Conoscere la Storia è fondamentale, specie perché l'umanità ha talmente accumulato degli errori nel tempo, che ogni conoscenza delle vicende passate suona come un utile ammaestramento. La prima cosa che ogni totalitarismo ha fatto è falsare gli avvenimenti storici a proprio vantaggio e per questo l'esercizio della libertà, in democrazia, è come una ginnastica salutare, che prevede anche l'apprendimento di quanto è avvenuto per non tornare in certe situazioni.
L'antisemitismo è, nelle somiglianze fra avvenimenti che poi sono figli del loro tempo, una vera porcheria, che ha attraversato i millenni e che rinasce periodicamente dalle proprie ceneri sotto forme nuove che sanno purtroppo d'antico. Primo Levi lo denunciava, ricordando come l'Olocausto non fosse, purtroppo, da considerarsi come un punto terribile di arrivo, ma che bisognava sempre stare con gli occhi aperti, scrivendo: "Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia". Anche a me, nel mio piccolo, è capitato di trovare dei negazionisti, tronfi nelle loro teorie bislacche, e perdere la pazienza di fronte a colossali baggianate senza fondamento storico, se non basate su un revisionismo imbevuto di razzismo e violenza. Così come mi è successo di finire serata in modo imbarazzante con persone che si mettevano a raccontare odiose barzellette sugli ebrei, convinti di essere simpatici.