October 2011

Grazie ancora, Presidente

La bandiere nell'aula del Consiglio Valle: manca quella valdostanaQualche annotazione a margine della visita del Presidente Giorgio Napolitano si rende necessaria.
Ho già scritto delle grandi capacità oratorie del Presidente e della sua abilità nel centrare i temi più delicati nei rapporti con la Valle d'Aosta. Lo ha fatto non leggendo pappagallescamente un testo predisposto, ma fissando - in una schema mentale - alcune riflessioni storiche, un giudizio sereno sulla nostra autonomia speciale, inserendo le sue valutazioni nel quadro italiano ed europeo. "Andare a braccio" è sempre un valore aggiunto, perché offre spontaneità al discorso e attira l'interesse del pubblico. Quando a farlo, senza alcuna esitazione o inceppamento, è un ottuagenario, allora siamo di fronte a qualche cosa di straordinario. E' la conferma di quanto ho sempre pensato: parlare senza un testo scritto, al di là di una predisposizione naturale, funziona solo a condizione di essere padrone dell'argomento e il Capo dello Stato ha dimostrato di saperlo fare per l'ennesima volta. Quando ero con lui nella Capigruppo della Camera avevo sempre ammirato quella conoscenza dei dossier e la cura del dettaglio che sono state una grande lezione.
Dovendo dare un giudizio complessivo sulla visita, credo che non si possa che parlare di un successo. Forse solo due cose non hanno funzionato. La prima è che il ritardo nel conoscere il programma esatto ha impedito a più persone di essere in Piazza Chanoux e forse, in quel passaggio fugace, qualche parola del Presidente agli astanti sarebbe stata gradita, prima delle allocuzioni ufficiali necessariamente indirizzate al poco pubblico che può stare nella sala di Palazzo regionale (la diretta via Web è élitaria e diffidate di chi propone cifre stratosferiche di contatti). La seconda, piccola imperfezione, è stata la testardaggine - certo sconosciuta al Presidente che sarebbe stato il primo a dolersene - del Cerimoniale del Quirinale di far sparire dai pennoni davanti alla Regione la bandiera valdostana, che è pure sparita dalle bandiere esposte nell'aula del Consiglio Valle (dove campeggiavano la bandiera italiana, quella europea e la bandiera della Presidenza della Repubblica). Una vera e propria gaffe perché la nostra bandiera è un vessillo ufficiale ai sensi di una legge regionale. Lo sarebbe già nei fatti, ma lo è anche per il diritto e dunque lo zelante funzionario che ne ha chiesto la rimozione dovrebbe subire una ramanzina.
Ma si tratta di due particolari che non mutano la sostanza della visita e l'onore che abbiamo avuto nell'avere in Valle un Presidente che è un galantuomo e che ha smontato in alcuni minuti di discorso tutti quei deliri, da destra e da sinistra, contro le Autonomie speciali.

Dell'inutilità di Mister Prezzi

Roberto Sambuco, responsabile di 'Mr. Prezzi'Se avete voglia fatevi un giro su questo sito: scoprirete qualche cosa di davvero inutile e meritorio di un'immediata soppressione per demerito.
Si tratta, cito dal sito medesimo del "Garante per la sorveglianza dei prezzi, detto anche "Mr Prezzi", controlla, verifica e argina, grazie ad un sistema istruttorio che si attiva anche su segnalazione dei cittadini, i fenomeni speculativi. Propone al Governo azioni mirate o strutturate di riforma dei mercati analizzati qualora fossero state riscontrate anomalie o malfunzionamenti. Verifica, inoltre, lo stato delle liberalizzazioni e segnala i mercati dove devono essere ampliate o fatte riforme volte ad aumentare l'efficienza e le possibilità di libera concorrenza. Per assolvere alle sue funzioni si avvale delle strutture del Ministero dello Sviluppo Economico. Il Garante, effettuate le opportune verifiche, può riferire le dinamiche e le eventuali anomalie dei prezzi al Ministro dello Sviluppo Economico, che provvede: alla formulazione di segnalazioni all'Antitrust, a sollecitare ispezioni della Guardia di Finanza e ad avviare azioni di moral suasion".
Bum! Detto così, infatti, saremmo davvero rassicurati e "Mister Prezzi", definizione agghiacciante alla "Mastro Lindo", potrebbe essere davvero dotato della calzamaglia dei supereroi. Ed invece basta un piccolo tour per rendersi conto che c'è chi, anche in Valle come dappertutto, ha colto l'occasione dell'aumento di un punto dell'Iva su una serie di prodotti per "ritoccare" al rialzo i prezzi molto di più di quanto fosse logico rispetto all'aumento dell'imposta. Sono rari – e meritevoli di essere tenuti in memoria dai consumatori - quelli che, avendo già la merce in casa pagata alle condizioni della vecchia aliquota, hanno evitato rincari.
Tutti abbiamo ancora nella memoria il disastro del passaggio dalla lira all'euro: una tragedia per il nostro portafoglio che pesa ancora oggi. Forti di questa esperienza, i "controllori" in carica dovevano dimostrare attivismo e solerzia, quando si è toccata l'imposta sul valore aggiunto.
Ed invece, a parte le lamentazioni del cittadino di fronte ad una speculazione furbesca, "Mister Prezzi" non ha prestato alcun soccorso. Se inutile va, appunto, soppresso.

La lotteria della vita

Lou Gehrig, il primo ammalato di 'Sla'Qualche tempo fa, scorrevo il prontuario dei rimborsi della "Cassa sanitaria dei giornalisti" che dalla "A" alla "Z" elenca tutte le malattie possibili con relativa percentuale d'intervento. Si tratta di un elenco che fa impressione leggere, perché scopri infinite varianti di malattie che ti lasciano stupito. Chi, per fortuna e non per merito, è sempre stato in buona salute, spera davvero di mantenerla.
Ci riflettevo di fronte ad un caso di un conoscente che mi ha colpito molto e per questo ne scrivo. Ormai sessantenne ha scoperto d'improvviso di avere "sclerosi laterale amiotrofica", chiamata "Sla", una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, i cui meccanismi di innesco restano per ora misteriosi. E' in pieno, quotidiano e coraggioso combattimento non avendo lasciato un lavoro di grande responsabilità. Mi è stata descritta la sua forza d'animo e lo ammiro.
Un caso fra tanti nella lotteria della vita, che sembra estrarre un numero a caso e associarlo ad una patologia. Da lì in poi la prospettiva cambia.
Nella quotidianità queste notizie arrivano: Tizio è entrato nel girone ben noto di un cancro, Caio ha avuto un infarto e sta facendo la rieducazione, Sempronio ha cominciato la dialisi e spera in un trapianto. Si tratta, specie con il passare degli anni, di un bollettino di guerra.
Ricordo che ero bambino quando a un mio amichetto, Andrea, venne diagnosticato un tumore che lo uccise, dopo un vero e proprio calvario. Fu la prima volta che capii che esisteva questa "spada di Damocle" che pende sulla nostra testa.
Finché non ci entri, che sia tu o un tuo caro, sei solo spettatore con più o meno partecipazione e umanità, a seconda del proprio carattere. Per altro, a giustificazione di una certa morbosità verso le malattie degli altri, come scriveva Thomas Mann: "l'interesse per la malattia e la morte è sempre e soltanto un'altra espressione dell'interesse per la vita".

Riflettere sulla sussidiarietà

Il palazzo del Parlamento Europeo di BruxellesSalgo in queste ore a Bruxelles per gli "Open Days", che dovrebbe essere un insieme di giornate celebrative dell'importanza della democrazia locale nell'Unione europea. L'enormemente grande dell'Europa e l'infinitamente piccolo delle Regioni e dei Comuni europei, che si compenetrano perché è dai piccoli pezzi che si compone il mosaico più grande.
La sussidiarietà, cioè l'idea nata per evitare che il livello di governo più in alto non "schiacci" quelli più in basso nella scala delle grandezze (Comune, Regione, Stato, Unione europea), va come il pane nei documenti europei, ma spesso i fatti smentiscono le buone intenzioni. Nessuno ha mai scritto a fondo - sarebbe un bel argomento per una tesi di laurea - di come lo Statuto valdostano e la legislazione del Consiglio Valle in diverse materie si siano modificati per l'"invasività", ora buona ora cattiva, delle normative comunitarie. 
Va aggiunto che i periodi di crisi economico-finanziaria si prestano per invocare le ragioni del centralismo statale ed europeo. Lo sanno bene quelli che hanno studiato i rapporti di forza che si stabiliscono nei sistemi federali, quando il centralismo dilaga profittando di eventuali problemi nell'economia.
E non è non solo la politica che tende a dettare dall'alto le scelte degli altri. Leggete, perché illuminante, la lettera del duo Trichet-Draghi, Presidente entrante e uscente della "Banca Centrale Europea - Bce" con cui i due banchieri hanno scritto loro - pur in parte buggerati - la Finanziaria estiva del Governo Berlusconi.
Un Premier non screditato avrebbe reagito proprio nel nome della sussidiarietà di fronte a un diktat dei due "tecnici" (sarebbe stato diverso se la lettera l'avessero scritta Commissione e Consiglio, presiedute da due politici, rispettivamente José Maria Barroso e Herman Van Rompuy) ed invece è stato zitto e nell'eseguire il compitino ha picchiato duro su Comuni e Regioni in barba anche lui al principio di sussidiarietà. Anzi, ha usato il "patto di stabilità" come una clava, specie sulle "speciali" e penso che purtroppo non sia finita. 
Occasione per riflettere sull'opportunità per esponenti autonomisti valdostani di incontrare in grande pompa "gros bonnet" del Popolo della Libertà - genere, di recente, Maurizio Gasparri - mentre la storia suona il "de profundis" per il berlusconismo e per chi si è legato al carro.

Il futuro difficile da prevedere

Difficile dire che cosa capiterà nella politica italiana dopo Silvio Berlusconi. Non avendolo mai considerato una "bestia nera", ma di certo un'anomalia in politica, penso che il "dopo" vada considerato in tutta serenità.
Sapendo che il "berlusconismo" non può essere etichettato come una semplice parentesi nella storia della politica italiana.
Con tutte le dovute eccezioni  ma usandolo solo come esempio storico, esattamente come avvenne con il fascismo, il "berlusconismo" non è stato un accidente, ma un insieme di idee e comportamenti che hanno corrisposto ai desideri della maggioranza del popolo italiano.

Chiamatemi Fantozzi

Paolo Villaggio nei panni di 'Fantozzi'Mai come oggi mi sento Ugo Fantozzi. Partenza per Bruxelles e seguente ragionamento: poiché l'arrivo del volo avviene ad una ventina di minuti a piedi, da percorrere con ritmo da vero maratoneta, per giungere al ritiro bagagli, questa volta spedisco da Torino ed evito di trascinarmi il bagaglio a mano.
Idea eccellente. Arrivo a destinazione e vado al nastro e vedo girare le valigie. Mi concedo una "pausa pipì" da record di rapidità e spunto in posizione ritiro. La vedo la valigia e la tiro giù. E' lei.
Poi, per un atavico scrupolo, confronto il mio numero d'etichetta, appiccicato sulla carta d'imbarco e vedo che non ci siamo. Provo ad aprirla con i numeri della combinazione di chiusura: nulla. Guardo l'etichetta interna con i dati personali: la valigia è identica ma non è la mia e il proprietario non ha messo il suo nome nell'apposita fessurina.
Aspetto, guardo, scruto.
Nulla da fare: lo sconosciuto se n'è andato con la mia valigia e io la sua la lascio al servizio bagagli, dove - per la privacy - non mi dicono chi è il "voleur" in buona fede, pur avendolo identificato dall'etichetta di spedizione.
L'addetto ostenta ottimismo. Sbaglia perché nel corso della giornata il sistema automatico telefonico in cui inserisco il codice del mio disguido dice che nulla si sa sulla mia valigia. All'imbrunire la segreteria mi annuncia che mi passerà un addetto. Cade la linea decine di volte e nessun umano si palesa all'apparecchio. Provo il centralino multilingue dell'aeroporto che fra musichette e annunci mi fa stare alcuni minuti in linea e poi mi liquida dicendo che al centralino non c'è nessuno.
Avendo studiato il "Manuale delle giovani marmotte", mi attrezzo per l'igiene intima: rasoio e schiuma da barba, deodorante, spazzolino e dentifricio e quel che trovo al "Metropole" di Bruxelles. Facile.
Più difficile per il resto con cui arricchire l'unico vestito blu d'ordinanza che verrà posto in stiratura nell'apposito aggeggio portabiti in hotel. In Europa vige il calzino corto, per cui compro calze un pochino più grandi del piede per evitare l'effetto polpaccio a nudo. Le camicie in Belgio sono mediamente orrende e me la cavo dopo vari giri con prodotti che farebbero inorridire Gino Canonico e famiglia, miei storici fornitori di completi classici. Taccio sulle due cravatte, degne della sagra del kitsch.
Senza valigia, nel cuore dell'Europa, Fantozzi Ugo Luciano spera nella sua valigia, che questa notte sognerò.

E se la Valle perdesse i fondi strutturali?

Angela Merkel e Nicolas SarkozySono molte le "dietrologie" che si fanno qui a Bruxelles attorno alle dichiarazioni del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, contro l'asse franco-tedesco all'indomani dell'ennesimo incontro fra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
Stupiscono due aspetti: il primo è che a polemizzare, invocando una discussione a ventisette, cioè di tutti i Paesi membri, senza Paesi di "serie A" e di "serie B", sia stato Franco Frattini, che è uno dei pochi politici italiani che conosce l'Unione europea, essendo stato anche Commissario. Solitamente equilibrato, questa volta è stato stranamente aggressivo in una dichiarazione che arriva a commento di una strategia in coppia Berlino-Parigi consolidata da anni.
Il secondo aspetto è proprio la scelta dei tempi: l'Italia, per non finire male, avrà bisogno dell'aiuto della "coppia" Merkel-Sarkozy, che sono "decisori" di fatto, al di là dei problemi diplomatici.
La tesi principale sui perché della sortita di Frattini è che pare crescere in Europa la scelta di legare futuri aiuti ad un cambio di leadership italiana e dunque queste dichiarazioni sarebbero preventive rispetto ad una richiesta che si indirizza in modo mirato contro Silvio Berlusconi e questo avrebbe fatto saltare ogni cautela in Frattini.
Fantasie? Non credo. Anzi, sarebbe bene discuterne e sappiate che questa situazione anche rispetto alla Valle d'Aosta, "incatenata" al degrado italiano, è foriera di cattive notizie. Un esempio concreto: nel fissare le linee direttrici della futura "politica regionale", ma con automatica estensione a politiche settoriali come quella agricola, l''Unione europea prevede un meccanismo semplice e brutale. I Paesi indisciplinati nella politica di bilancio perderanno i fondi strutturali senza eccezione alcuna. 
Il rischio per la Valle, disciplinata e corretta nell'uso dei fondi, sempre più utili in epoca di "vacche magre", è di trovarsi privata di questo fiume di denaro europeo nel prossimo periodo di programmazione "2014 - 2020".
Sarebbe una botta terribile e la possibilità nefasta è illuminante della necessità di riflettere sulla credibilità italiana in Europa, ormai ridotta al lumicino. 

Silvio c'è

Silvio Berlusconi guarda lontano...Silvio Berlusconi è ormai, politicamente, un cyborg e la sua presenza tende all'immortalità, proprio come capita nelle storie di fantascienza a quegli esseri umani su cui sono stati innestati organi meccanici ed elettronici oppure - alternativa per un cyborg - ad un automa che simula di essere un umano.
Altrimenti, dopo mesi di una batosta dietro l'altra, culminata ieri con il "no" della Camera al Bilancio dello Stato, avrebbe dato le dimissioni.
Ma ormai parlare di questa ipotesi appartiene all'elenco delle cose inutili. Dice un proverbio veneto: «Batar le nose, tendere le tose, spalar la neve e copar la gente xe laori che no serve a gnente» Traduzione: «Tirar giù le noci dall'albero, far la guardia alle ragazze, spalare la neve e uccidere la gente sono lavori che non servono a nulla». Andrebbe aggiunto: «sperare che Berlusconi si dimetta».
D'altra parte non bisogna stupirsi e trovare ammaestramenti dalla propria vita e farsi l'elenco delle "cose inutili". Come le tonsille, che una volta ti venivano estratte al primo mal di gola. Oppure, altro esempio dell'infanzia, tirare un sasso piatto sull'acqua per farlo saltare, guardare il movimento delle formiche nei formicai, sapere a memoria la parte della messa che spetta al prete, comprare canarini, cocorite, pesci rossi, tartarughe e criceti.
Fra le cose inutili patrimonio comune segnalo: usare ogni trucco o prodotto contro la caduta dei capelli, sapere le canzoni a memoria ed essere stonato, mandare una cartolina quando ormai si inviano le foto, comprare una cartina stradale all'epoca dei satellitare.
E chi l'avrebbe mai detto che un giorno le discoteche sarebbero risultate inutili, così come  le cabine telefoniche e le macchine da scrivere e la gomma di scorta fatta sparire dal "ruotino"? 
Eppure l'inutilità è fra di noi come l'anfiteatro vuoto per sempre che si affaccia sulla discarica dei rifiuti a Brissogne o come l'Arco d'Augusto che è storicamente impegnativa come rotonda. 
D'altra parte viviamo in un mondo in cui si può navigare su Internet senza meta e fare lo zapping con il telecomando senza guardare davvero la televisione. E dunque perché stupirsi se "Silvio c'è".

Il Belgio, punto e a capo

Elio Di RupoDopo dieci anni di assidue frequentazioni di Bruxelles, "capitale" dell'Unione europea, mi sono affezionato al Belgio, che resta per altro terreno di studio per chi voglia vedere come si evolva il federalismo.
Ecco perché, dopo una crisi durata poco meno di cinquecento giorni, nel senso che alle elezioni legislative non era seguita la formazione di alcun Governo, il Belgio ora si appresta ad avere un nuovo Esecutivo, uscendo dal regime grottesco di "prorogatio" del Governo in carica.
Gli osservatori notano che la ragione principale della difficile intesa è la crisi economico-finanziaria, che ha costretto a nazionalizzare la banca franco-belga Dexia. Io penso che non sia solo questo: il punto decisivo sta proprio nel rafforzamento del federalismo con più autonomia alle Regioni (Fiandre, Vallonia e uno status più chiaro per Bruxelles-capitale) attarerso la "devoluzione" di molte materie dal fisco alla sicurezza sociale, dall'impiego al codice della strada con la soluzione di problemi simbolici in materia di circoscrizioni elettorali.
Vincitore è stato il "mediatore" e futuro premier, Elio Di Rupo, un socialista sessantenne, figlio di immigrati italiani, una sorta di dandy con il farfallino, navigatore della politica belga, che ha avuto anche la chance di aver migliorato l'uso del neerlandese e questo è piaciuto ai fiamminghi.
Non credo, tuttavia, che questa sesta riforma delle istituzioni belghe depotenzi davvero le aspirazioni indipendentiste di larga parte della popolazione fiamminga, che sperano nella nascita di un vero e proprio Stato. Forse l'attuale scelta di un Governo di "salute pubblica", riducendo ulteriormente il ruolo dello Stato centrale, sarà nella storia belga un momento di passaggio per rendere più dolce l'eventuale "rottura" fra le due comunità linguistiche. E lo status rinforzato della Regione di Bruxelles la premessa possibile a farne un "distretto europeo".
Vedremo.

Che noia mortale!

Uno dei dodici sbadigli di Bossi durante il discorso alla Camera di BerlusconiHo ascoltato ieri, in diretta dalla Camera dei Deputati, semivuota per l'inutile "Aventino" delle opposizioni (tranne i radicali rompiballe), il discorso del presidente Silvio Berlusconi, che veniva annunciato come un rilancio vigoroso della maggioranza di Governo, così come pochi mesi fa si è riadattata per tirare avanti.
Una noia mortale: che Berlusconi, con la vasta corte di persone che lo attornia, non abbia avuto qualcuno che gli scrivesse qualcosa di nuovo e di incisivo è deprimente per lui, per il suo entourage e per noi. Bastava un Giuliano Ferrara per dare energia e vigore.
Non sto neanche più a sindacare sul filoberlusconismo di alcuni esponenti dell'Union Valdôtaine, di cui non capisco più lo zelo ormai inesistente persino in ampi settori del Popolo della Libertà, ma devo dirvi che, alla fine, se anche oggi il Cavaliere passerà l'ennesimo voto di fiducia indenne - annoteremo qualche cosa nello spazio del dibattito qui sotto - direi che la sua stella si è definitivamente spenta a causa di un eloquio in politichese che fa rimpiangere l'uso di un tempo della secchezza da pubblicità.
Non è solo un fatto anagrafico, perché Giorgio Napolitano ad Aosta ha dimostrato come un ottantenne possa essere svelto e comprensibile, è che forse il Cavaliere incomincia davvero ad averne le tasche piene e dunque la sua verve oratoria ne risente.
Il Parlamento è una brutta bestia: ho assistito negli anni a Montecitorio e talvolta al Senato, quando ero sottosegretario, ad interventi pronunciati in un silenzio di tomba, quando l'oratore riusciva con le sue capacità ad attrarre l'attenzione, altre volte, invece, era - proprio come ieri - la disattenzione e la distrazione a dimostrare che quel che veniva detto era privo di qualunque novità o mordente.
La pietra tombale sono stati gli sbadigli di Umberto Bossi al fianco del Premier. Sbadigliava irresistibilmente, attratto dal vortice della noia, forse pensando al porto a cui alla fine la Lega dovrà decidere dove attraccare: le elezioni anticipate e il post Berlusconi.

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