March 2018

Costruire o piantare?

Le storiche cinquanta lireAppaiono ogni tanto pensieri strampalati nell'affrontare la realtà, che può piacerci o meno, ma ci tocca vivere senza stare sulle nuvolette. Il grande Charlie Chaplin osservava con acume: «Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un'opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca priva di applausi».
Gli inni nazionali affondano le loro radici nelle diverse storie patrie e il tono è quasi sempre celebrativo, retorico e persino guerresco.
Il più antico resta quello inglese, in uso dal 1744: «O Signore, nostro Dio, sorgi, disperdi i suoi nemici, e falli crollare. Confondi i loro intrighi, ostacola le loro manovre disoneste, in te riponiamo le nostre speranze, Dio salvi tutti noi». E naturalmente «salvi la Regina», che ha seppellito tutti i suoi coetanei...

Almeno una Université d'été!

Sono ufficialmente un disco rotto. Come capitava con il vinile quando la puntina si impuntava ripetendo il pezzo di motivo all'infinito.
Eppure se torno su certi punti lo faccio ritenendo che il chiodo vada piantato in profondità.
Ennio Flaiano, caustico com'era, diceva: «I nomi collettivi servono a fare confusione. "Popolo, pubblico..." Un bel giorno ti accorgi che siamo noi; invece credevi che fossero gli altri».
Ben detto, direi perché i valdostani non sono un'entità astratta ma persone ciascuna con la propria personalità e non sono neppure individui cui fare l'esame del DNA per scoprire la loro esatta origine o di cui studiare una supposta purezza derivante da albero genealogico.
Anzi anche una piccola comunità come la nostra non deve temere le diversità e farne ricchezza.

Un vero messaggio in bottiglia

L'antico monumento ai Caduti di Saint-VincentQualche giorno fa, per puro artificio come stimolo rispetto alla realtà cupa di questi tempi, avevo inventato il ritrovamento di un messaggio in bottiglia nascosto dai membri del primo Consiglio Valle del 1946: era, nelle mie intenzioni, un'invenzione come stimolo morale, un «Soyez dignes de nous», che suonasse come un grido dal passato, che echeggiasse nelle nostre orecchie. Per altro la conoscenza della storia valdostana, se non fosse negletta nella formazione politica, è esattamente questo: un cammino lungo e tortuoso per il riconoscimento di una piccola comunità in continua evoluzione, che ha sempre subito - con alti e bassi - non solo le scelte condizionanti esterne, ma anche la qualità e l'avvedutezza delle scelte interne. Momenti d'oro e clamorosi tonfi restano marcati sui calendari come testimonianza di errori altrui e pure nostri, quando - a certi crocicchi - si sono prese direzioni dimostratesi errate.

L'odio in politica

Puffo Brontolone, che odia tante cose...Ho attraversato molti anni di politica, prima come giornalista, poi come eletto a diversi ruoli e oggi come appassionato con esperienza annessa. Molto è cambiato e non sono un "laudator temporis acti", perché la nostalgia rischia di rendere sfavillanti i ricordi e rendere meno vivide certe asprezze che risultano attenuate dalla memoria. Tuttavia ci sono questioni talmente evidenti da superare questa impasse e da metterci di fronte a novità che cambiano certi scenari.
Ho visto nel tempo il lento degradarsi dei rapporti in politica e il venir meno, fra cattiverie e volgarità, di quel fondo di rispetto reciproco che non è solo bon ton o galateo istituzionale, ma riguarda la qualità necessaria nei rapporti umani, in cui anche il peggior politico - anche quello che più ci irrita e ci scandalizza - non è un nemico da insultare o un oggetto da killeraggio.

Le tappe del tempo perso

Ad Aosta c'è chi si prepara...Ognuno fissa la crisi profonda della Politica valdostana a seconda delle proprie convenienze e ciascuno, me compreso, è libero - a torto o a ragione - di ritenere di essere fuori dal fango. Ma, si sa, con un'immagine non molto lieve e da usare lontano dei pasti, di come "la merda nel ventilatore" sporchi tutto e tutti senza discernimento, come avviene con quei bidoni con schizzo, quando sono in azione, tirati dietro i trattori per concimare i prati.
Eppure un punto ed a capo sarebbe prezioso per chi vuole ragionarci sopra e, si sa, più si avvicinano le elezioni regionali e meno si riescono a trovare momenti di discussione pacati.
La ragione è semplice: è ovvio che qualunque forza politica, anche quando dice pubblicamente il contrario con grandi aperture al "cambiamento" (messo tra virgolette per l'evidente abuso del termine), in questa fase mira al sodo e cioè a massimizzare i propri risultati. Soprattutto se la sbarra del 42 per cento, da raggiungere per avere un premio di maggioranza per le possibili coalizioni, risulta allo stato inarrivabile e dunque si dovrà ragionare con coalizioni, in parte post voto, basate sugli esiti con un sistema proporzionale con sbarramento.

Fantasmi degli anni di piombo

Alessandro PerissinottoE' triste constatarlo, ma la verità è che l'uso del Web - che ti permette di scartabellare in una specie di "Zibaldone" autoprodotto, saltando di palo in frasca - mi rende meno concentrato sulla lettura, rispetto a quanto avveniva in passato. Per cui devo essere più disciplinato per la lettura dei libri per evitare di piombare in una sorta di analfabetismo di ritorno.
Per cui mi capita di scaricare sul mio e-reader qualche volume che poi, inghiottito da altri acquisti, langue sul mio dispositivo. E' il caso di un autore che mi piace molto e che ho avuto occasione di conoscere di persona, durante una presentazione di un suo romanzo. Mi riferisco allo scrittore torinese Alessandro Perissinotto, autore di "noir" (o, se preferite, "polizieschi"), ma anche di saggi su Internet e multimedialità, che derivano dal lavoro di docente universitario.

Contro i "tentenna"

Una litografia che ritrae Carlo Alberto di Savoia a cavalloIl Re Tentenna, è - per evidenza storica - Carlo Alberto di Savoia, così come inchiodato alle sue responsabilità e da quel suo essere politicamente ondivago. Definizione che deriva da una poesia satirica composta da Domenico Carbone nel 1847, che non sto a pubblicare perché lunga e complessa, ma di certo quest'opera - che circolò di nascosto per la sua intrinseca e rischiosa vis polemica - colpì il sovrano sotto la cintura con la diffusione che valse l'esilio per chi la scrisse.
L'autore - cui si deve l'universalità successiva del termine "tentenna" da allora fino ad oggi - era uno scrittore e patriota piemontese di Carbonara Scrivia. In sostanza attaccò il Re di Sardegna (cui seguiva una sfilza di altri titoli) a causa delle sue incertezze nel concedere le riforme richieste a gran voce dai moti liberali del tempo.

Macroregione all'orizzonte?

L'ingresso della Corte dei conti ad AostaL'Autonomia cammina su due gambe e bisogna che entrambe funzionino per stare in piedi: la prima deriva da quell'impasto che - a vario titolo - individua le ragioni della specialità, senza le quali neppure sarebbe nata una Regione autonoma e che non hanno solo motivazioni politiche nude e crude, ma quella ragioni "economiche, geografiche e linguistiche" scritte nel primo Decreto luogotenenziale del 1945 e nel senso comune di appartenenza, che pure non è più quello di allora.
C'è quella bella canzone, "Todo cambia", del cantante e autore cileno Julio Numhauser, che recita:
«Cambia ciò che è superficiale
e anche ciò che è profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo»
.

L'uomo e gli animali

Un cane a spasso in un passegginoHo sempre detto come il "politicamente corretto" non significhi affatto, stravolgendone l'uso, esaminare avvenimenti e problemi con schemi imposti o preconfezionati che diano un risultato automatico. Bisogna sempre preservare uno spazio critico fatto di razionalità e va mantenuta una sfera pubblica in cui sia ancora possibile discutere differenti interpretazioni della realtà. Non bisogna essere obbligati a mettersi in uniforme in riga per due, adeguandosi ad una sorta di "pensiero unico", mentre va sempre salvaguardato il frutto dei propri ragionamenti.
Questo vale per piccole cose quotidiane, ma anche per le grande questioni che ci capitano fra capo e collo.
Il caso odierno è la lenta ma costante logica di irregimentazione nel rapporto antico se non primordiale fra il mondo umano e quello animale, nel verso appunto del "politically correct".

Tipo la "ciucca triste"

Cagnolino ubriaco?Vien voglia di partire - come location - da un tavolo di osteria o dal divano di una discoteca o dal bancone di un palchetto, in uno di quei déjà-vu che molti di noi hanno in mente. La vita è fatta di flash che tornano alla memoria in determinate circostanze.
La "ciucca triste" - per entrare nel soggetto, prendendolo da distante - è uno stato d'animo. Mi è capitato di sopportare amici o amiche disperatamente precipitati nei loro bicchieri di alcol. Il gioco delle parti sta nel tentativo di farli risalire dal precipizio con aspetti consolatori, ma appena credi di esserci riuscito ti accorgi di come ripiombino con destrezza nel loro spleen.
Lo diceva persino Sigmund Freud: «Sotto l'effetto dell'alcol l'adulto ritorna un bambino, che prova il piacere di pensare liberamente come vuole senza dover fare attenzione alla costrizione della logica». Per cui ci sta anche il piagnisteo.

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