Ne ho una memoria vivida: ero piccolo, sentivo il rumore dei campanacci e dunque della mandria in avvicinamento, uscivo con la mamma nel vialetto di casa. Era la "désarpa": la discesa delle mucche dall'alpeggio. Gli allevatori mi salutavano con la mano. Molti di loro nel tempo sarebbero diventate figure familiari e per loro ero il «figlio del Veterinario», figura significativa nel mondo contadino. Per altro mio papà, uomo rigoroso nel lavoro, sempre disponibile a tutte le ore, aveva anche un carattere scherzoso e gioviale con tutti e sapeva anche aiutare le persone che avevano bisogno. Trovo ancora oggi molti che mi raccontano aneddoti molto divertenti e anche testimonianze del suo attaccamento a quel mondo. Papà, a dire la verità - scusate la digressione - aveva cominciato Giurisprudenza dando alcuni esami, ma poi nel 1944 venne internato con agli valdostani nei campi di internamento, stando anche ad Auschwitz per alcuni mesi. Quando rientrò disse al papà che non se la sentiva più, perché non credeva nel Diritto dopo quello che aveva visto. Non c'erano soldi per studiare Medicina, ripiegò su Veterinaria e fu la sua vita ed anche la possibilità per la sua famiglia di conoscere quel mondo in cui lavorava ogni giorno sino all'esaurirsi della sua esistenza.