June 2017

Vicende giudiziarie e Autonomia

Il tribunale di AostaValle d'Aosta giugno 2017: quando le cose si complicano, un primo requisito è imparare a mantenere la calma e ragionare, evitando di fronte a certe situazioni - come avviene con clamorose vicende giudiziarie verso la politica - l'uso dell'arma più semplice, quella della rozzezza. Purtroppo questa è l'aria dei tempi, in cui persino gli insulti paiono essere da sdoganare con fierezza, perché purtroppo il clamore fa gioco.
Questa sottolineatura non significa affatto proporre sconti per nessuno, pensando a chi segnalò per tempo gli esiti possibili di certi dossier ora esplosi e fu tacciato di essere una Cassandra rivendicativa e zittito con il solito «lasciateci lavorare».
"Mors sua, vita mea". Talvolta un motto medioevale così ruvido, che sostiene in sostanza come il fallimento di uno costituisca requisito indispensabile per il successo di un altro, sembra calzare a pennello per la politica. Anche se personalmente credo che si debba sempre poter misurare le cose sui meriti propri che sui demeriti altrui.

La necessaria chiarezza su CVA

La sede di 'Cva' a ChâtillonAnche se pare evidente che il mio ruolo sulla questione è stato dimenticato, visto che altri vantano ormai la primogenitura esclusiva, l'operazione che portò all'acquisto di centrali elettriche "Enel" e distribuzione di energia in ambito locale (oggi "Cva" e "Deval") porta anche la mia firma (e lo si evince anche dai resoconti parlamentari) per aver messo in legge delle norme indispensabili e anche per la compartecipazione a certe negoziazioni. Resta comunque la soddisfazione personale per averlo fatto e ricordo bene scetticismi e persino ostilità che allora si manifestarono.
Conoscendo discretamente la storia dell'idroelettrico e la sua importanza per lo sviluppo industriale ed economico della Valle, era ben chiaro come quella scelta avesse il gusto della rivalsa per gli schiaffi presi dai valdostani all'epoca della nazionalizzazione dell'energia elettrica e strutture connesse, che svuotò buona parte del nostro Statuto d'autonomia con la complicità della Corte Costituzionale all'inizio degli anni Sessanta.

Valle d'Aosta fra "Avere" o "Essere"

Erich FrommTocca, specie nei momenti difficili, quando ci si interroga sulle conseguenze di certi eventi che preoccupano, guardare la situazione con un necessario distacco per scegliere, se possibile, la strada migliore per uscirne.
Ha ragione, anche se il processo non è facile da praticare, Albert Einstein, quando diceva: «Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla». Personalmente odio fatalismo e rassegnazione.
Ci vorrebbe la parte poetica, insita nella definizione usata da Erich Fromm, sociologo e psicoanalista impegnato per alcuni anni sul fronte politico negli Stati Uniti, per affrontare - come da titolo di un suo celebre libro - la differenza posta in un interrogativo fra «Avere o essere?».

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