August 2017

Train du Chocolat: ferrovia e turismo

La locomotiva del 'Train du Chocolat'La premessa è che conviene, finché c'è "Trenitalia", togliersi dalla testa ogni utilizzo turistico della linea ferroviaria "Ivrea - Aosta" e la chiusura del proseguimento con Pré-Saint-Didier suona ormai come una campana a morto. Le "Ferrovie dello Stato", che restano saldamente pubbliche in barba agli assetti societari ed agli spacchettamenti effettuati, non hanno alcun interessamento per le novità, specie su linee bollate "rami secchi" rispetto a quelle considerate redditizie. Certo il trasporto ferroviario pubblico dovrebbe tenere conto delle logiche di servizio universale insite nella propria missione, che oltretutto nel caso valdostano paga ormai la Regione, ma sappiamo bene che o una interlocuzione politica seria fissa loro degli obblighi attuali e futuri oppure ogni orizzonte di novità infrastrutturale o nell'esercizio sarà una via crucis.

L'émigration valdôtaine e l'integrazione

Lo striscione che accoglie, ogni estate, gli émigrésI primi "Arbre de Noël" dell'émigration valdôtaine cui partecipai - la festa ancora alla fine degli anni Ottanta aveva un grande successo di pubblico, poi scemato nel tempo - li ho vissuti come deputato valdostano nella banlieu parisienne nel Comune di Levallois-Perret, dove nelle scorse ore un gruppo di militari francesi impegnati nella vigilanza antiterrorismo sono stati investiti dall'auto guidata da un algerino islamista. Chissà che cosa ne direbbe di fatti come questo il valdostano più illustre di questa cittadina, che fu Parfait Jans, scomparso alcuni anni fa e che era nato proprio a Levallois-Perret nel 1926 da genitori originari di Lillianes, e che era stato era stato sindaco, anche grazie ai voti degli émigrés, per ben diciotto anni, per poi sedere nel "Département" ed anche come deputato comunista nella "Assemblée Nationale" per molti anni, dedicando tanti libri alla Valle d'Aosta con un interesse per le sue radici accresciuto mano mano invecchiava.

Il gorgo delle Mafie

Qualche anno fa ero stato nel Gargano, dove mi avevano raccontato fatti e misfatti della criminalità locale, originale espressione di quella logica di clan del malaffare, che si disputano - con faide e lotte intestine - il controllo del territorio in una delle perle del turismo pugliese.
Una recente strage conferma quanto già era ben noto, per cui la reazione muscolare dello Stato potrà servire a tranquillizzare l'opinione pubblica, ma non nasconde la realtà di Mafie che, comunque si definiscano (Mafia, 'Ndrangheta, camorra, criminalità foggiana) restano della stessa pasta e dimostrano come, in Italia - come se fossimo in America Centrale o in quella del Sud - vaste porzioni del territorio sono occupate manu militari da organizzazioni di delinquenti che si sostituiscono alle autorità pubbliche e seminano pure adepti nelle Amministrazioni locali, per cui sfugge chi siano controllori e controllati, in un pastone che fa paura.

Séverin Caveri e il suo pensiero

La targa della piazza di Aosta dedicata allo zio SéverinMio zio Séverin Caveri morì quarant'anni fa. Da allora ad oggi molte cose sono cambiate per la Valle d'Aosta per mutamenti endogeni ed anche esogeni per il contesto in cui ci troviamo in Italia, in Europa e nel mondo, ma credo che la sua eredità politica e morale resti intatta e riguardi anzitutto - per lui che fu fra i fondatori e poi leader per decenni dell'Union Valdôtaine - l'impegno per costruire il futuro. Da parte sua, lo fece sin dalla "Jeune Vallée d'Aoste" in cui entrò giovanissimo e fu Emile Chanoux - di cui fu poi testimone di nozze e custode delle sue idee dopo l'assassinio - a chiedere a suo papà, mio nonno René, l'autorizzazione per farlo partecipare alle attività di quell'associazione autonomista, che fu fra le poche fiammelle di libertà rimaste con l'affermarsi del Fascismo.

L'uomo è ciò che mangia

Le antiche 'targhe alimentari' che si trovavano fuori dai negoziNon mi infilo nella spiegazione del perché il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, ottocentesco, abbia inventato un modo di dire poi diffusosi: «L'uomo è ciò che mangia». Si sappia, però, che in lingua tedesca ("der Mensch ist was er isst") è un singolare gioco di parole, data la somiglianza tra "ist" (terza persona singolare del verbo "essere") e "isst" (terza persona singolare del verbo "mangiare"), che ovviamente in italiano rende meno.
Nella sostanza, mai come di questi tempi, siamo diventati attenti a che cosa mangiamo rispetto al passato, consci di come il passaggio tra cibo ed organismo incida moltissimo, nel bene come nel male.

Maniaci delle previsioni meteo

Un temporale in arrivo ad AostaOrmai viviamo tutti con una certa fissazione da previsioni meteo, che siano da leggere per sapere che tempo farà dove abitiamo o sia per capire che cielo troveremo dove andiamo. Ciò avviene molto più di quanto ci interessasse in passato e questa attenzione così forte influenza la nostra vita quotidiana e determina i nostri movimenti.
Penso di essermi abbastanza specializzato a cercarne di buone e, per esempio, se devo andare all'estero meglio affidarsi ai sistemi meteo di quei Paesi piuttosto che alle ricopiature su sistemi internazionali o ai cloni su quelli italiani. Conta l'accuratezza.
In Valle d'Aosta il tema non è di poco conto, visto che gli arrivi dei turisti, ma anche la durata dei soggiorni, possono essere influenzati dalla bontà o meno delle previsioni e ci sono centinaia di esempi disastrosi derivanti in questi da previsioni "che non ci hanno preso".

Eccoci a Ferragosto!

La spiaggia a FerragostoLe "feste comandate" - in origine quelle imposte dalla Chiesa, cui si sono aggiunte festività civili - sono come boe nel mare degli anni della nostra vita. Mutano significato, ma sono sempre lì in agguato e naturalmente le festeggio, anche se cerco di non essere proprio pecorone su che cosa fare. Oggi, ad esempio, non sarò stanziale, come da regole di Ferragosto, ma "on the road" per riportare mia madre dal mare.
La parola "Ferragosto" - lo ricordo a me stesso, riuscendo a dimenticarlo di anno in anno - deriva dal latino, "Feriæ Augusti", la festa pagana, introdotta in onore dell'imperatore romano Augusto (proprio lui il fondatore della "nostra" Augusta Prætoria), con cui, dal primo giorno del mese di agosto si celebrava la raccolta dei cereali.

Liguria fra ricordi e realtà

Uno scorcio da ImperiaHo passato da quando avevo sei mesi per una ventina d'anni tutte le estati in Liguria. Non erano vacanze, era una villeggiatura nei luoghi natali di mia mamma ad Imperia, Riviera di Ponente, non avendo più - parte paterna - legami con Moneglia, dall'altra parte della Liguria, di cui sono originari i Caveri, valdostani ormai da 150 anni...
Per questo ho amato tante poesie rievocative di Eugenio Montale, come "Riviere", i cui primi versi sono:
«Riviere, / bastano pochi stocchi d'erbaspada / penduli da un ciglione / sul delirio del mare; / o due camelie pallide / nei giardini deserti, / e un eucalipto biondo che si tuffi / tra sfrusci e pazzi voli / nella luce; / ed ecco che in un attimo / invisibili fili a me si asserpano, / farfalla in una ragna / di fremiti d'olivi, di sguardi di di girasoli».

Davvero lo stereotipo del montanaro?

Il nonno di Mariano Allocco e Mauro CoronaCi scriviamo spesso con il mio amico occitano, Mariano Allocco, grazie a quelle tecnologie che hanno accorciato i tempi altrimenti impossibili della posta ordinaria e annullate le distanze fra le rispettive vallate alpine. Basta un clic e scambiamo pensieri o sinteticissimi o attraverso quello che ognuno di noi scrive, in modo più diffuso, sui "social".
Commentavamo, tempo fa, certe "sparate" del modello televisivo del montanaro, il prolifico scrittore Mauro Corona, che conobbi tanti anni fa, quando era artigiano del legno, senza ancora questa passione per la scrittura, che lo ha reso personaggio famoso e montanaro da apparizione televisiva o sui giornali a tutto campo.

Messner, l'orso e il lupo

Prima che la famosa orsa del Trentino venisse uccisa dalla Forestale provinciale della Provincia di Trento, Enrico Martinet per "La Stampa" aveva raccolto il pensiero del montanaro-alpinista Reinhold Messner, che si è poi complimentato con la scelta di abbattere un animale pericoloso, così dicendo a "L'Adige": "«Faccio i miei complimenti al presidente Rossi». Reinhold Messner, alpinista e uomo di montagna, non ha dubbi: bene ha fatto il governatore della Provincia, Ugo Rossi, a firmare l'ordinanza che ha portato all'abbattimento dell'orsa KJ2. Tanto che, di fronte al polverone sollevato dagli animalisti e alle polemiche che hanno investito la Provincia per la decisione di uccidere l'orsa, Messner taglia corto: «Questa storia degli orsi inizia ad essere noiosa - dice lo scalatore - Finalmente hanno preso una decisione chiara e mi congratulo con il presidente. Quello che mi fa pena - aggiunge - è il fatto che i fondamentalisti non siano disposti ad accettare che bisogna trovare una soluzione. Un orso pericoloso è un orso pericoloso e siccome l'habitat è piccolo, non c'è posto per tutti questi orsi, quelli pericolosi bisogna abbatterli»".

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