Per fortuna non ci sono solo cattive notizie, che ormai logorano ogni giorno la nostra pazienza, ma ogni tanto in certa desolazione spunta qualche fiore colorato, che non è solo un segno di speranza, trattandosi talora della metafora tangibile di qualcosa che diventa azione concreta per il cambiamento.
Ho seguito con emozione, perché conosco bene la loro realtà e seguo da tempo le loro vicissitudini politiche, le elezioni in Catalogna e l'esito mi fa dire: «ci siamo!»
Non è assurdo, come qualcuno potrebbe pensare, per un federalista europeo - quale io mi sento - convinto delle sue idee, sentire battere il mio cuore all'unisuono con chi spera nell'indipendenza del proprio Paese. Perché l'autodeterminazione è uno dei pilastri del federalismo e la sussidiarietà può tranquillamente riguardare il rapporto futuro fra un nuovo Paese, membro dell'Unione europea, anche senza la la Spagna. Madrid, per altro, dovrà rispettare la volontà maggioritaria di un popolo, senza negare l'evidenza o nascondersi dietro alle sentenze della Corte Costituzionale per annullare il diritto ad un referendum.