October 2017

Metodi ingegnosi per avere neve

I tre fondatori di 'NeveXN', Francesco Besana, Anna Vanzo e Fabiano MaturiDalle finestre della mia vita attuale, al lavoro come a casa, ho la fortuna di vedere ogni giorno le montagne della mia Valle d'Aosta. Esponente - almeno credo - di un nazionalismo buono ed assieme di un salutare cosmopolitismo montanaro guardo sempre con curiosità a che cosa viene fatto nelle altre zone alpine e nelle montagne di tutto il mondo. Alla ricerca di spunti interessanti per quelle che in Europa si chiamano "buone pratiche", cioè soluzioni intelligenti per risolvere i problemi che sono in larga parte i medesimi.
Uno dei miei "pallini" - ne parlavo giorni fa ad alcuni studenti della Magistrale in Turismo dell'Université de la Vallée d'Aoste - sono le conseguenze, cui ci dobbiamo abituare, dei cambiamenti climatici, rispetto ai quali ogni attività economica e le nostre vite quotidiane e quelle dei nostri figli ancor più muteranno.

Il diritto all'autonomia di bambini e ragazzi

Il cartello stradale che indica la vicinanza di una scuolaHo fatto le scuole elementari e poi le medie nel mio paese, Verrès, poco più di 2.500 abitanti, che raccoglievano anche - specie nel secondo ciclo - bambini provenienti dai paesi vicini. Ho cominciato ad andare e tornare da scuola da solo sin da piccolissimo: dovevo attraversare la strada statale e poi infilarmi in un prato che "tagliava" il percorso che era comunque di poche centinaia di metri. Tratti fatti spesso con qualche compagno di classe che abitava nei paraggi.
Trovo che questa mia autonomia mi abbia responsabilizzato. I miei bambini - quelli grandi ormai più che maggiorenni - viaggiavano invece con lo scuolabus comunale a Saint-Vincent, visto che abitavamo in una frazione del paese. Il più piccolo, invece, viene ora portato a scuola in auto od a piedi e ripreso, come ormai è obbligatorio nelle elementari locali almeno sino alla quarta.

Quando la ragion di Stato sragiona

Il premier spagnolo Mariano Rajoy ed il governatore destituito della Catalogna Carles PuigdemontNon mi stupisco più di tanto che la Spagna, con un embrassons-nous fra popolari e socialisti, abbia "commissariato" la Catalogna, come epilogo di una vicenda che affonda le sue radici nella Storia e anche nella cronaca degli ultimi mesi. Io sono solidale e vicino ai Catalani: lo dico, lo ridico e lo sottoscrivo, segnalando la delusione profonda, ma non lo stupore, per le dichiarazioni "pro Madrid" dei Governi europei (Italia compresa) e delle Istituzioni comunitarie, che si sono limitate - dopo che la frittata era già stata fatta - a dire che sarebbe bene evitare violenze da parte spagnola.
Si può discettare a lungo sulle questioni giuridiche o meglio costituzionali che conosco bene, essendo materie che ho sempre praticato, e non accetto lezioni, ma la realtà è molto più semplice: i catalani chiedevano, nel rispetto di elementari regole democratiche, sancite dal diritto internazionale, di godere all'autodeterminazione dei popoli. E mi si dica - chi ha il coraggio di farlo - che i catalani non sono un popolo e che quel che vale nel resto del mondo non dovrebbe valere per l'Europa.

III B

La 'storica' III B del Liceo 'Botta' di IvreaIn tempi grami, in cui in particolare sulla Valle d'Aosta sembrano arrivare dalla pianura - ma lo avevo previsto - nuvoloni neri che non porteranno nulla di buono (bastava leggere "La Repubblica" di ieri, che si aggiunge ad altri articoli feroci su cui bisogna riflettere e reagire), è salutare ogni tanto rifugiarsi nell'intimità dei propri affetti, che servono per sentirsi meglio e ce n'è bisogno. Anche se - sia chiaro - questa scelta non può, almeno nel mio caso, far venir meno la certezza che non bisogna deflettere all'impegno civile in favore della nostra Valle e lo si deve proprio per le generazioni future e, quando gira storto, non si possono fare passi indietro. Rifugiarsi solo nel privato può essere consolatorio, ma sarebbe niente altro che un tradimento in un'epoca di passaggio in cui questa Autonomia, che oggi evidenzia problemi seri da risolvere, vive rischi persino letali per l'avvenire.

Le vallate piemontesi in fiamme

A guardare le immagini del fuoco che risale le montagne e riscende in fondovalle c'è anzitutto la paura e poi la partecipazione umana. Un segno evidente intanto della vicinanza delle vallate piemontesi colpite da incendi distruttivi sono stati i fumi portati dal vento che hanno investito tutta la Bassa Valle d'Aosta.
Ma sappiamo quanto ci sia di più nei rapporti storici di vicinato nella medesima area geografica e finanche culturale. Che siano le vallate canavesane confinanti con un continuo via vai di famiglie sino a quella Val di Susa - dove il francoprovenzale cede il passo all'occitano - con cui nella Storia si sono avuti fruttuosi interscambi.
Emile Roux, padre di mia nonna materna Clémentine, classe 1881, era nato ad Oulx da una famiglia originaria della Maurienne e del Dauphiné. Segno tangibile di quel movimento fra le vallate alpine che c'è sempre stato, specie per motivi di lavoro.

La castagna nel tempo

La preparazione delle 'classiche' caldarrosteNella montagna a corona del fondovalle, che frequentavo quando ero piccolo, specie nel girovagare in bicicletta, quando nessuno metteva in discussione questa libertà di noi piccolini, i boschi di castagne - come in gran parte della Bassa Valle d'Aosta - erano i protagonisti assoluti per le nostre scorribande.
Per cui mangiarsi le castagne non era ancora un fatto perlopiù da "castagnata" paesana, ma faceva parte dei frutti di stagione da consumare a casa. Nulla di comparabile con il passato più remoto, quando - specie nella mezza montagna - l'alimento principe era nel mondo rurale davvero la castagna, usata in molte modalità e caposaldo dell'economia di sussistenza. Oggi, a parte certe malattie che in passato hanno colpito duro i castagneti, la raccolta della castagna ha un uso complementare, più sociale che alimentare, e anche le ormai rare attività commerciali rischiano di spegnersi per via della concorrenza di zone più vocate.

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