December 2017

Séverin Caveri: un doppio anniversario

Séverin Caveri in Consiglio Valle con Mario Andrione e Maria Ida ViglinoSéverin Caveri morì quarant'anni fa: era stato uno dei grandi protagonisti della valdostana. Non spetta ad un nipote, che ha cercato di fare anche lui il suo lavoro in politica, dire quanto sia stata brillante la sua stella con momenti di gloria e anche di difficoltà. Compreso - lo dico sommessamente - un certo oblio, che è stato certamente ingiusto pensando alla sua levatura ed all'apporto fondamentale che ha dato alla costruzione dell'autonomia valdostana.
Pensavo a come questo anniversario si incroci, nei medesimi giorni, con l'approvazione il 22 dicembre del 1947 della Costituzione e anche di quell'articolo - il 116 della Costituzione - che diede alla Valle d'Aosta lo status di Regione autonoma, cui seguì all'inizio dell'anno successivo lo Statuto.

Vocabolarietto di Natale (parte prima)

Babbo Natale pronto a partireEcco che manca davvero poco: fossi un telecronista sportivo potrei dire, con enfasi, che siamo all'ultimo chilometro prima dello striscione d'arrivo del Natale. Confesso che l'attesa la trovo piuttosto divertente e in fondo è come una sorta di anestetico che ti fa sparire per un attimo l'incubo dei problemi da risolvere. Poi un bambino ancora piccolo ti "costringe" - lo dico con simpatia - ad alimentare molto la mitologia del Natale, che scalda i cuori loro e nostri di genitori.
Mi sento in grado di stilare una sorta di vocabolarietto semiserio sul Natale con qualche titubanza sulle precedenze.

Davvero un Natale di Pace?

L'altro giorno mia figlia Eugénie - si parlava di letterine di Natale - mi dice: «Ti ricordi quando alla fine di una lettera avevo chiesto da piccola la Pace nel mondo?». Era come dire, essendo ormai ventenne, di come da piccoli si scrivano delle cose che poi nella realtà sono delle speranze.
Mi è venuto in mente un articoletto del 2013, che avevo messo da parte, del cardinale Carlo Maria Martini, un prete che sapeva cogliere molti aspetti della complessità del rapporto fra la religione e i problemi irrisolti del nostro mondo.
Così scriveva, proprio nel solco della riflessione proposta da mia figlia: «Mi sono sempre sentito a disagio con la facilità con cui a Natale e poi a Capodanno si fanno gli auguri di beni grandiosi e risolutivi, auspicando che le feste che celebriamo portino pace, salute, giustizia, concordia. Quando diciamo queste parole sappiamo bene che per lo più non si avvereranno e passata l'euforia delle feste ci troveremo più o meno con gli stessi problemi».

Vocabolarietto di Natale (parte seconda)

Il mitico vischioRiprendiamo qui il filo del vocabolarietto di fronte all'implacabile calendario dell'Avvento che segna implacabile il "meno tre".
La "H" non è facile, allora diciamo che "Nazareth" ha l'acca finale, che spesso dimentichiamo e con Betlemme si ricollega al punto precedente. Ho ricordato già come oggi questi luoghi - compresa Gerusalemme - sono tutt'altro che luoghi di pace per il terribile scontro fra israeliani e palestinesi. Quando si evoca la Pace come elemento cardine del Natale sarebbe bene fare un esame di coscienza e ricordare i tanti, troppi focolai di guerra e di terrorismo che insanguinano il mondo, che buttano in farsa la retorica del «Mondo migliore».

Natale senza alieni

I 'marziani' del film 'La guerra dei mondi'La svolta sarebbe potuta arrivare d'improvviso e penso sarebbe stato un Natale molto, molto diverso. Non so se avete seguito la questione: è stato chiamato "Oumuamua" e l'asteroide a forma di sigaro "avvicinatosi" a ventiquattro milioni di chilometri dalla Terra, sospettato di essere un'astronave aliena giunta nel nostro Sistema solare. Il gigantesco orecchio del "Green Bank telescope", il più grande radiotelescopio mobile al mondo, in West Virginia, è stato puntato per alcune ore verso l'asteroide per captare eventuali segnali prodotti da una civiltà extraterrestre. Ma il risultato è risultato negativo ed è stata una delusione, trattandosi del primo asteroide proveniente dall'esterno del nostro Sistema solare, che mai sia stato osservato.

I regali per la Valle

Cosa regaliamo alla Valle d'Aosta?Si può immaginare di chiedere a Babbo Natale, senza scomodare il Bambino Gesù, qualche regalo per la nostra piccola Valle d'Aosta?
Non è facile perché ho l'impressione che - fatto salvo un pezzo di mare, che per altro la Valle ha avuto centinaia di anni fa - dal punto di vista delle bellezze naturali c'è davvero poco da domandare. Verrebbe voglia di incartare una speranza: quella che la neve continui ad essere una costante dei nostri inverni, ma allora la richiesta dovrebbe essere precisa - ed in verità tutta politica - di un antidoto contro il cambiamento climatico, che rischia di assassinare nei decenni a venire quel patrimonio di ghiacciai, che già soffrono il rialzo costante delle temperature.

Mi ha scritto Babbo Natale!

La lettera di Babbo NataleOsservava speranzoso Dino Buzzati:
«E se invece venisse per davvero?
Se la preghiera, la letterina, il desiderio
espresso così, più che altro per gioco
venisse preso sul serio?
Se il regno della fiaba e del mistero
si avverasse?»
.
Capisco che morirete d'invidia: ma devo dire - urbi et orbi - che mi ha scritto Babbo Natale, proprio lui quello che, solcando anche i cieli della Valle, porterà ai bambini i suoi doni. Ho ricevuto la lettera, davvero spedita dalla Finlandia, a poche ore dal Natale e la pubblico qui con grande fierezza. Mi pare un pizzico complimentoso e pensate che sono così malizioso da avere pensato che ci potesse essere stata nell'impostazione e nella spedizione così remota lo zampino di qualche mio familiare, che poi è Mara, anche se l'autore del "colpo" pensa di essere Alexis, che lo ha aveva chiesto nella sua di letterina. Ma poi perché non credere che sia vera? Infatti, esaminando i timbri e la fattezza della missiva, mi sono convinto della sua veridicità: tutto il resto è mancanza di fantasia!

Pensieri per il mio compleanno

Il tempo che passaCi sono, almeno per me, tre momenti in cui ho dei pensieri: di notte, quando capita di essere investito da qualche problema nel dormiveglia, tutto mi sembra difficile; al mattino, invece, nulla mi sembra impossibile nella lucidità di quel mio svegliarmi all'alba; durante il giorno è un dipanar di matasse, se ce ne sono o me ne creo o peggio me ne creano gli altri e, come noto, cattivi o cretini in giro ce ne sono, per non dire dello zampino degli imprevisti.
Devo dire che il giorno del mio compleanno, cioè oggi (gli altri 364 giorni, come dice Lewis Carroll in "Alice nel paese delle meraviglie", sono data del "non compleanno"...) a questa storia dell'anno in più non ci penso e certo la concomitanza con il Natale non è banale, perché c'è molto altro da fare.

Scivolando sugli sci

Le piste di sci di ValtournencheL'evoluzione dello sci appartiene ai fenomeni di cui sono stato testimone e conferma quanto è evidente neo nostri tempi: l'incredibile accelerazione delle cose rispetto ai tempi lenti dei secoli passati.
Trovo ogni tanto nei cassetti delle foto della mia infanzia e ho persino dei "super8" girati da mio papà in cui mi si vede in discesa traballanti in favore di cinepresa con sci in legno e attacchi a molla con annessi bastoncini preistorici, vestiti da montagna rustici con giacche a vento tipo esercito e maglioni fatti ai ferri, pesanti scarponi di cuoio con legacci. La battitura piste dei miei esordi non annoverava gatti delle nevi e veniva fatta da addetti sci ai piedi e si creavano gobbe insidiose per via dei passaggi, altro che la fresatura che crea ospitali piste lisce.

Terremoto sull'Appennino: le mancate risposte

Un'immagine dal servizio dell'Huffington PostAll'indomani del terremoto sull'Appennino nell'agosto del 2016, cui seguirono altre scosse di forte intensità, quel che mi colpì fu il coro generale rassicurante della politica italiana con cui si promise, con solennità da "social", che la ricostruzione sarebbe stata un modello. Il ragionamento era più o meno questo: "facendo tesoro dei gravi errori del passato, lo Stato in primis avrebbe reagito con prontezza e si sarebbero mostrate efficacia ed efficienza".
Personalmente auspicavo questo: «Ora il terremoto colpisce la parte del Centro dell'Appennino e così da oggi l'informazione accenderà i suoi fari su una realtà in crisi - come il paese più colpito dal sisma, Amatrice, il cui territorio culmina ai 2.458 metri del Monte Gorzano - fatta appunto di Comuni montani spopolati che rivivono con il breve ritorno estivo degli emigrati, dove le comunità sono agonizzanti anche perché i servizi pubblici essenziali se ne vanno e con essi anche i pochi giovani che avrebbero potuto scegliere di restare. Spente le luci, resterà la volontà di ricostruire, come oggi promette persino il premier Matteo Renzi, ma ciò - ammesso che non siano solo "promesse a caldo" - sarebbe inutile, anche qualora avvenisse davvero, senza reali politiche per la montagna».

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