrail quando ero da poco patentato).

La politica valdostana al bivio

I consiglieri regionali di MOUV' in AulaTrovo che un giorno o l'altro si dovrà ricopiare il modello di Trento e Bolzano/Bozen con la scelta di votare in ottobre per le elezioni regionali (da loro provinciali, perché da noi "Provincia" ha un significato anti-autonomista, da loro è il contrario!).
E' un'idea logica per almeno due ragioni. La prima è che il voto nella tarda primavera agevola l'astensionismo: chiunque abbia fatto la campagna elettorale scorsa ha scoperto "l'acqua calda", vale a dire che in molte stazioni turistiche le persone approfittano proprio di quel periodo per andarsene in vacanza e non c'è votazione che tenga. La seconda è che le trattative per formare i governi in periodo estivo sono ancora più difficili e avviene quel che avverrà: poche sedute consiliari e poi c'è il risucchio delle grandi vacanze. In autunno, al limitare dell'inverno, tutto sarebbe diverso nella partecipazione al voto e nell'avvio della Legislatura a ritmo serrato.

"Il faut cultiver notre jardin"

La bandiera europea, insieme a quella italiana e valdostana«Il faut cultiver notre jardin», scrive Voltaire in "Candide". Ricordo come nasce questa sua frase: sospettoso di utopie e di sistemi metafisici (se la prende con Leibniz e il suo ottimismo), il filosofo francese vi contrappone il realismo e la concretezza per ottenere - mica male nella nostra breve vita spesso tribolata - gioia e benessere. Non bisogna tuttavia, nel filo dei suoi pensieri, dipingere di rosa il mondo che ci attornia, perché il male nelle sue molte vesti esiste e lo constatiamo con tristezza in troppe occasioni.
Questo elogio della normalità contro un mondo perfetto inesistente nel suo meccanicismo è una chiave di lettura che mi ha sempre convinto. In verità nello stesso libro ci sono altri "jardin" che, ad esempio, rappresentano la cultura come elemento essenziale cui abbeverarsi e si quanto questo suo messaggio sia stato disatteso.

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