December 2015

Alpini fra passato e futuro

Un alpino d'antanBasta una chiacchierata casuale per accendere ricordi. Nell'occasione è avvenuto grazie ad una persona conosciuta ad una festa di compleanno, che raccontava del suo arrivo dalla Liguria in treno nel 1975 - proprio l'otto di dicembre - per fare il militare in un'Aosta piena di neve, come all'epoca avveniva ancora. Fece poi l'autista nel periodo di leva, accompagnando un veterinario che andava nelle vallate a comprare quei muli che poi finivano nei reparti salmerie delle locali caserme degli alpini.
C'ero anch'io nei pressi a metà degli anni Settanta: da Verrès salivo ad Aosta per studiare al Liceo classico. Per chi abitava in un paese, anche se può far sorridere, andare in città era un salto. Lo era per i compagni di classe che, in analogia con i turisti coetanei in montagna o gli amici del mare, parevano "saperla più lunga".

Il bandolo della matassa

Alla ricerca del bandolo della matassaPosso dire che scrivere tutti i giorni ha un vantaggio e uno svantaggio. Il vantaggio è che il cimento obbliga a tenersi informati, anche quando talvolta certi livelli di saturazione spingerebbero, come avviene nelle pentole a pressione, ad agire con lo sfiato e far scomparire la realtà, dandosi ad una meditazione ascetica. Lo svantaggio è che, di questi tempi, sono più le cose brutte e che non funzionano di quelle che vanno bene e questo crea spesso disagio e dispiacere, perché mancano oasi in cui ristorarsi in certo deserto.
Da questo punto di vista, vorrei però che fosse chiara una cosa, dopo tanti anni che appunto qui i miei pensieri, riferendomi in questo caso alla crisi profonda in cui versa la Valle d'Aosta di oggi e il suo regime di autonomia speciale, naturalmente in un clima italiano e internazionale che ha un numero enorme di spine e qualche rara rosa.

Noi e le banche

Un'agenzia della 'Banca dell'Etruria'La cronaca ci assale ogni giorno con paure di vario genere e in modo talmente mutevole e incalzante, passando da un tema all'altro, con nuovi timori a diverso tasso di spaventosità da rendere persino difficile il sano esercizio di farci il callo. Per cui mantenere l'equilibrio nervoso non è agevole e sembra di essere animali perennemente sulla difensiva.
Non mi infilo in un dedalo per ricostruire le complesse vicende delle banche in Italia (ma questo vale per tanti altri Paesi nel mondo): leggo storie sulle banche da quando ho l'età della ragione e periodicamente ricordo di salvataggi di vario tipo. Per chi ami la storia valdostana ricordo come il fallimento - in cui ci mise lo zampino il regime fascista per liberarsi di avversari - nel 1928 della "Banca Réan" e nel 1930 del "Crédit Valdôtain" fu uno choc terribile, che si è ripercosso per un tempo enorme sulle abitudini dei risparmiatori valdostani, rendendoli sospettosi verso il mondo bancario, dopo quella batosta senza eguali.

L'elogio della normalità

Il compleanno del piccolo AlexisFare mente locale su quanto nella nostra vita sia diventato, ormai, un "vuoto a perdere" e che cosa sia rimasto, invece, in fondo al setaccio delle proprie esperienze è un esercizio salutare. Par di capire che la logica personale valga anche per la grande costruzione del Giubileo che, spogliato da rituali e orpelli, sembra invitare ciascuno di noi a fare quello che - con un termine mutuato dall'incombente informatica - non è altro che un "reset".
In questo solco, l'elogio delle "piccole cose" sembra scelta meschinella e invece non lo è affatto. Rivendico l'importanza di poterlo fare con convinzione contro ogni pregiudizio.
Chi è cresciuto in certi anni, qualche illusione sui massimi sistemi - ce n'erano una certa varietà a disposizione - se l'era pure fatta nella speranza di "cambiare il mondo". Anche se non sono del tutto disilluso, perché il federalismo non ha creato né lager né gulag, in generale il tempo non è stato purtroppo molto galantuomo, almeno a vedere questo inizio di millennio, che sembrava destinato ad essere rose e fiori.

Renzi, la Leopolda e i partiti in crisi

Matteo Renzi all'apertura dell'edizione 2015 della 'Leopolda'Da tempo mi domando che fine faranno i partiti politici. Leggo con avidità tutto quel che si scrive - libri e editoriali - e trovo che sulla diagnosi vadano tutti forte, ma - quando è il momento di indicare che cosa verrà dopo - le teorie mi convincono poco per la loro vaghezza. E trovo che l'attesa dell'evoluzione naturale sia scarsamente consolatoria e nel frattempo il rischio è che la democrazia si deteriori in un contesto già di difficoltà generalizzate in cui restare ottimisti è un bello sforzo.
Ho conosciuto bene i partiti e ci sono stato dentro: il caso dell'Union Valdôtaine è esemplare di come un partito pluralista, con diverse anime, pure contrapposte com'è giusto che sia in un partito di raccolta che ha come priorità una politica territoriale e identitaria, possa scivolare in una leadership assolutista che asfalta tutto e tutti in un disegno di potere personale, basato ormai più sulle paure che sulle idee.

Babbo Natale scrive dalla Lapponia

E' molto divertente ed istruttivo testare l'idea che un bimbo ancora piccolo - cinque anni - come il mio Alexis si è fatto della figura di Babbo Natale. Il distinguo in essere è fra Babbo Natale vero e la pletora di quelli che ha cominciato a definire i "Signori" travestiti da Babbo Natale. Che poi, ad essere franchi, dipende anche dal livello d'impegno che ci mette chi si infila il costume: ce ne sono alcuni che si impegnano nella parte ed altri che sono cialtronissimi ed improbabili pure agli occhi ingenui dei bambini.
Comunque sia, è indubbio che attorno al "Grande Vecchio" con barba e pancione si agitino affari mica da ridere. Chi è imbattibile - al modico prezzo di sette euro grazie alla scoperta della mamma - è la cittadina di Rovaniemi, capoluogo della Lapponia finlandese, dove si trova il "Villaggio di Babbo Natale", che è un vero parco dei divertimenti e da dove è possibile ricevere a casa, bellamente illustrata, una lettera personale per i propri bambini, finché ci credono.
Ci sono stato d'estate e mi riprometto una volta di andarci d'inverno.

I pacifici cannoni della neve

Un cannone della neve in azioneIl mio primo inverno senza neve risale alle vacanze di Natale a cavallo fra il 1980 e il 1981, quando non si parlava ancora di riscaldamento climatico e non sciare nelle vacanze canoniche sembrava una boutade passeggera per chi aveva visto sin da piccolo solo regolari nevicate. Con la compagnia di amici a Champoluc, ce la cavammo facendo dello slittino lungo sentieri ghiacciati a Saint-Jacques e con belle passeggiate in giro per Ayas e notevoli feste consolatorie. Sembrava una cosa divertente da vivere al momento, come uno scherzo stagionale non più ripetibile.
Mentre da allora questa spasmodica attesa della neve si è ripetuta parecchie volte, ma con una variante non trascurabile: l'affermarsi dei cannoni della neve. Quando ne vidi uno per la prima volta, mi sembrò una sorta di aberrazione ed invece si manifestò negli anni il suo ruolo salvifico di parte della stagione con un numero crescente di impianti di innevamento.

La svolta per la Corsica

Gilles Simeoni, sindaco di Bastia, leader di 'Pè a Corsica'Molte volte nella mia attività politica mi sono ritrovato a discutere con colleghi parlamentari della Corsica. Esiste una rete diversa da quella degli Stati, che percorre l'intero Vecchio Continente. Sono quelli dell'Intergruppo delle "Nazioni senza Stato" al Parlamento europeo. Una babele linguistica ma un forte cemento di amicizie fra scozzesi, gallesi, catalani, baschi, occitani, bretoni e via di seguito. Popoli che rivendicano più libertà, ciascuno - a geometria variabile - dalla semplice richiesta di decentramento fino all'indipendenza. I valdostani per molto tempo sono stati, spiace parlare al passato, assai considerati: una reputazione basata sull'interesse verso i principi federalisti, ma anche per la forza della nostra Autonomia speciale (oggi ridotta ad uno straccio per i pavimenti).

Guerre Stellari, E.T., Alien...

Dart Fener a RomaSugli extraterrestri - un tempo chiamati più semplicemente "marziani" - mi accodo supinamente alle parole della rimpianta astrofisica Margherita Hack: «Credo del tutto probabile che ci sia vita in altri mondi abitati, ma credo anche che non avremo mai modo di incontrare un extraterrestre. Le distanze non ce lo permettono. In conclusione, penso che siamo destinati alla solitudine. Ma questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare a cercare!».
Poi naturalmente con il suo proverbiale caratteraccio se la pigliava con gli ufologi e le loro "bischerate", sostenendo che «l'irrazionalità danneggia la scienza e il cervello». In effetti apprezzo molto il lavoro del "Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze - Cicap" - che ho visto avere finalmente una sezione valdostana - che dal 1989 smonta il mare di scemenze che alimentano la credulità popolare.

Più anziani, meno bambini

Una culla vuotaLa crisi profonda dello Stato Sociale in Valle d'Aosta scopre uno dei nervi più dolorosi. Mette cioè alla prova quanto di retorico ci sia stato - anche da parte di componenti del mondo cattolico - attorno al tema, loro cavallo di battaglia ma lo dovrebbe essere egualmente per chi è laico, del ruolo importante della Famiglia. Il venir meno di molti servizi o il rincaro delle tariffe agiscono come una ghigliottina sui bilanci familiari in tempo di crisi della finanza pubblica, in una Valle d'Aosta dove la deflazione registrata ad Aosta è segno che la temuta stagnazione incombe.
Questo agirà come ulteriore motivazione per le coppie valdostane - scusate la franchezza - a ridurre al minimo la scelta di procreare dei bambini.

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