October 2016

Le superstizioni sui vaccini

La parola "superstizione" non fa parte del mio vocabolario. Eppure mi accorgo di come certe credenze, che alimentano come se nulla fosse costruzioni fantasiose sino ad impregnarsi di occulto e di soprannaturale, non facciano assolutamente parte del passato e anzi prosperino nel brodo di stupidaggini antiscientiste.
Ha scritto Luciano Pellicani in un contributo al libro "Contro la modernità - Le radici della cultura antiscientifica in Italia" (Rubbettino): «L'estinzione della subcultura neofascista e la bancarotta planetaria del comunismo non hanno portato alla riconciliazione della cultura italiana con la scienza, la tecnica e il mercato, poiché la scena è stata occupata da nuove e più sofisticate forme di irrazionalismo e di anti-illuminismo: la "Gnosi" di Martin Heidegger, la cosiddetta filosofia post-moderna, l'ideologia della decrescita e l'ecologismo radicale, profondamente ostile al progresso scientifico-tecnologico».

Se l'Autonomia si ingrippa

Fulvio Centoz, sindaco di AostaLa politica valdostana assomiglia di questi tempi ad un pentolone in ebollizione, anche se non si sa bene chi e che cosa si stia cucinando. Con un'opinione pubblica - quella che resta - sempre più attonita e disamorata da certi tanghi col casqué con ballerini che si prendono e si mollano. Non sono pessimista per partito preso, ma perché talvolta mi sembra che tanti segnali preoccupanti vengano snobbati o per disinteresse o per ignavia.
Così mi sfuggono totalmente le dinamiche politiche che si stanno delineando per il governo della città di Aosta, dopo il voto che ha messo in minoranza il sindaco renziano Fulvio Centoz, che non si capisce più se sia una nuova stella del firmamento della politica valdostana, come pareva, o una meteora destinata a schiantarsi in piazza Chanoux.

Fra i Morti e Halloween

Il tempio crematorio di AostaEsistono due flussi che si incrociano in queste ore, in cui non è facile intravvedere con esattezza che cosa sia il sacro e cosa il profano, che cosa sia cristiano e cosa pagano. I fatti sono ingarbugliati in realtà: quando si faceva catechismo, in epoca - la mia - in cui la diversità religiosa non era come quella di oggi, ma era rappresentata solo dai Testimoni di Geova (a fianco a casa mia li vedevo, compitissimi, entrare nella loro "Casa del Regno"), avevamo certezze sul fatto che la nostra religione fosse quella "giusta", che aveva distrutto, nel senso salvifico, tutto quanto di illogico c'era prima.
Almeno così ci veniva rappresentata in barba al filone attuale con un ecumenismo aperto al rapporto con tutte le altre religioni (distinguerei quei fedeli che ci tagliano la testa nel nome del loro Dio).

La prevenzione delle catastrofi

Il segno del terremoto su una stradaI terremoti, con buona pace dei titolisti dei giornali, non sono, esattamente come accade per gli altri fenomeni distruttivi, né buoni né cattivi: sono la normalità della Natura, cui siamo portati a dare sentimenti umani che non può avere se non tramite noi. Questo vale anche per quelli che hanno sempre colpito - la casistica nei secoli è ben nota - le zone appenniniche, di cui ci tocca con tristezza riparlare in questi giorni. Con l'affinamento della ricerca scientifica oggi siamo in grado di capire meglio i meccanismi che li determinano, ma purtroppo resta il problema di non essere in grado di prevederli, come ben chiarito, anche se non ce n'era bisogno, dalle perizie tecniche conseguenti ad un celebre processo d'Appello svoltosi a L'Aquila, dopo il sisma distruttivo che colpì la città e i paesi vicini e che qualche giudice di primo grado aveva creduto si potesse, chissà come, presagire.

Fra la sindrome da ciabatta e l'Utopia

Un criceto nella ruotaTrovo che sia sempre un bene ragionare su sé stessi e provare il giusto esercizio attraverso una specie di straniamento che ci consenta di guardare alle cose che facciamo e si sa che ciascuno di noi può essere sui propri comportamenti il più severo dei giudici.
Può anche darsi che ci sia una sorta di automatismo nella scelta tranquilla di ripetere nella propria vita le cose già fatte. Una sorta di "sindrome da ciabatta" che vuole evitare, come avviene con la rilassatezza domestica, di fare qualcosa di nuovo e il nuovo - si sa - comporta qualche rischio e fatica. Trovo in queste ore esempio rimarchevole - essendo la televisione uno specchio sempre credibile della società che si sforza di rappresentare - negli indici d'ascolto del "Rischiatutto" vintage proposto con successo da Fabio Fazio, per non dire del ritorno di Pippo Baudo o di fenomeni ormai infiniti come le trasmissioni di Bruno Vespa ed Antonio Ricci.

L'Appennino ferito dal terremoto

Un'abitazione lesionata a San SeverinoTorna come una coltellata alla schiena, nella dinamica drammatica dei crolli e con il miracolo di nessun morto nel sisma, una scossa di terremoto fortissima a scuotere - nelle prime ore di una domenica mattina in cui era tornata l'ora solare - il Centro Italia. Mi metto nei panni di quelle popolazioni spaventate e stordite dalla paura, perché il terremoto - l'ho vissuto nella mia cara Imperia - è qualcosa di insinuante, che provenendo dalle viscere della terra è come un nemico invisibile che si trasforma in un'inquietudine. Specie quando gli esperti ci ammoniscono su rischi non ancora conclusi ed il "male di vivere" diventa contagioso, per quanto la forza di quelle terre colpite e nella memoria storica delle popolazioni siano qualcosa di acquisito e non ci può essere stupore perché la terra trema.

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