Fare mente locale su quanto nella nostra vita sia diventato, ormai, un "vuoto a perdere" e che cosa sia rimasto, invece, in fondo al setaccio delle proprie esperienze è un esercizio salutare. Par di capire che la logica personale valga anche per la grande costruzione del Giubileo che, spogliato da rituali e orpelli, sembra invitare ciascuno di noi a fare quello che - con un termine mutuato dall'incombente informatica - non è altro che un "reset".
In questo solco, l'elogio delle "piccole cose" sembra scelta meschinella e invece non lo è affatto. Rivendico l'importanza di poterlo fare con convinzione contro ogni pregiudizio.
Chi è cresciuto in certi anni, qualche illusione sui massimi sistemi - ce n'erano una certa varietà a disposizione - se l'era pure fatta nella speranza di "cambiare il mondo". Anche se non sono del tutto disilluso, perché il federalismo non ha creato né lager né gulag, in generale il tempo non è stato purtroppo molto galantuomo, almeno a vedere questo inizio di millennio, che sembrava destinato ad essere rose e fiori.