March 2018

L'Europa nel mirino

La vedo dura per chi, in Italia, cerca di difendere l'Europa. Non questa Unione in particolare, che so bene essere piena di falle, ma il processo di integrazione europea, che qualcuno vorrebbe bloccare. Manca il passaggio per capire che cosa dovrebbe essere: in Italia il maggior pacchetto di voti li hanno presi gli anti europeisti, che vagano sul tema in un vuoto culturale, fatto di slogan e di gran cavalcate di paure e incazzature.
Si chiama, anche se gli interessati nicchiano, "populismo" è proprio l'indeterminatezza dei piani futuri spaventa non solo i partner europei e Bruxelles, ma dovrebbero essere preoccupati gli italiani in lizza per una retrocessione.
Una "serie B" europea che potrebbe farci molto male, ma chi orchestra queste mosse ha saputo amplificare difetti e pucciare il biscotto nei disagi ed ha cavalcato l'onda, dando l'idea che senza Europa si decollerà.
Chapeau a loro e stupidi noi europeisti, che abbiamo ceduto alla marea nera, incapaci di spiegare che questo porterà lacrime e soprattutto sangue. D'altra parte alcuni vincitori guardano - roba da incubo - al rinominato zar Vladimir Putin, pericoloso dittatore, nato come spia del "Kgb", un nome e una garanzia.

La Catalogna segno dei tempi

Carles Puigdemont durante una manifestazione a BruxellesNon capirò niente di politica ma a me questa storia della differenza politica enorme fra Nord al centrodestra con Lega sugli altari e Sud pentastellato nelle elezioni politiche, nel gran pasticcio delle vicende italiane, accende qualche lampadina. Noi ci siamo abituati a tutto e al contrario di tutto, ma un commentatore politico estone, filippino, ecuadoriano o del Senegal che ci guardi da fuori si può chiedere legittimamente: «come fa l'Italia così diversa politicamente, trasformatasi in due blocchi separati, a stare assieme?»
E ancora si potrebbero domandare: «quando il Sud italiano votava partiti come la vecchia Democrazia Cristiana o il Partito socialista italiano oppure - che so - Forza Italia si diceva che le diverse mafie facevano votare lì, ora che stravince il "Movimento Cinque Stelle" nelle stesse circoscrizioni siamo davvero ad una ribellione popolare oppure, senza nulla togliere al risultato, può esserci qualche sospetto da "gatta ci cova"?».

La strana storia di Valtur

Il resort 'Valtur' di PilaTrovo una breve dell'ottobre del 1971: "L'amministratore delegato della "Società Pila", Lorenzo Ferretti, illustra il programma della nuova società "Alpila". Il programma prevede la costruzione, nella conca di Pila, di alberghi, strutture para-alberghiere e residenziali per complessivi 5.000 posti letto, con cinquanta chilometri di piste per lo sci. Il costo degli investimenti è valutato in 18 miliardi di lire. I principali azionisti della "Alpila" sono la "Fiat", la "Banca San Paolo", la "Cassa di Risparmio di Torino", la Regione Valle d'Aosta; vi sono anche alcuni azionisti francesi".
Il mio vecchio amico Laurent, mancato da alcuni anni, per questa scelta di una stazione alla francese - partorita in primis dal grande architetto francese Laurent Chappis, uno dei fautori delle stazioni "ski total" - ruppe l'amicizia con mio zio Séverin Caveri, che lamentava questa scelta di cementificazione, di una costruzione "artificiale" che in inquinasse la straordinaria conca.

«Vieni avanti, cretino!»

Walter Chiari e Carlo CampaniniChissà se vale ormai l'impressione che l'approfondimento delle cose sia per molti un delitto. Quando discutiamo, con chi condivide la passione per la politica, di come esprimere nei programmi futuri le proprie idee e speranze ci si arena su di un punto nodale: come rendere rapido il messaggio, semplificarlo al massimo, per colpire in fretta, senza che ogni contenuto venga a noia.
Un modo per ammettere - ed io faccio ammenda per la mia lunghezza di questi interventi quotidiani - che rischiamo di cadere in basso non solo per la propensione alla brevità, che potrebbe essere persino un pregio, ma dallo svettare dei rischi della mediocrità e di quanto peggio ancora, di cui vorrei parlarvi.

Spiati dal Web

Le impostazioni di privacy di 'Facebook'Scoprire l'acqua calda. Così mi vien da pensare di fronte alle rivelazioni del sistema di "Facebook" o di società ad esso collegate di controllo minuto dei propri utenti con l'utilizzo dei dati personali e profilatura usata a vari scopi, compresi usi politici attraverso la diffusione di materiale che agisca in modo persuasivo. Chi si stupisce non so se viva nel mondo reale o chissà dove, pensando poi al fatto che nella politica il cinismo per raccogliere voti non è una novità e la comunicazione politica se ne alimenta.
Così i diversi strumenti che usiamo sul Web, in parte interconnessi per le proprietà concentrate che già agitano le "Autorità per la Concorrenza" ai diversi livelli, utilizzano da sempre sistemi autorizzativi ad ampio spettro e che ci fosse qualche zona grigia e comportamenti borderline era evidente anche al più sprovveduto degli utenti. Siamo spiati, controllati, venduti, programmati e via di questo passo e le difese restano davvero di cartapesta.

Cuore di papà e la concorrenza

Alexis sugli sciL'altro giorno, a bordo pista, ho seguito con trepidazione la discesa del mio ultimogenito - il simpatico e chiacchierino Alexis - il più piccolo del suo corso nella gara di chiusura della stagione. Come un razzetto è stato vincitore assoluto ed il cuore di papà si è allargato a dismisura, impressionato anche dal fatto che lui sia passato dallo spazzaneve agli sci uniti in poche settimane. Quando scia con me, ormai anche sulla "nera" più ripida, non me lo scollo dalle code.
Non avrei mai pensato - quando ricordo il mio di papà - quante tempeste ci potessero essere nell'animo dei genitori quando pensano ai propri figli e ne osservano la crescita, che come sabbia in una clessidra significa purtroppo il proprio invecchiamento. Ma questa è la catena della vita e non si ferma: ognuno di noi lascia in loro non solo un pezzo di "dna", ma anche parte della nostra formazione culturale e delle nostre caratteristiche umane, buone e cattive. Per altro la paternità, rispetto alla maternità, è una strana bestia, che cambia nel tempo con l'evoluzione dei costumi.

Il futuro dell'area autonomista

Un vaso rottoAnche a me piacerebbe vivere nel migliore dei mondi possibili. Ci sono giornate in cui - come tutti - mi domando perché ciò non avvenga e tra l'altro, per chi abbia figli ed immagino per chi abbia nipoti, certi pensieri non sono solo di fronte ad uno specchio, ma si fanno assillanti guardando loro e immaginando, fra tante incertezze e inquietudini, quale potrà essere il loro futuro.
Così, di questi tempi, nel minuscolo della politica valdostana, interloquendo con persone varie ed a differenti livelli di conoscenza dei meccanismi istituzionali e dei rapporti politici e delle loro evoluzioni, mi ritrovo spesso con qualcuno che mi chiede: «Ma perché non vi rimettete tutti assieme?».

Da una strage la libertà d'informazione

Romaine Jean ad Aosta con François SteveninDal male può generare il bene? Si tratta di un interrogativo vecchio quanto il mondo e diventa ancora più drammatico per chi, come me, è figlio del Novecento e aveva coltivato la speranza per ora largamente disillusa che questo nuovo Millennio sarebbe stato meno carico di orrori e di dolori che l'umanità infligge a sé stessa con una logica distruttiva inesauribile. E invece l'odio si presenta con volti sempre nuovi e l'efferatezza di cui sa vestirsi il Male stupisce e addolora.
Facciamo un passo indietro: ciò riguarda la strage che avvenne in Rwanda all'inizio degli anni Novanta per la scelta criminale dell'etnia hutu contro i "nemici" di etnia tutsi.
Uno dei testimoni e cronisti del genocidio fu Philippe Dahinden, giornalista svizzero, che scopre - oltre alla ferocia delle stragi - la forza nel fomentare l'odio della "Radio Libera Mille Colline", fondata nel giugno 1993 dalla "Coalizione per la Difesa della Repubblica - Cdr", la corrente estremista "Hutu Power" all'interno del Governo, creata dalla first lady Agathe Habyariamana.

L'eroe e l'antieroe

Arnaud BeltramePenso sempre a quanto sia difficile decriptare la realtà e formarsi un'opinione che non sia frutto dei nostri pregiudizi e di quel castello di convinzioni in cui talvolta ci chiudiamo. Ogni appello alla ragione si fonda sulla nostra capacità di non inforcare gli occhiali dell'ideologia, che non vuol dire affatto non avere idee e convinzioni, ma sottoponendole sempre a verifiche per non trasformarci in ebeti o robottini, che finiscono per non ragionare più, come invece è necessario fare, con la propria testa. Anche con il rischio - che pure esiste sempre - di sbagliare per la nostra fallibilità. Ma è meglio questo piuttosto che affondare nel conformismo.
Odio la retorica in generale e ancora di più quando ruota attorno alla Guerra e diventa un'ode all'esaltazione bellicista, fatta di toni che celebrano morte e distruzione. Solo il buonsenso serve a spogliare i fatti di orpelli inutili e pericolosi e ci consente di venire al punto e ci aiuta a distinguere le cose.

Europa, se ci sei batti un colpo

«Europa, se ci sei batti un colpo!». Così il mio amico occitano, Mariano Allocco, con cui commentiamo da mesi la questione catalana, attacca sin dal titolo una vicenda su cui ci scambiamo da mesi dei pensieri. Lui più pessimista, io più ottimista.
Temo avesse ragione lui sul ruolo rinunciatario dell'Europa, se non apertamente repressivo sulla linea di una Spagna che ha il volto più franchista che democratico.
Ciò vale anche per gli Stati che tacciono sull'accusa di "ribellione" verso indipendentisti non violenti per natura e per scelta politica. Così i tedeschi, esecutori del mandato di cattura internazionale, hanno incarcerato - come avvenuto a Barcellona per decine di esponenti e militanti - quell'ex Presidente Carles Puidgemont, che ha sempre agito alla luce del sole con procedure democratiche.
Una vergogna che indigna e preoccupa e che segna un solco profondo.

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