Pensando al volo umano, viene anzitutto alla memoria Icaro, figlio di Dedalo e di Naucrate, schiava di Minosse. Rinchiuso con il padre nel labirinto di Creta, fuggì volando con le ali che Dedalo aveva adattato con la cera al proprio corpo ed a quello del figlio. Ma lo stesso Dedalo - così scrive Ovidio nelle sue "Metamorfosi" - ammonì Icaro: «Dopo aver dato l'ultimo ritocco al suo lavoro, l'artefice librò il proprio corpo sulle due ali, e restò sospeso nell'aria agitata. Poi istruì il figlio dicendogli: "tieni la via di mezzo o Icaro, ti raccomando; così se andrai basso l'onda appesantirà le penne, se troppo in alto, il sole le brucerà. Vola tra l'una e l'altra: prendi la strada che io ti mostrerò"». Ma Icaro, preso dall'ebbrezza del volo, ai avvicinò troppo al Sole, perciò la cera si sciolse e così morì cadendo in mare.