June 2017

Populismo e tecnocrazia

Un veliero incagliato tra gli scogliScrivere di Autonomia valdostana è doveroso. Anche se ogni tanto mi sento come un testimone di Geova intento a suonare i campanelli per fare proselitismo, credo fermamente che sia legittimo e necessario per una piccola Valle alpina rivendicare spazi di autogoverno sulle cui ragioni e ampiezza si può e si deve discutere. Il passato consente di valutare bene le esperienze già vissute con i loro pro e contro.
I "pro" più forti stanno nelle condizioni difficili e talvolta misere delle vallate alpine laddove non ci sia stata l'Autonomia speciale, che non a caso viene rivendicata da zone come Valtellina o Bellunese, mentre basta fare un giro nelle zone alpine del cuneese e del torinese per capire come i modelli di sudditanza di fatto alla pianura attentano alla dignità dei montanari ed alla loro sopravvivenza.

Le Alpi che friggono

Luca Mercalli con Enrico Martinet in un recente convegno a CogneChiuso nel mio ufficio, con l'aria condizionata che mi salva dalla canicola, scruto le montagne domestiche degli aostani: l'"Emilius" e la "Becca di Nona", due giganti che soffrono di questa morsa del caldo e mi veniva da pensare che peccato sia che non possano raccontarci quante ne hanno viste. Qualche tempo fa, Marcello Bonini, un bravo geologo che spiegava la storia delle miniere di Saint-Marcel, ci raccontava proprio degli sconvolgimenti naturali epocali che in milioni di anni hanno prodotto, con spostamenti infinitesimali, che diventano sconvolgenti nel tempo, il paesaggio attuale in questa zona delle Alpi e questo avverrà ancora e probabilmente qui dove mi trovo il mare tornerà, come già c'è stato in passato.

Dora Baltea

La Dora Baltea a ChâtillonLa "Dora Baltea" è il fiume dei valdostani con due citazioni famose, Alessandro Manzoni che lo ricorda come affluente del "Po" in "Marzo 1821" e Giosuè Carducci con la sua "cerulea Dora" nella celebre "Piemonte".
Come sempre la "Treccani" è sintetica nella sua descrizione: "Dora Baltea, fiume dell'Italia nord-occidentale (160 chilometri; bacino di 4.322 chilometri quadrati). E' il maggiore delle Alpi Occidentali, percorre tutta la Valle d'Aosta ed un tratto del Piemonte. Nasce dalle falde del massiccio del Monte Bianco ("Dora di Veny" e "Dora di Ferret", che scorrono nelle valli omonime), riceve a destra il contributo delle acque che scendono dalla regione del Piccolo San Bernardo - "Rutor", poi di quelle dei gruppi montuosi culminanti nel Gran Paradiso. Sulla sinistra affluiscono i torrenti provenienti dal Gran San Bernardo e quelli alimentati dai ghiacciai dei gruppi del "Cervino" e del "Rosa". Entrata in territorio piemontese, la Dora Baltea attraversa l'anfiteatro morenico d'Ivrea e affluisce nel Po, da sinistra, a valle di Chivasso".

L'Appennino sinistrato e ingannato

E' passato quasi un anno dal terribile terremoto che investì l'Appennino centrale e che nei mesi successivi vide ulteriori gravi scosse con lo sciame sismico. Alla commozione solita e di maniera, ma con l'impegno di non dimenticare, sta ora subentrando lo scandalo per quanto non fatto e i ritardi pesano moltissimo sulla credibilità dello Stato.
C'è davvero da essere indignati per quanto sta accadendo o meglio non sta accadendo, perché la ricostruzione langue, imprigionata da una burocrazia lenta e forse corrotta. Un pezzo importante sconta sulla propria pelle la distonia fra "effetto annuncio" e cruda realtà quotidiana.

Uno sguardo alle tracce della Maturità

Studenti davanti al Liceo scientifico di AostaE se ieri mi fossi trovato - giovane maturando - a svolgere la prova di italiano dell'esame di Maturità? A parte la strizza d'ordinanza che è da sempre superiore al rischio effettivo di essere "segati", la risposta non è semplice e necessita di una premessa. Non so, infatti, che cosa avrei scelto se potessi tornare a quarant'anni fa, quando il "tema" (perché di questo si trattava, senza troppe sottigliezze) lo avrei svolto con il mio patrimonio di esperienze e di conoscenze di allora. Per cui bisogna essere sinceri, perché oggi scelgo sulla base di quello che sono, che non è - ça va sans dire - la medesima cosa.
Ora, a parte il fatto che alla vigilia il Ministero ha scritto "traccie" al posto di "tracce" ed è segno dei tempi, che segnala una vecchia tradizioni di svarioni della... Pubblica Istruzione, le proposte per il 2017 non erano male.

Il Club Alpino fra passato e presente

La bandiera del 'Club Alpino Italiano'Ho seguito per anni alla Camera le vicende del "Club alpino Italiano", che resta - al di là di ogni possibile critica per un certo burocratismo dell'antica struttura - la più importante fra le organizzazioni di massa dedicate al mondo della montagna. Per capirne la storia, in modo non celebrativo, consiglio la lettura di molte pagine del libro "Le montagne della patria" di Marco Armiero, che ricorda dall'Ottocento ad oggi alcuni passaggi della vita del "Cai", che nobilitano ancora di più il "Club alpino" di Aosta (oggi Valle d'Aosta) in certi suoi momenti, sin dalla fondazione avvenuta e cresciuta davvero in un ambiente montanaro.
Racconta il sito sulla storia valdostana (storiavda.it) e siamo nel 1866: "Seconda sezione in Italia, dopo quella di Varallo Sesia, è voluta e animata dal canonico Georges Carrel. La presidenza onoraria è attribuita all'alpinista e giornalista inglese Richard Henry Budden".

Assediato dal caldo, pensando al freddo

L'apprezzata fontana nel centro storico di AostaSarà il caldo - che pare non fosse così da tanti anni (150 si dice in Italia, dal 1974 si sostiene in Valle) - ma diventa davvero difficile astrarsi da questa situazione boccheggiante, che rischia di apparire surreale persino in questo nostro angolo di Alpi. Confesso che quando ieri il termometro segnava 41 gradi centigradi sulla mia macchina ho pensato a quanto il troppo stroppi, perché sembra - con una sorta di straniamento - di essere altrove che qui. Lo stesso nel cuore di questa notte quando, assillato dall'afa, sono uscito a cercare frescura sotto un cielo pieno di stelle.
Per cui scusate per il tema odierno, che è una discussione stucchevole ma classica nella sua impostazione: «è meglio il caldo o il freddo?».

Partire, a cuor leggero...

Un aereo in partenzaBertrand Russel scrisse e lo sottoscrivo: «Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro».
Chi può andare in vacanza e non lo fa sbaglia, perché un periodo per staccare la spina ci vuole sempre per il proprio benessere e questo può avvenire stando o andando ovunque. Anche se - tanto che in certi Paesi hanno legiferato sulla materia per impedirlo, almeno per i problemi di lavoro - il Web e i suoi fratelli hanno reso difficile non essere comunque raggiunti dai grattacapi.
Ho avuto nella vita la fortuna di fare delle belle vacanze, dal cortile sotto casa a mete distanti, e trovo che non è solo una questione di ricordi, che pure ti stanno vicini nei momenti grami, quanto il fatto che fanno parte di un insieme di esperienze che ti porti dietro.

Rodotà, uomo di minoranza

Stefano RodotàHo aspettato che si sopisse il clamore per ricordare anche io Stefano Rodotà, giurista insigne e deputato di esperienza, con cui ho lavorato per tre delle quattro Legislature che ho fatto alla Camera dei deputati. Per cui, non potendo certo vantare una familiarità, ho avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo nella quotidianità delle funzioni parlamentari, che è fatta di attività a dimensione pubblica, ma anche di riunioni e discussioni come poteva avvenire in particolare nella Commissione Affari Costituzionali, che è il luogo "filtro" di ogni legge in discussione in cui ho imparato di più con personalità come quella che evoco quest'oggi.
E Rodotà, con il suo sorriso e la sua cadenza tranquilla ma tagliente quando necessario perché ai propri principi non derogava, apparteneva a quella stirpe di politici ragionatori che inanellano con perizia le loro idee con discorsi chiari e cartesiani e che sono davvero terreno di formazione per chi li ascolti. Non perdeva un colpo in particolare sul tema cardine dei diritti civili e in tema di difesa della Costituzione.

I luoghi: un esempio dall'industria

L'area industriale di Pont-Saint-MartinLa lettura dei luoghi dove abitiamo è un aspetto importante per essere consapevoli su dove ci troviamo. Ho un amico, ad esempio, che si infuria ogni volta che i cronisti - che dovrebbero avere un valore aggiunto di conoscenze - sbagliano in modo grossolano certi luoghi montani teatro di tragedie, aggiungendo svarione a svarione magari con una foto che c'entra poco (il caso di scuola è l'uso per la Valle d’Aosta del Cervino parte svizzera). Ma più in generale esiste una certa smemoratezza: l'altro giorno ho dato appuntamento ad un'amica valdostana ad Issogne e mi ha telefonato che era già a Donnas...
Ed invece geografia e storia si incrociano in modo molto interessante e stimolante, creando percorsi possibili di conoscenza della nostra Valle, proponibili magari dalle guide turistiche, cioè quei professionisti che accompagnano i gruppi alla scoperta di diverse sfaccettature della nostra terra.

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