Che nostalgia a pensare all'"Anno Internazionale delle Montagne 2002" nella prossimità della "Giornata della Montagna", che ne è l'erede. E non solo perché allora ne ero il presidente, quanto perché attorno alla montagna e ai suoi problemi - dal piccolo alla dimensione planetaria - esisteva un entusiasmo di cui esiste scarsa traccia. Anche se l'11 dicembre in ordine sparso si sono fatti un pochino ovunque festeggiamenti e incontri, ma la Rete che allora si era creata si è sfilacciata e c'è stato una specie di "rompete le righe", che non è cosa buona.
In Valle d'Aosta poi, ormai da anni, si è scelto il tono basso, se non bassissimo, mentre c'è stato un momento in cui - a dispetto della nostra piccola taglia - eravamo indicati come un esempio, e non mancarono iniziative considerate importanti da noi stessi create. Ma questa questione delle politiche per la montagna rischia, invece, di affondare in un mare di melassa retorica, usata per slogan e senza fondamento progettuale.
Lo scrivo con dispiacere, ma questa è la deriva che stiamo vivendo da tempo e non vedo svolte significative e soprattutto sforzi aggreganti e corali. Anzi, vincono quelli che coltivano piccoli e modesti giardinetti, altro che sogno di essere capofila, almeno di quanto naturalmente ci dovrebbe appartenere come impronta culturale, la "Montagna".