Dopo gli scandali che avevano investito la Lega, sembrava che il declino fosse inevitabile. Poi è arrivato Matteo Salvini ed ha sterzato bruscamente a destra, occupando una parte della prateria della politica che evidentemente era libera ed è risorto sotto nuove vesti del tutto distanti dal federalismo di un tempo. Idem il "MoVimento 5 stelle" di Beppe Grillo, pieno di problemi di democrazia interna che hanno comportato uno stillicidio di parlamentari in uscita e mille sfottò sui giornali e diagnosi di un'ineluttabile scomparsa. Ma la linea antipolitica ha, invece, continuato a pagare in termini elettorali. Lo si è visto per entrambi, nel nostro piccolo, anche nell'esito delle urne nella città di Aosta.
Eppure gli avvenimenti di certa politica di questi tempi continuano ad essere legna da ardere per chi predica con toni molto forti, sapendo che l'amplificazione maggiore la ottengono le provocazioni, che avvenga una rivoluzione copernicana del sistema politico, pur in termini piuttosto vaghi. E la ragione, che può avere molte chiavi di lettura, del successo del rancore è anche nell'immagine senza contorni netti che certa politica continua ad avere.