January 2018

Je ne sais quoi

Luigi TencoCi sono giorni in cui si ha voglia di evadere dalla prigione della quotidianità. Non sono contro la routine, che ha un suo perché, ma certo il rischio della ripetitività è un veleno che può agire con piccole ma letali dosi quotidiane. Ricordo quella bella canzone di Luigi Tenco, che certo non era espressione - si sa com'è finita - di "joie de vivre":
«Un giorno dopo l'altro, il tempo se ne va, le strade sempre uguali, le stesse case.
Un giorno dopo l'altro, e tutto è come prima, un passo dopo l'altro, la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano, quell'avvenire che avevano sognato, ma i sogni sono ancora sogni,
e l'avvenire è ormai quasi passato»
.
Per questo credo, per contrastare certe cupezze, che sia bene ogni tanto pensare a qualcosa di apparentemente sganciato da ogni fatto quotidiano. Per questo spariglio e segnalo quanto sia molto bello in francese l'uso di quell'espressione «je ne sais quoi» e mi permetto di dire che l'uso in italiano di «quel certo non so che» non ha proprio uno stesso esatto impiego.

Contro l'obsolescenza programmata

Un vecchio 'iPad' prima serie, abbandonato da 'Apple' ad una quasi inutile versione di 'iOs'Credo che sia capitato a tutti di riflettere sulla durata assai sospetta di alcuni elettrodomestici e di prodotti dell'elettronica, come se ci fosse a monte una sorta di predeterminata fine corsa.
A casa nostra abbiamo notato la singolare moria, guarda il caso sempre concomitante con la scadenza della garanzia, di forni da cucina, lavatrici, lavastoviglie. Per non dire, caso eclatante, delle cartucce delle stampanti a fronte di costi di acquisto elevatissimi, che fanno capire perché la stampante in sé costi poco: il guadagno è nel rapido esaurimento degli inchiostri. Per non dire dei telefonini: il caso della "Apple" è in via di accertamento, ma è vero che - superati alcuni modelli - gli aggiornamenti spariscono, per cui l'"iPad" diventa inutilizzabile e - pensa la combinazione - si "inciucca" un vecchio telefonino in concomitanza con l'uscita dei nuovi modelli.

Comportamenti fra Politica e Storia

Un'antica scritta fascista, in Val d'Ayas, che resiste al passaggio del tempoOgnuno di noi è il prodotto di diversi elementi: ci sono quelli genetici, che ci derivano dalla progenie dei nostri genitori, ci sono poi gli aspetti di apprendimento culturale e quelli derivanti dall'educazione che ci forgiano e naturalmente ci sono poi caratteristiche tutte nostre, direi caratteriali e conseguenze su di noi della vita, che indirizzano - nel bene e nel male - il nostro modo di essere nel suo complesso. Un insieme che dimostra la straordinaria unicità della persona su cui tanti filosofi del passato hanno ragionato e solo la futura invadenza dell'intelligenza artificiale pone, sin da oggi, seri problemi su quanto ciò inciderà sull'umanità che verrà.

La forza dei musei industriali

Le bottiglie della 'Heineken' brandizzate 'Caveri'I musei industriali mi piacciono moltissimo, perché sono uno specchio importante di realtà produttive, specie se viventi e come tali non solo rievocative del passato, ma ben presenti sul mercato. Quando mi capita di poterne visitare qualcuno lo faccio sempre volentieri.
L'ultimo della serie, visto ad Amsterdam, è il museo della "Heineken", il gran gruppo multinazionale di birra, che ha una stabilimento - con un impianto nuovo di zecca per le lattine - da noi in Valle, a Pollein sul, tracce di un'antica produzione locale, legata in particolare alle tradizioni dei walser (rimasta, con la famiglia Beck Peccoz ramo germanico, nel marchio tedesco "Kübacher").

La campagna #aboliamoqualcosa

L'hashtag '#aboliamoqualcosa'Mi ha molto divertito la campagna #aboliamoqualcosa, lanciata sui "social" dopo l'affermarsi - nella campagna elettorale delle Politiche già calda ma destinata a diventare incandescente - di una tendenza non nuovissima, ma lo è per la risonanza data al fenomeno.
Mi spiego: più che dire, nei rispettivi programmi, quanto si intende fare in proprio, presentando ai cittadini elettori il da farsi, la logica che pare affermarsi in Italia è quella di annunciare lo smantellamento di quanto fatto dagli altri, che sia la "riforma Fornero" sulle pensioni, il "Jobs act" sul lavoro, l'obbligo vaccinale e via di questo passo. Il tutto - lo dico incidentalmente - avvolto da quelle rete fittissima nota come "par condicio", che rende la comunicazione politica quasi impossibile, costringendo l'informazione a ragionare con i misurini. Per altro va ricordato che, a parte i collegi uninominali, in Italia una buona parte degli eletti saranno predeterminati dalla posizione in cui saranno messi dai partiti nella parte proporzionale, e questo certo non incita alla partecipazione.

Storia: quando esplose il ponte di Ivrea

Amos Messori ai tempi della ResistenzaLa prossima settimana a Ivrea ci sarà una giornata di lutto cittadino per ricordare il partigiano Amos Messori, nome di battaglia "D'Artagnan", classe 1922, ultimo superstite di un gruppo di Giustizia e Libertà che fece saltare il ponte ferroviario di Ivrea sulla Dora Baltea. Era il 24 dicembre del 1944 e questa azione salvò la città da un bombardamento alleato.
Lo stesso D'Artagnan ricostruì anni fa con un linguaggio semplice - e trovo interessante proporne la lettura - la dinamica dei fatti, ricordando il ruolo del Comandante della banda, Mario Pelizzari, noto come "Alimiro": «La "Cogne" di Aosta produceva per la Germania: siluri, bombe anticarro, canne da cannone, ed altro materiale bellico, per un quantitativo di circa 1.300 quintali giornalieri. E' questa produzione che dobbiamo riuscire a disturbare con azioni di sabotaggio».

"Fin che la barca va..."

Orietta Berti al 'Disco per l'estate' 1970 insieme agli altri partecipantiIl candidato premier del "Movimento Cinque Stelle", Luigi Di Maio, nel suo tour elettorale per le Politiche - anche se in Italia il premierato non esiste ed in Valle, oltretutto, vi è un sistema uninominale slegato dal proporzionale - è arrivato anche da noi. L'ho considerato, benché fugace, un segno di attenzione.
Mi ha molto divertito che abbia postato un video, nel trasferimento verso Aosta, in cui ascolta in auto il brano della mitica Orietta Berti, "Fin che la barca va". Come mai? Perché giorni fa l'Orietta nazionale, da sempre citata per la sua fedeltà verso il famoso marito Osvaldo, è stata trasgressiva nel dire a "Un giorno da pecora" su "Radio1", che voterà "Cinque Stelle", con apprezzamenti in particolare proprio per Di Maio, ammirato anche per la sua... bellezza.
Apriti cielo! Esponenti del Partito Democratico hanno ritenuto questa sua dichiarazione lesiva di norme della "par condicio", come se la Berti fosse chissà quale esponente di spicco... Massimo Giannini ha giustamente ironizzato, scrivendo «Il PD trasforma #OriettaBerti in Rosa Luxemburg. Se ti fa paura "Finché la barca va" non puoi che affondare».

«Razza bianca»

Attilio FontanaAttilio Fontana, candidato leghista del centrodestra alla Presidenza della Regione Lombardia, ha usato in un suo intervento a "Radio Padania" sull'immigrazione l'espressione «razza bianca», da lui considerata «a rischio» per via delle ondate migratorie. Esplosa la polemica, ha cercato di dire che si trattava di un lapsus e talvolta il taccone risulta peggio del buco.
Ma in realtà quanto avvenuto dimostra, nella schiettezza di questa sua dichiarazione, come la Lega sia in una trentina d'anni cambiata profondamente e il famoso federalismo abbia ceduto il passo ad un embrassons-nous con elementi dell'estrema destra in Italia ed in Europa. Nulla ormai è come prima e non a caso il tema migranti è diventato il cavallo di battaglia, considerato di massimo impatto e più si è rozzi e più si titilla una parte degli elettori.

I limiti della rivoluzione digitale

Sono un tifoso della rivoluzione digitale, anche se appartengo alla generazione della carta.
Il massimo della tecnologia, quando ho cominciato a fare il giornalista, era la macchina da scrivere elettrica, meno faticosa di quella meccanica. Ricordo bene le telescriventi del tempo che fu che battevano le notizie d'agenzia e la prima volta che ho visto, con la carta chimica che si arrotolava, il miracolo del fax con un foglio che - tipo "Star Trek" - entrava da una parte ed usciva a chilometri di distanza.
Per chi faceva radio si lavorava sul nastro, tagliando sospiri e parole con le forbici e rimettendo assieme il discorso con un pezzo di nastro adesivo. In televisione si viaggiava con la logica, sempre su nastro ("Ampex"), del riversamento. Poi piano piano la digitalizzazione ha creato una traccia vocale e tracce video, rendendo tutto molto diverso.

Le ambiguità dei monopoli nascosti

Lo svincolo dell'autostrada 'A5' a QuartLe soluzioni dei problemi in politica - come nel resto - possono essere spesso complicate e buona regola è rivelarle solo a cose fatte, perché gli "effetti annuncio" - che pure serviranno sotto il profilo del consenso - nascondono trappole, qualora gli esiti finali non risultassero quelli anticipati. Un vero campo minato, nell'interlocuzione politica, è il settore dei trasporti.
Marco Ponti insegna economia dei trasporti, prima lo ha fatto a Venezia ed ora è al Politecnico di Milano. Scrive sempre articoli lucidi, utili anche per chi non sia un addetto ai lavori. Di recente ha pubblicato su lavoce.info un articolo molto sintetico e significativo sulle anomalie nel settore dei trasporti, di cui vorrei trarre alcune parti, perché lo trovo assai interessante per le ricadute che questa situazione ha anche su una piccola realtà come la nostra.

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