Non è vero che la montagna uccide, ma è vero che in montagna esistono rischi oggettivi, dovuti all'ambiente ostile ed alle difficoltà intrinseche nell'alpinismo. Ha scritto un celebre psicoanalista italiano, Cesare Musatti, una verità non discutibile: «La montagna è uno sport che presuppone la costante incombenza del rischio e della morte».
Così è stato in queste ore - e ne sono profondamente addolorato - per due giovani alpinisti: Gérard Ottavio di Saint-Vincent, ma residente a Verrès dove si era sposato con una ragazza del paese, presidente delle "Guide del Cervino" e Joël Déanoz di Châtillon, direttore di "Scuola di sci" al Breuil-Cervinia, ora in procinto di diventare guida e la scalata fatale serviva proprio per il suo curriculum alpinistico. Entrambi laureati, erano due montanari colti e preparati, che avevano scelto la montagna come loro mestiere, avendo la possibilità di scegliere anche altro, se lo avessero voluto.