April 2018

Le montagne sacre

Massimo CentiniFatti salvi gli auguri di rito, si può consigliare un libro per Pasqua? Certo è un approccio diverso dal solito, concentrati come siamo nella giornata fra momenti religiosi, tradizioni varie (quoto l'uovo di cioccolato e la colomba ripiena!) e magari qualche gita. Ma la proposta vale per riflettere su qualcosa di ben noto grazie alle pagine fitte di un volume.
Mi riferisco al legame stretto fra le montagne del mondo e, nel passato come nel presente, le religioni che hanno accompagnato l'uomo dall'antichità sino ad oggi. Tema ben noto a chi abbia seguito il dibattito sulle montagne nei diversi aspetti unificanti e non a caso, nel corso dell'Anno Internazionale delle Montagne 2002, questo versante mistico - profondo e radicato - fu uno degli aspetti più avvincenti da esplorare.
Ma leggendo "Montagne sacre: Storia, mistero e leggenda" di Massimo Centini (edizioni "Terra Santa") avrete sul tema una vastità di notizie che mai avevo visto raccolta tutta assieme.

L'Italia fu fra le Nazioni "cattive"

Il cimitero di 'Omaha Beach' in NormandiaMi dispiace per chi pensa che riesumare il passato sia un inutile anacronismo e che evocare gli eventi storici sia esercizio polveroso che puzza di naftalina. Io vivo nel mondo contemporaneo e guardo al futuro, ma questo non significa affatto negare il valore del tempo trascorso e dei suoi insegnamenti. Specie guardando ad una situazione in cui troppi italiani sono diventati come i lotofagi, i mangiatori di loto privi di memoria, che Ulisse incontra nell'Odissea. Il rimbambimento che ne consegue lo si vede ogni giorno e non solo da certi risultati delle urne, ma da quel senso generale di smemoratezza che fa pena e - per alcuni versi - persino paura.
Un tempo - per capirci - pensavo che, come contrappasso per i neofascisti in auge proprio per questo smarrimento che li fa tornare sulla scena, ci volesse un bel viaggio formativo, con spiegazioni dettagliate, sul funzionamento dei campi di sterminio, tipo l'agghiacciante e disumano Auschwitz.

Sui piaceri della tavola

La sala del 'Moulin quatre saisons'I piaceri della tavola sono un continuo salto ad ostacoli per chiunque li voglia coltivare in giusta misura e senza essere un crapulone. Tocca stare a dieta in lotta con le taglie, bisogna fare attenzione ai fondamentali delle analisi di sangue e urine, anche il portafoglio conta perché mangiare bene costa e bisogna essere attenti.
Insomma: neppure il più epicureo può essere un bon vivant in servizio permanente effettivo, dovendo tenere conto delle circostanze. In fondo la "gola" - uno dei "Vizi capitali" - è un peccato chiaro nell'indicare i rischi e, per contrasto, offre una retta via da imboccare (verbo adattissimo!). L'ingordigia, cioè l'abbandono e l'esagerazione ai piaceri della tavola, quando diventa perdita totale del senso della misura, azzera capacità di provare piacere reale per ciò che si sta gustando.

Jovanotti e la nostra vita

Jovanotti in concerto a TorinoChi l'avrebbe mai detto che, per una combinazione (ho regalato due biglietti a mio figlio Laurent, che non ha potuto andarci), mi sarei ritrovato ieri sera al concerto di Lorenzo Jovanotti al "Pala Alpitour" di Torino. Eppure andarci è stato come salire su una macchina del tempo - del genere "Ritorno al futuro" - e farsi trasportare indietro negli anni sull'onda dei ricordi.
Questo è avvenuto in mezzo a quindicimila persone con un insieme - suono, luci, scenografie ed uno sforzo fisico di Lorenzo sempre avanti indietro sul palco - di elevatissimo livello, come può essere una produzione importante, che non lascia nulla al caso. E si sa che mantenere una freschezza e un'immediatezza, ma con meccanismi in mano solidamente a professionisti, è la chiave del successo. La competenza conta sempre e penso che debba essere materia di insegnamento obbligatorio sin dalle scuole materne in un mondo nel quale tutti ormai ti spiegano cosa fare anche in materie di cui non sanno nulla.

I rebus della politica italiana

Il presidente Sergio Mattarella alla fine delle consultazioniPassano i decenni e la politica italiana, che pure penso di avere praticato e studiato, resta una grande incognita da capire, tipo la serie di problemi irrisolti in matematica. Purtroppo è sempre attuale la valutazione beffarda ed agra di Ennio Flaiano: «La situazione politica in Italia è grave ma non è seria». Non suoni come un paradosso, ma neppure come una giustificazione che nello "Stellone" della Repubblica vede sempre una soluzione possibile in una specie di versione laica di «In šāʾ Allāh» (in arabo «إن شاء الله‎»), termine che significa, com'è noto, «Se Dio lo vuole».
Meglio essere più cauti che speranzosi e non leggere troppo le articolesse di politica sui giornali e gli editoriali che sulla prima pagina danno un colpo al cerchio e uno alla botte, a conferma che il "cerchiobottismo", più del già citato Stellone, dovrebbe assurgere a simbolo dei tempi.

Martin Luther King, il sogno e le montagne

Il monumento di Martin Luther King nel memorial al Parlare in pubblico mi piace. Credo che ci sia una vocazione nel farlo, ma poi conta anche l'esercizio e una determinazione finale: se si vuole essere efficaci bisogna parlare a braccio e questo può avvenire - se non si usano aggeggi come il "gobbo elettronico", su cui si legge il testo fingendo speditezza e spontaneità - a condizione di conoscere l'argomento di cui bisogna parlare.
Certo le cose sono molto cambiate nel volgere di pochi anni. Appartengo alla generazione dei politici che, nel corso di comizi o di celebrazioni, ha avuto ancora la possibilità di parlare nelle piazze, oggi esercizio sempre più raro. Ma anche i comizi nei teatri od in grandi sale si sono rarefatti ed esiste un'evidente influenza dei media sui comportamenti.

La vita è mia

Marco Cappato con dj FaboLa notizia, tratta dal "Fatto quotidiano", era così efficacemente riassunta: "Marco Cappato lottò per la dignità di dj Fabo o commise un reato? E' quanto deve stabilire la Consulta, a cui sono stati trasmessi gli atti del processo affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano nel procedimento contro l'esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, imputato per la morte di Fabiano Antoniani, 40 anni, noto come "dj Fabo", in una clinica svizzera col suicidio assistito il 27 febbraio 2017, a due anni e otto mesi dall'incidente in auto che lo ha reso cieco e tetraplegico. In un passaggio dell'ordinanza letta per oltre un'ora dalla Corte d'Assise di Milano, è sottolineato chiaramente che all'individuo va "riconosciuta la libertà" di decidere "come e quando morire" in forza di principi costituzionali. Per i giudici, Marco Cappato non ha rafforzato il proposito suicidiario e la parte della norma che punisce l'agevolazione al suicidio senza influenza sulla volontà dell'altra persona è costituzionalmente illegittima. Due, nella fattispecie, i profili di incostituzionalità: l'equiparazione tra aiuto e istigazione al suicidio (articolo 580 del codice penale) e la conseguente sproporzione della condanna per l'aiuto al suicidio (dai 6 ai 12 anni, come per l'istigazione)".

La Catalogna e il silenzio degli intellettuali

Il silenzio sulla Catalogna è una vergogna per l'Europa e lo è per quella marea di intellettuali europei che sono pronti - ad ogni piè sospinto - a formare appelli per qualunque cosa, spesso anche per cause che, a bocce ferme, si dimostrate cause perse, se non sbagliate. Invece sui fatti gravissimi di Barcellona in troppi, spesso verbosi per fatti distanti, sono stati zitti o hanno persino ciecamente sposato le tesi inqualificabili di Madrid e della sua sterzata liberticida.
Per questo ho letto con interesse e condivisione quanto scritto sul quotidiano belga "Le Soir" dal filosofo Daniel Salvatore Shiffer.
Ecco un pezzo del suo editoriale, che ricorda all'inizio dell'arresto in Germania di Carles Pudgemont, già Presidente catalano, derivante dal mandato di cattura internazionale, già sgonfiato dai giudici tedeschi che negano l'esistenza del reato di ribellione, non essendoci stata violenza nella scelta indipendentista: «Certes ne nous appartient-il pas de nous immiscer dans les affaires internes d'un pays souverain - l'Espagne, en l'occurrence - ni de nous prononcer donc sur l'indépendance, ou non, de l'une de ses régions, la Catalogne précisément. Je serais même plutôt enclin à plaider, en ce qui me concerne, pour un pays unifié».

La polemica sul veganismo

L'articolo contro il veganesimo su 'Libération'Presentiamo anzitutto i tre pezzi da novanta: Paul Ariès autore di "Une histoire politique de l'alimentation du Paléolithique à nos jours" (Max Milo, 2017), Frédéric Denhez autore di "Le Bio, au risque de se perdre" (Buchet-Chastel, 2018) e Jocelyne Porcher, autore di "Encore carnivores demain?" (Quae, 2017), scritto insieme a Olivier Néron de Surgy.
Sono loro, alcune settimane fa, ad aver attaccato il "veganesimo" - cioè chi segue una dieta esclusivamente vegetale e rifiuta di adoperare nella vita quanto derivato dagli animali - sulle colonne del quotidiano francese "Libération". La reazione dei vegani è stata ferocissima e ha trascinato la polemica fino ad oggi.
Personalmente penso che ognuno possa fare quel che vuole, anche se si tratta di un regime alimentare estremo e chi lo applica sui figli deve fare molta attenzione, sia per i rischi di indottrinamento (e ciò vale per tutte le ideologie inculcate ai bambini dai genitori) che per i pericoli fisici che possono essere molto gravi, specie nella prima infanzia, mentre sui neonati è un reato penale.

Questa è la primavera

Nuvoloni primaverili ad AostaSarà l'ossessione imperante da "app" meteo, che non ha nulla a che fare con le previsioni d'antan alla Edmondo Bernacca, che avevano una cadenza serale e di breve respiro e di straordinaria umanità, ma oggi, infatti, i siti specializzati - nel Paese in cui l'ufficialità è ancora incredibilmente in parte in mano all'Aeronautica Militare - si moltiplicano a dismisura. E con essi si moltiplicano notizie che si evolvono anche sul breve, ma soprattutto si spingono così in là da rendere dubbio ogni reale fondamento scientifico. Certo, è che guardare come sarà il tempo è una delle ossessioni contemporanee, ma il tema si afferma come uno dei contorni della nostra esistenza.

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