August 2017

Un Santo, un Papa e un Comune con la faccia di bronzo

La statua di San Bernardo al passo del 'Piccolo'Sono davvero dispiaciuto di non poter essere ai primi di settembre in Val Formazza per un convegno scientifico su San Bernardo di Aosta, una personalità straordinaria, ancora molto da studiare. Ricordo che è il santo delle Alpi, patrono anche degli alpinisti e dei viaggiatori. A deciderlo fu, nel 1923, Papa Ratti. C'è un bel libro "Pio XI Achille Ratti: il prete alpinista che divenne Papa", scritto da Domenico Flavio Ronzoni, che racconta la sua vita e anche dell'eccellente curriculum alpinistico di Papa Ratti, quando era ancora Don Achille, con un'attività che si svolse tra il 1885 e il 1913.
Due sono molto importanti: la prima ascensione italiana alla Punta Dufour (4.634 metri) raggiunta dall'himalayana parete est del Monte Rosa, e l'apertura di una nuova via - percorsa in discesa - sul versante italiano del Monte Bianco, che diverrà la "Via Normale" italiana, poi chiamata "Ratti-Grasselli" o "Via del Papa".

Contro gli islamisti

A Barcellona, dopo l'attentato sulle RamblasStento ormai a fare l'elenco degli attentati islamisti in Europa, figurarsi negli altri Continenti. Questa mancata contabilità non è per limitarne l'impatto e neppure perché ci si possa assuefare, essendo che l'odio e la violenza non hanno mai scusanti ed è perciò impossibile farci il callo. E' che il grumo di dolore e di angoscia finisce per fare di ogni evento una specie di aggiunta a qualche cosa di insopportabile e soffocante, il Male che si allarga a macchia d'olio, generando un senso di impotenza e di pressione psicologica. Poi, per carità, ci sono elementi emotivi che possono svettare e certo per chi ha lavorato con i catalani quest'ultimo attentato sulle Ramblas nella mia amata Barcellona appare come un oltraggio ad un Paese che da sempre ha calcato la mano su di una vocazione mediterranea, fatta di aperture e amicizia, e si trova accoltellata alle spalle da questi invasati, che profittano delle maglie larghe della nostra comprensione e diventano jihadisti.

Vicino e lontano

Imperia ai tempi delle mie vacanzeInizio anni Sessanta. Risale dalla memoria di me piccolissimo una canzone cantata da Piero Focaccia, tormentone di quegli anni e canzone di quelle diventate senza tempo.
Ricordate?
«Per quest'anno non cambiare
stessa spiaggia stesso mare
per poterti rivedere
per tornare per restare insieme a te
e come l'anno scorso
sul mare col pattino
vedremo gli ombrelloni
lontano lontano
nessuno ci vedrà vedrà vedrà»
.
Assieme ad altre canzoni di Edoardo Vianello ("Pinne, fucile e occhiali", "Abbronzatissima", "I Watussi") raccontava le estati al mare negli anni in cui il turismo diventò un fenomeno di massa.

L'originalità di essere normali

Un tatuaggio... elegante?Gli antropologi ci hanno descritto in lungo e in largo come noi esseri umani abbiamo usato il nostro corpo come strumento socioculturale e di comunicazione. Si va dai capelli che possono essere lunghi o corti, con cappelli o senza, adornati o fasciati. Pensiamo alle orecchie o alla fronte che possono essere variamente plasmati, come gli occhi si prestano a decine di tradizioni diverse e lo stesso vale per il naso, la bocca, la lingua, il collo. I tatuaggi di diversa forgia sono usati fin dalla preistoria e anche le mani e i piedi possono essere manipolati in vario modo.
Naturalmente gli strumenti dell'antropologia del corpo, nati per studiare (quando ancora si parlava di più di etnologia) gli usi, i costumi, i comportamenti, i miti di popoli lontani, sono oggi straordinariamente utili per guardare alle nostre società.

Se si perde il fil rouge dell'Autonomia

Seguiamo il 'fil rouge'Ogni generazione costruisce a sua misura gli anniversari, che sono - non ricordo chi lo ha detto - l'eco del tempo che passa, giunto fino ai giorni nostri. Per altro non fosse così ci troveremmo di fronte a dei buchi di memoria, perché certe celebrazioni sono come dei fari che lampeggiano per evitare il buio dell'oblio, in un tempo che già si distingue per la mancanza di memoria storica.
Il grande Mario Rigoni Stern osservava quanto vale per un singolo essere umano, ma anche per una comunità: «La memoria è determinante. E' determinante perché io sono ricco di memorie e l'uomo che non ha memoria è un pover'uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover'uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita».

Ischia e il terremoto che non stupisce

Il terremoto in un albergo ad IschiaCapisco la carica emotiva per i fratellini finiti sotto la casa crollata e poi tratti in salvo dalle macerie. Evidente come il pathos, che commuoverebbe anche un cuore di pietra, abbia fatto il boom di ascolti, diventando simbolo di questo terremoto di Ischia, che ha colpito l'isola in pieno periodo turistico. Fatemi dire, però, quanto mi snervi la solita drammatizzazione degli eventi, compresa la diretta dei soccorsi appena citati, con un giornalismo che diventa "guardone" con toni da "telenovela".
Meglio questi racconti strappalacrime che la cruda verità dell'evento: sia chiaro che il momento esatto in cui si scatena il sisma resta imprevedibile, ma la scala del rischio è scientificamente dimostrata e in vigore e nessuno nell'isola può fare spallucce, avanzando chissà quale alibi sul destino cinico e baro, perché non c'è niente di più ignobile che sfuggire alle proprie responsabilità.

Morale pubblica e moralità personale

Alcide De GasperiLa politica non si ferma più neanche in Agosto, mettendo in crisi la stampa rosa infarcita di gossip un tempo regina delle vendite per letture leggere nell'ozio nel cuore dell'estate. In effetti il retroscenismo della politica - fatto di pettegolezzi e scoop a scoppio ritardato - somiglia nella sua vacuità alle storie delle case reali e e degli amorazzi estivi, che un tempo facevano la fortuna sulle copertine "Novella 2000", oggi in crisi nera.
«La morale pubblica non è che un riflesso della moralità personale di ciascuno di noi». Proporrei di scolpirla in ogni assemblea elettiva come ammonimento contro le tentazioni e come richiamo per chi non ha una moralità personale da riversare nel suo impegno pubblico ad insaputa dei suoi elettori o - peggio ancora - con elettori che lo sanno, diventando complici di un'indecenza.

Saint-Vincent e la funicolare ferma

La funicolare di Saint-VincentBisogna guardare alle grandi o alle piccole cose? Il dubbio è sempre incombente fra i massimi sistemi che mirano a sistematizzare il nostro mondo, facendolo diventare oggetto di analisi, e invece il puzzle composto da circostanze apparentemente minori, che diventano il simbolo di come vadano le cose.
Personalmente - sarà che sono diventato sospettoso delle costruzioni ideologiche che credono di occuparsi dallo spillo al Monte Bianco - ho deciso che bisogna di tanto in tanto guardare alle piccole cose. Per capirci: sono anni che seguo il destino delle "Terme di Saint-Vincent", che trovo che avessero tutte le caratteristiche potenziali per tornare ad essere uno dei possibili punti di eccellenza della Valle d'Aosta ed invece per ora quel nuovo volano, nel solco del passato, è ben distante dalle previsioni di forte incidenza che si fecero alcuni fa.

I droni buoni e quelli cattivi

E' naturale che, nel corso della propria vita, appaiano ma anche scompaiano oggetti, perché frutto di nuove scoperte oppure, al contrario, destinati al dimenticatoio, perché improvvisamente obsoleti.
Oggi - esempio di qualcosa che si afferma lentamente per poi apparire come elemento accertato - ci sono i droni, che fanno ormai parte del nostro quotidiano. Ciò avviene nell'uso professionale ma anche nell'impiego per lo svago. Alzi la mano chi non ha un amico, che ormai sfida le rigide regole di volo, che è diventato un maniaco nell'uso di questo oggetto volante.
Ma cominciamo dal nome "drone". Federico Petroni, giovane giornalista in un suo e-book che ha scritto insieme al collettivo "iMerica", "La guerra dei droni", racconta la storia, partendo dal nome: «Sulla questione c'è ancora un velo di mistero. In inglese antico, il termine significava "rimbombo", mentre in quello moderno sta per "fuco", il maschio dell'ape. Ecco, la metafora che riconduce il drone all'insetto è molto in voga».

I figli

Eugénie ventenneI figli di chi abbia avuto una vita pubblica crescono, se mai esibiti ed anzi protetti dal rischio di spettacolarizzazione della famiglia da campagna politica "all'americana", con una sorta di riserbo nei confronti dell'attività dei propri genitori. A me, come papà, talvolta è dispiaciuto che questo pudore dei miei - opportunamente protetti da rischi di esposizione - si mantenesse nel tempo anche durante la loro crescita, ma so che è normale che sia così, specie perché i due più grandi - Laurent, quasi ventidue anni ed Eugénie, vent'anni oggi (auguri!) - erano davvero bambini, essendo nati nel cuore dei miei mandati politici e forse per loro, ad essere franco, la politica ha significato che io non ci fossi in tante occasioni in cui l'avrebbero voluto, e la lontananza non è mai una cosa buona quando si cresce.

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