July 2017

Simone Veil: la politica seria

Simone Veil presidente del Parlamento EuropeoEsiste sempre qualcosa di imponderabile nelle vicende umane che si incrociano con la Storia. Muore dopo una lunga vita Simone Veil, protagonista delle vicende terribili del secolo scorso ma anche delle speranze dell'integrazione europea, lasciando però - come avviene con il testimone in una staffetta - ad un altro europeista del futuro, Emmanuel Macron, nuovo Presidente della Repubblica francese, certi valori democratici incarnati dall'Unione europea, vista dal singolare punto di vista della République. Anzi, a ben pensare, la sconfitta di Marine Le Pen, espressione di un'estrema destra antieuropeista e sovranista, assume il senso di un segnale di svolta contro i rischi di oscurantismo senza sbocchi sul Vecchio Continente.

Fontina e accordi UE con il Canada

La 'fontina fumé'La "Coldiretti" - dopo la strana parentesi della mobilitazione pancia a terra a favore della riforma costituzionale Renzi - Boschi - si lancia in queste ore contro il "Trattato Ceta" (Unione europea-Canada), già votato dal Parlamento europeo ed ora in fase di ratifica - una sorta di pro forma, ormai - da parte del Parlamento italiano. Il tema, pur affrontato a traguardo quasi passato, è di un certo interesse per il futuro della nostra "Fontina" nel grande Paese del Nord America e purtroppo una delle spine che ci riguarda viene dai nostri amici francofoni del Québec. Dice con onestà la relazione del disegno di legge del Governo Gentiloni in un suo passaggio: "Il Canada proteggerà anche le denominazioni di cinque formaggi particolarmente importanti ("Asiago", "Gorgonzola", "Feta", "Fontina" e "Munster"), fino ad ora non tutelati".

Germi di colonialismo d'accatto

La bandiera valdostana e quella italiana sul tetto di un'abitazioneCi sono temi che non sono facili da affrontare e ti vedi già chi, non cogliendo le tue ragioni, rischia di portare a spasso i tuoi pensieri, per cui è bene restare guardinghi e provare a spiegarsi per evitare storpiature.
Premetto: il professor Giuseppe Morosini è stato un uomo simpatico e vitalissimo, il classico intellettuale non solo da scrivania ma da militanza politica sul campo, come fece in Mozambico e in Angola, seguendo la speranza di un marxismo realizzato. Diedi con lui - valdostano internazionalista con amore in particolare per l'Africa - due esami all'Università di Torino, dove insegnava "Storia dell'Africa" e "Sociologia dei Paesi in via di sviluppo". Lui, cresciuto a Saint-Christophe, spiegava con perizia e grande capacità di empatia con noi studenti cosa fosse stato il colonialismo con suoi drammi, ma non faceva neppure sconti ai fenomeni di liberazione nazionale sfociati in dittature o in forme mascherate di neocolonialismo con evidente continuità con il passato e complicità delle élites locali.

Fantozzi ritrova Filini

Filini e Fantozzi nella 'mitica' partita di tennisAvrei voluto scrivere della "500", la macchinetta più vecchia di me di un anno. Stavo leggendo ieri sul mio telefono un articolo dell'Ansa, che ricordava l'anniversario di oggi e così recitava: "La 500 "sessantenne" è stata prodotta in quasi 3,9 milioni di unità e si è via via arricchita di varianti rispetto al modello base mostrato per la prima volta il 4 luglio del 1957. Anzi, le prime due - la "500 Normale" e la "500 Economica" - vennero lanciate a pochi mesi dal debutto, in occasione del Salone di Torino di sessant'anni fa, per ovviare ad un problema che "affliggeva" la prima versione: la mancanza di un vero divanetto posteriore e l'omologazione per due soli posti. Nel 1958 arriva la "500 Sport", con il tetto rigido al posto di quello apribile, e la caratteristica fascia rossa sulle fiancate. Nel 1959 debutta la "500 Sport tetto apribile" ed un anno più tardi la "500 Giardiniera", piccola wagon più lunga di dieci centimetri della berlina".

Migrazioni senza soluzioni

Migranti in coda al loro arrivo in ItaliaOrmai i migranti non sono più un'emergenza, come titolano in molti, perché per sua definizione un'emergenza è una circostanza o difficoltà imprevista, che richiede un intervento rapido. Qui siamo di fronte ormai ad una triste ordinarietà, caduta in una palude di mancanza di risposte, se il fenomeno sulle coste italiane è un bollettino di guerra.
Scrive Franco Colombo su lenius.it: «Secondo i dati Unhcr, tra il 1° gennaio ed il 30 giugno 2017 sono sbarcate in Italia 83.731 persone. Un dato superiore a quello dello stesso periodo del 2016, quando arrivarono 70.229 persone (+18 per cento). A giugno 2017 sono arrivati via mare in Italia 23mila migranti, mille in più dello scorso anno».

Immagina...

Volete mettervi paura? Andate nel sito guerrenelmondo.it e vi si spalancherà una realtà sotto i piedi, Continente per Continente, con descrizione minuta di quante guerre (in senso estensivo) siano in corso - mentre scrivo - nel nostro mondo.
Per cui, ogni volta che capita di discutere del rischio nefasto di una guerra mondiale e periodicamente emergono vicende che potrebbero innescarne una, sarebbe bene riflettere sul fatto che quanto già c'è insanguina parecchio il nostro pianeta e dunque non c'è bisogno di aggiungere orrore ad orrore.
Ci riflettevo in queste ore, immerso come sono in un luogo di vacanza multinazionale, dove stanno a fianco a fianco persone proveniente da molti Paesi.

Perché l'Autonomia non è un'auto storica

Una storica 'Bianchina' targata 'Ao'Il vantaggio di passare qualche giorno in un posto distante, anche se oggi a differenza del passato il Web a portata di "wi-fi" esclude la mancanza di informazioni fresche, è che comunque "stacchi" dalla quotidianità, che spesso rischia di riproporre schemi vieti e si sa quanto certi automatismi nuocciano. Da questo punto di vista, bisognerebbe davvero avere sempre la possibilità ogni tanto di allontanarsi dalle situazioni correnti e questo aiuterebbe a decidere con serenità, evitando di decidere d'impulso.
Oggi, in cui tutto è più veloce, è difficile che questo possa avvenire, pensando - mi riferisco alla discussioni in politica - come sia falsata dal doppio registro della riservatezza da una parte, cui si contrappone dall'altra la logica della trasparenza, creando sfacciate situazioni di ambiguità fra i due atteggiamenti.

Prodotto di montagna, ma...

Il 'Parmigiano reggiano', prodotto di montagnaHo imparato nel tempo di come un certo numero di Azzeccagarbugli si annidino nelle Amministrazioni, pronti ad esprimere una volontà: la complicazione degli affari semplici ad uso di chi chiede loro soluzioni utili per trovare risposte ai problemi. Anzi, esistono coloro che appiccano incendi - metaforici, ovviamente - per vedere come sono bravi a fare i pompieri!
Da giovane deputato, un vecchio volpone della politica italiana mi spiegò quanto fosse meglio scrivere una norma da interpretare con provvedimenti appositi successivamente, meglio se in modo estensivo o comunque per "gli amici" e "gli amici degli amici", piuttosto che scrivere quanto sarebbe invece cristallino nella sua scrittura e applicazione. Io pensavo di essere bravo nel provare a farlo e invece ero considerato dal vecchio deputato un fesso.
Esempio: l'Italia, sulla base di un regolamento europeo del 2014, ha normato il marchio - di cui si parla da tempo immemorabile - con la dicitura utile per la vendita, per il suo contenuto evocativo, "prodotto di montagna" da applicarsi, direte voi, ai... prodotti di montagna.

Sentirsi cosmopoliti

Un altare dedicato a ConfucioUna premessa è d'obbligo: la geografia mi è sempre piaciuta, perché mi è sempre sembrata una scienza varia, davvero senza confini, saltando da una materia all'altra per fotografare in modo composito la presenza umana in un certo luogo. Da piccolo mi sentivo come diceva Umberto Eco: «Da ragazzo sognavo sugli atlanti e vi immaginavo viaggi e avventure...». Sarà che il primo Caveri che ho ritrovato nella storia della famiglia, ad inizio Cinquecento, era un cartografo di Moneglia, ma le carte geografiche mi piacciono da sempre ed ormai esistono le stupefacenti cartografie satellitari e di dettaglio fotografico terrestre.
Ma per fortuna c'è sempre, ad aprire altri orizzonti, la fantasia: quanti pensieri leggendo "Il giro del mondo in ottanta giorni" di Jules Verne, quando un libro ti faceva viaggiare senza muoverti! Esperienza che sto rivivendo leggendo per il mio figlio più piccolo i libri di Emilio Salgari, che descrisse luoghi lontani mai in realtà visitati.

La scrivania

Una scrivania più famosa e più... divertenteLa cronaca offre degli spunti su argomenti sui quali, non fosse che alla fine sono serissimi e colpiscono al cuore, verrebbe voglia di scherzare e ci vorrebbe la penna di un Trilussa alla valdostana per dipingere molte situazioni in modo più brillante ed efficace di certi declamatori bigi del "O tempora, o mores", che poi non risultano proprio così freschi di bucato per fare al resto del mondo la morale della morale.
Che la scrivania sia stata uno status symbol non ci sono dubbi e Paolo Villaggio, nella descrizione della gerarchia impiegatizia, ha fatto narrazioni spassose sino al vertice: quel Megadirettore Galattico Duca Conte Balabam con le poltrone in pelle umana. Io stesso ho avuto, in certi ruoli, delle scrivanie imponenti, direi ottocentesche, come quando sono stato presidente del Gruppo Misto o segretario di Presidenza alla Camera e pure sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con dotazioni fornite appunto a seconda della logica gerarchica.

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