February 2017

Trump gioca con il fuoco

La moschea a Québec City dove si è verificato l'attentatoNon esiste di certo un rapporto causa e effetto - ci mancherebbe altro! - fra la decisione di Donald Trump di sospendere per tre mesi l'ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di sette Paesi musulmani (Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen) e l'orrendo attentato compiuto da un giovane universitario che ha ucciso in una moschea nella civile città di Québec. Questo diktat trumpiano, già bloccato dalla Magistratura americana e che ha innescato persino le la defenestrazione di Sally Yates, ministra della Giustizia del Governo federale, vale anche per chi avesse già ricevuto - e si sa quanto sia difficile ottenerlo - il "visto d'ingresso" negli Stati Uniti e per questo viene vissuto come un vulnus pesante e sostenere che bisogna pazientare, trattandosi di una scelta passeggera, non sminuisce la portata politica del decreto presidenziale.

Il futuro degli impianti a fune

La seggiovia di Chardonney a ChamporcherE' sempre difficile parlare di Turismo. Ricordo quando me ne sono occupato in diverse vesti, la partecipazione a certe lunghe assemblee di categoria o miste fra addetti ai lavori, in cui esisteva il rischio di forte ripetitività, buona litigiosità, ricette risolutrici le più varie. Per arrivare alla fine alla proposta, che io stesso ho cavalcato delle Riforme e cioè mettere mano ad esempio a certi meccanismi di funzionamento alla ricerca del meglio. Il vero problema è che siamo bravi anche in Valle a legiferare, ma siamo scarsi a seguirne il reale impatto per comprenderne la bontà dei risultati. In sostanza il feedback, che è utile in tutto, figurarsi quando verte norme dovrebbero incidere sulla società e sull'economia.

La 'ndrangheta fra di noi

Un momento della processione della Madonna di PolsiA me certa aria mefitica mi far star male e mi domando, come valdostano, che cosa si possa fare per reagire con forza a questo lento sprofondare nelle sabbie mobili. Scrivevo cinque anni fa e per fortuna questo mio Sito ha memoria: «Non possono esistere margini d'ombra sulla presenza e sulle interazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta, perciò è bene capire che cosa sia successo. Non si tratta di drammatizzare, ma semmai di avere una mappa chiara su affari e appoggi. Vedremo, a questo proposito, gli esiti della Commissione speciale del Consiglio Valle e certe audizioni con Forze dell'ordine e magistratura confermano sin da ora che non si può far finta di niente e certo e anzitutto, spetta a chi deve indagare sugli aspetti penali intervenire laddove necessario».
Ora - al di là di riscontri già emersi a suo tempo in Consiglio Valle - sembra aprirsi, con la recente inchiesta, qualche porta rimasta chiusa troppo a lungo e che, in fondo, dimostra che su rischi di infiltrazione c'è chi vide molto lungo tanto tempo fa.

Raggi e i limiti del grillismo

Virginia RaggiGira che ti rigira, anche nelle occasioni più disparate, si finisce per parlare di politica ed io ormai mi regolo a seconda delle circostanze diverse in cui mi trovo e ovviamente degli interlocutori che incontro. I momenti migliori sono quando posso passare inosservato per seguire da vicino certi pensieri sul tema, che spesso scaldano gli animi e fanno parlare più con le budella che con la testa.
Chissà che non esista una terza via rispetto alla celebre osservazione del grande George Orwell, che diceva: «I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, ed i realisti con i piedi nel fango». Questo vale anche per i chi discute, chiacchiera della politica...

Chissà che fine faranno i giornali

C'è qualche cosa di divertente al limite del grottesco nel fatto che in televisione ed in radio ci siano sempre nelle trasmissioni di approfondimento i direttori dei giornali italiani. In una specie di perenne diminutio del giornalista radiotelevisivo che sembra essere considerato un impedito buono a reggere il microfono ed a fare la valletta, sono loro ad assurgere al nobile ruolo di "esperti", che parlano di argomenti vari, prendendosi molto sul serio.
Peccato che - dati alla mano - i quotidiani stiano andando a picco e dunque è legittimo dubitare di tanta tuttologa autorevolezza.
Spesso viene da chiedersi quando mai questi direttori, fra una comparsata e l'altra, si occupino del loro lavoro e come si pongano rispetto alla crisi dell'editoria e al suono di campane a morto che attraversa in modo lugubre il mercato.

La politica valdostana in attesa

Augusto RollandinIl "Cinghialone" - per usare un soprannome noto - è ormai a portata di tiro dei molti cacciatori e dei cani che sentono l'odore del sangue. Augusto Rollandin non è mai stato così vicino alla caduta definitiva, dopo una carriera politica di quarant'anni - dunque di una longevità senza eguali - con picchi e baratri, da cui nessun altro sarebbe risalito in superficie. Ma lui l'ha fatto con quella grinta, frutto di un'incrollabile autostima e di una capacità senza uguali di dissimulare e recitare diverse personalità, come un consumato attore, pronto a dire una cosa e a farne un'altra come se niente fosse, avanzando cinicamente lungo le sue strade lastricate di potere. Sempre con la capacità o almeno il tentativo di mettere gli interlocutori in una posizione di sudditanza, spesso con l'aria di conoscere le cose a fondo, con parvenza di autorevolezza, anche quando non è affatto così e chi conosce gli argomenti se ne accorge in fretta.

La nostalgia dell'uomo forte

Benito MussoliniIl Web è facile da demonizzare: vale però la medesima regola valida per la galassia dell'informazione, per cui una buona notizia come tale non fa presa sul pubblico e dunque non è da considerarsi una notizia allettante. Insomma, del mondo della Rete va bene parlare del "lato oscuro", ma va apprezzato - come strumento ricco di possibilità - quanto di buono si può trovare. Il caso per me più significativo è la ricchezza di testate giornalistiche raggiungibili e questo consente di apprezzare argomenti e punti di vista che servono come riflessione sulla realtà. Ogni tanto, come una formichina che fa le scorte, metto da parte certi editoriali. Apprezzo molto Ferdinando Camon, celebre scrittore che annota i suoi pensieri - fra gli altri - anche sui giornali del "Gruppo L'Espresso".

Verso l'Europa a due velocità

Chi va piano...Chi mi conosce sa quanto, anche sulla base delle esperienze europee, io resti un convinto europeista, anche se l'Europa attuale, così come si è strutturata, non sia - e per un federalista non potrebbe essere altrimenti - niente affatto soddisfacente. Ma questo non significa buttare via il bambino con l'acqua sporca del suo bagnetto: l'integrazione europea non è solo un sogno utopistico, ma una realtà necessaria per il Vecchio Continente e lo è - nel nostro piccolissimo - anche per la Valle d'Aosta, che può nell'Europa avere un'assicurazione sulla vita rispetto a disegni distruttivi della propria identità politica e istituzionale.
Leggevo ieri la bella intervista a Romano Prodi, che finalmente ha messo la testa fuori dal guscio e torna a parlare di politica dalla posizione di vecchio saggio che gli è propria.

Il lupo intoccabile

Una coppia di lupiIo penso che il rinvio a Roma alla "Conferenza Stato - Regioni" del provvedimento sui lupi, noto come "Piano Lupi", che conteneva un passaggio più che garantistico per abbattimenti motivatissimi e mai arbitrari del predatore, sia un indubbio successo di manipolazione di parte di un certo mondo ambientalista, quello ormai votato più alla protezione degli animali che degli esseri umani. Una deriva terribile e persino grottesca per certa rappresentazione dei fatti à la page del tutto infondata, che ormai assume forme estremistiche di cui preoccuparsi e quel che colpisce è quante persone in buona fede abbiano visto nel provvedimento in discussione una specie di atavica vendetta umana verso il lupo, considerato "cattivo" per la favolistica ben nota, mentre oggi sarebbe animale "buono" per una sorta di pentimento collettivo e una liberazione da ataviche superstizione dei montanari stupidi di un tempo. Ma la vera sconfitta è semmai per il mondo di chi in montagna ci lavora.

Sanremo nel tempo

Maria De Filippi e Carlo Conti a SanremoC'è poco da fare lo snob, per cui certamente guarderò il "Festival di Sanremo", per altro abitudine che coltivo da ragazzino. Ricordo serate impagabili con gli amici a sparare stupidaggini su look e canzoni: era una specie di rappresentazione parallela allo spettacolo catodico, piena di risate e battutacce. Altro che televisione interattiva di oggi, all'inizio era la televisione in bianco e nero, senza nessun gingillo digitale, con televisoroni panciuti, ma credo che raramente mi sono divertito così in questo rito domestico, la cui componente interattiva era fatta dalla messa in scena della messa in scena trasmessa dal "Teatro Ariston". Sconsiglio per altro di vederlo da vivo questo "Ariston", poco più che un cinema di paese, che grazie ai trucchi elettronici sembra chissà cosa.

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