Il "Giro d'Italia" attraverserà tra poche ore la Valle d'Aosta e la memoria torna indietro. Il "Giro", nel mio passato e credo per tanti come me, aveva almeno tre valenze. La prima: segnava per noi studenti l'avvicinarsi della fine dell'anno scolastico attraverso le straordinarie cronache radiofoniche o le più moderne immagini televisive (le telecronache di Adriano De Zan erano straordinarie). La seconda: più di oggi le gare avevano un ampio seguito popolare, io conoscevo da ragazzino nomi e caratteristiche dei ciclisti e d'estate sulle piste di sabbia (forgiate con il sedere, se opportunamente trascinati) si combattevano battaglie epocali, come facevo con mio cugino Luca, io con la biglia di plastica con la foto di Felice Gimondi, lui con quella di Gianni Motta. La terza era, quando capitava, il passaggio del "Giro" in Valle. Mi piazzavo davanti a casa mia, a Verrès, prima aspettando la "carovana", che lanciava gadget in un crescendo di clamore da circo fra auto e furgoni, poi con il passaggio sullo stradone della circonvallazione dei ciclisti, sempre in gruppo e con una velocità che li concedeva alla vista, con una certa delusione, solo per una frazione di secondo.
Il ritorno del "Giro", insomma, mi riempie sempre il cuore di gioia. Domani la tappa sale al Breuil-Cervinia, omaggio ai 150 anni dalla prima scalata della "Grande Becca", mentre l'indomani si parte da Saint-Vincent con direzione Sestrière.