Da quando sono grandicello assisto ad una battaglia campale, anzi ad una guerra degna di quella "dei Cent'anni", che riguarda una parola brutta, ma largamente adoperata. Si tratta di "sburocratizzazione", derivata della ben più nota e datata "burocrazia", fotografata in poche righe dalla sapienza della "Treccani": "L'insieme di apparati e di persone al quale è affidata, a diversi livelli, l'amministrazione di uno Stato o anche di enti non statali. Sebbene si possano ritrovare elementi significativi di amministrazione burocratica in epoche remote e all'interno di svariate civiltà (antico Egitto, Impero cinese, Persia e India, Impero romano e bizantino) nella sua forma più compiuta, la burocrazia è un prodotto del processo di formazione dello Stato, iniziato in Europa nel 16esimo secolo e costituisce la risposta all'esigenza del sovrano di fondare il proprio potere su un ceto di funzionari alle sue dirette dipendenze. Il termine burocrazia fu coniato dall'economista francese Vincent de Gournay nella prima metà del 18esimo secolo proprio per stigmatizzare la potenza crescente dei funzionari pubblici nella vita politica e sociale, che configurava una vera e propria forma di "governo dei funzionari", fra l'altro del tutto inefficiente sul piano dell'amministrazione dello Stato. Negli usi successivi il termine ha in parte mantenuto questa originaria accezione negativa. Nello stesso tempo, tuttavia, la nozione di burocrazia è diventata una categoria cruciale delle scienze storiche, politiche e sociali".