May 2011

Festeggiare San Precario

Una situazione precariaPrecario. C'è da scommettere che è questa la parola più usata in questo 1° maggio, "festa del lavoro".
Non è un neologismo: "salute precaria" o "equilibrio precario" sono espressioni che tutti noi abbiamo usato.
L'origine della parola inquieta, venendo dal latino "precari" - pregare, supplicare - e il termine esatto vuol dire "ottenere per grazia". Se applicato al sempre esistente clientelismo nel lavoro, allora mai origine fu più calzante...
E' solo da pochi anni che, incollata alle generazioni più giovani, è nata questa etichetta "precario" (i lavoratori "stagionali" sono in parte altra cosa) da contrapporre alla figura del "lavoratore a tempo indeterminato", che una volta era la forma di contrattualizzazione per eccellenza. 
Argomento non semplice per il settore pubblico e solo i sindacati più demagogici la fanno semplice: assumete i precari.
Nel frattempo, anche su loro richiesta, la regola del concorso pubblico è diventata sempre più inderogabile (lo dice, per altro, la Costituzione)  e dunque i concorsi "riservati" sono di fatto fuori legge e lo sarebbe, a dire dell'altra faccia della medaglia, anche un "uso leggero" degli interinali. 
E in più il pubblico non ha spazi reali di stabilizzazione per rispettare un "Patto di stabilità" sempre più stringente con i dipendenti pubblici in costante diminuzione e lo Stato che controlla sino ad ogni singola unità.
Sia chiaro che a nascita di partecipate "apposite" va studiata nei particolari perché il "tacòn" non risulti peggio del "buso".
Aggiungiamo che il "lavoro flessibile" (che cela con modernità il precariato) dilaga nel privato in molte professioni liberali e in società pubbliche i "vecchietti" non mollano mai, anzi sono in voga.
Così molti giovani, concetto sempre più dilatato, tribolano.

Il campanello d'allarme

L'abitazione di Morandini sorvegliata dai CarabinieriIn Valle i fatti di sangue - penso, se risulterà tale, alla morte violenta di Paolo Morandini, ad Aosta - sono rari e di questo non ci si può che compiacere. Di conseguenza, quando capitano, si creano maggiore impressione e allarme sociale, acuiti dalla circostanza che la cronaca nera ipnotizza il pubblico e crea un tam-tam di illazioni.
Per questo i cronisti di nera, di fronte a certe notizie, devono avere equilibrio e senso di responsabilità proprio per l'eco che assume qualunque ricostruzione.
E' noto come, oltretutto, basti qualche delitto sulla persona, vista la loro rarità, per incidere sulle statistiche e così d'improvviso la Valle si trova in una posizione elevata nei tassi di crescita criminalità, per quanto sia grottesco.
Va aggiunto poi che un'anomalia improvvisa determina il fatto che, diversamente da quanto avviene dove hanno il callo rispetto a certe vicende, i rischi percepiti sono superiori ai rischi reali e ciò rinfocola le preoccupazioni.
Sono lieto che i famosi sistemi di videosorveglianza sul territorio, sui quali si iniziò a lavorare anni fa con approfondimenti e norme di legge, si stiano concretizzando, perché si tratta di un ausilio prezioso per la prevenzione e come aiuto alle forze dell'ordine per risolvere i casi.

Caleidoscopio 3 maggio

Giovanni Paolo II a Les Combes con alcuni bambiniA poche ore dalla grande cerimonia di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, la puntata di "Caleidoscopio", con la consueta conduzione di Christian Diémoz, è incentrata sulle numerose visite in Valle del Pontefice polacco.
A raccontare queste vicende sarà Ezio Bérard, che seguì la gran parte delle vacanze valdostane di Karol Wojtyla. A seguire, dall'archivio "Rai" sarà proposta una parte del discorso che Giovanni Paolo II tenne in piazza Chanoux in occasione della sua prima visita nella nostra regione, il 6 settembre 1986.
La puntata prosegue con Michela Ceccarelli che, nel suo consueto spazio di approfondimento, racconterà dell'esposizione sul Risorgimento in Valle d’Aosta, mentre la rubrica di Diémoz "Un libro, un disco" sarà dedicata a "Le avventure di Pitti La Roccia" di Giuseppe Mario Scalia.
La trasmissione va in onda sulle frequenze di "Radio1", negli spazi di "RaiVd'A" alle ore 12.35 circa.

La morte di Bin Laden

Osama Bin LadenQuesta mattina presto, l'arrivo di un messaggino dal sistema di allerta che ho collegato con uno sito di notizie mi ha avvertito della notizia clamorosa dell'azione delle truppe speciali americane che ha portato alla morte di Osama Bin Laden, figura carismatica del terrorismo islamico, inseguito dagli Stati Uniti per le sue chiare responsabilità nell'organizzazione dell'attentato dell'11 settembre del 2001 che portò al crollo delle Torri gemelle a New York.
Se penso a quegli avvenimenti terribili e alla feroce determinazione di organizzare una strage in un luogo pieno di persone inermi non si può che gioire per quanto avvenuto e commuoversi per quel moto spontaneo che ha portato i cittadini americani a riunirsi davanti alla Casa Bianca.
Dalle vecchie democrazie, che pure saranno piene di difetti e lo dico per evitarmi le contumelie di chi ha un comprensibile pizzico di antimericanismo, arrivano insegnamenti sul senso identitario e di appartenenza. Ci sono cose che dividono e altre che uniscono e questa elementare ripartizione sembra ormai essere saltata in Italia.
Confesso, tuttavia, dovendomi muovere nelle prossime settimane in diversi aeroporti per lavoro, un senso di preoccupazione e di insicurezza. Ogni vicenda di questa portata scatena purtroppo elementi drammatici di ritorsione e viaggiare diventa spiacevole.

Incognite per la Verrès

L'insegna della Verrès SpAMi sono sempre occupato della "Verrès SpA", erede nel ramo principale d’attività, la monetazione, di quanto era stato fatto nel settore dalla "Cogne" di Aosta.
Come parlamentare, prima a Roma e poi a Bruxelles e anche nelle responsabilità successive, ho seguito le vicissitudini dello stabilimento in passaggi decisivi per l’importanza di questa fabbrica per la Valle, cui si aggiunge un elemento affettivo verso il mio paese e i tanti amici che lavorano nello stabilimento. Penso alla leggina sulle mille lire metalliche, di cui fui promotore e relatore, come "ponte" in attesa dell’importante produzione degli euro metallici (altro argomento di intervento), ma soprattutto alle visite numerosissime ai vertici aziendali nella bella sede del Poligrafico a Roma in certi momenti di passaggio, come la trasformazione in "SpA".
La "Verrès" era sempre in acque agitate, specie quando si discuteva di un suo possibile scorporo dalla Zecca. Personalmente ho sempre ribadito - e i sindacati lo sanno bene - come la mancata diversificazione del prodotto (la parte artistica è limitata, mentre la microfusione venne chiusa) rappresentava un rischio e la ricerca di commesse per le monete sul mercato mondiale si è sempre dimostrata difficile e piena d'insidie.
Ora – lo leggete sul sito Internet della "Verrès" - l'azienda cerca un partner ("primari operatori industriali, istituti bancari e finanziari, nazionali o internazionali") e si parla esplicitamente "anche mediante cessione della quota azionaria di controllo attualmente detenuta dall'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, pari al 55% del capitale sociale".
Curioso che lo faccia l'azienda e non direttamente il Poligrafico, come si è sempre temuto in passato.
La Regione, tramite "Finaosta", è socio di minoranza e dunque ha strumenti "interni" di verifica degli avvenimenti presenti e futuri.
E' bene vigilare per evitare di trovarsi in tempi brevi brutte sorprese.

La storia non si scrive con i "se" e con i "ma"

Mussolini, la Petacci e gli altri a piazzale Loreto, a MilanoLa morte di Osama Bin Laden avrà inevitabilmente una scia di polemiche e ci saranno le ricostruzioni le più varie e in questo Internet risulterà uno straordinario amplificatore di teorie e di retropensieri.
Lo dimostrano anche le prime discussioni che abbiamo abbozzato qui sul blog.
Ci vorrà qualche tempo per avere piena conoscenza dei fatti e anche una ricostruzione esaustiva e dettagliata originerà comunque dubbi o spiegazioni di vario genere. Pensiamo proprio alle fotografie: abbiamo già avuto dei falsi e quando usciranno quelle vere ci sarà chi sosterrà per anni che anche quelle sono false.
Comunque sia, la storia è quella che è. Ci riflettevo rispetto ad un parallelo: la fucilazione di Benito Mussoliniil 28 aprile del 1945 e la successiva, tremenda e disumana esposizione del cadavere, avvenuta a piazzale Loreto a Milano. Sulla catena di avvenimenti ancora oggi gli storici si tirano per la giacca e mille leggende aleggiano: fu ucciso per eseguire una condanna a morte o fu un'iniziativa autonoma oppure "politica", dove andava Mussolini con esattezza, che fine hanno fatto i documenti che si portava dietro, c'era o no il "tesoro di Dongo" (oro e valuta)?
Ebbene, pensiamo - anche se astrologare è inutile - se questa morte non ci fosse stata e se Mussolini fosse stato processato. Gli scenari potrebbero essere davvero plurimi in un gioco a tavolino.
Io ho il mio pensiero: se non fosse stati ucciso subito, si sarebbe forse giunti a qualcosa di simile al processo di Norimberga per i criminali nazisti. Probabilmente Mussolini sarebbe stato comunque giustiziato. Oppure no, in alternativa sarebbe stato incarcerato a vita e chissà nell'Italia "perdonista" quali avvenimenti ulteriori si sarebbe creati...
Insomma: non è mai facile scrivere la Storia e peggio ancora adoperare i "se" e i "ma".

In epoca di barzellette

Bimbi divertiti durante il Festival degli artisti di strada di Aosta"Chi sa ridere è padrone del mondo". Frase magnifica e condivisibile, se non fosse che a scriverla è stato Giacomo Leopardi, che non ha proprio mai goduto della fama di allegrone.
L'etimologia è una materia che consente interpretazioni varie della stessa parola e diventa interessante quando un termine finisce per essere evidente caratteristica - un simbolo, direi -  nella politica dell'Italia contemporanea. 
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sulla barzelletta". Così potrebbe recitare un ipotetico "comma 1 bis" dell'articolo 1 della Costituzione nell'attuale temperie (o, meglio, intemperie).
Venendo all'etimologia, c'è chi dice che barzelletta deriverebbe da "balzellare", che è il diminutivo del termine "bargella", che indicava una donna sfacciata e furba ed è passato poi a significare "facezia", provenendo però in epoca più antica dal latino medioevale "barigildus", che voleva dire "funzionario carolingio capo di polizia", poi passato - con evidente dileggio - a significare "briccone".
Un bel giro: da guardia a ladro, da donna di facili costumi a battuta scherzosa!
C'è invece chi, altra pista degli studiosi, sostiene che  barzelletta nel suo significato originario sarebbe "canzone a ballo di genere popolare" e se è comprensibile il passaggio verso una "storiella spiritosa" che dipende dal contenuto allegro e divertente, talvolta licenzioso, del componimento, non altrettanto chiaro risulta l'esatto rapporto di derivazione fra balzellare e barzelletta. Certo che non c'è altro luogo che una pista da ballo per ridere con una barzelletta.
Ma gli eccessi in politica, ormai debordanti su YouTube, fanno dire: ridere per non piangere.

Sanità penitenziaria

Un'ambulanza davanti al Tribunale di AostaCon apposita legge regionale si chiude il quadro giuridico per il passaggio totale alla Regione della sanità penitenziaria. Un percorso ad ostacoli nato negli anni Novanta e completato oggi.
Il caso, pur essendo una nicchia, risulta un elemento esemplare. Anzitutto il carcere: una struttura che "soffre" di tutte le storture dell'amministrazione penitenziaria. Qualche esempio: sovraffollamento impressionante, densità di extracomunitari, forte rotazione dei detenuti, personale sottodimensionato e tagli feroci in ogni capitolo di spesa, che rendono difficili il lavoro quotidiano e elementari manutenzioni. In Valle poi è stato disatteso il reclutamento locale (legato ovviamente al francese) e così molti agenti della polizia penitenziaria vivono nella speranza di un trasferimento.
Altri aspetti: c'è stato l'evidente tentativo di bypassare la norma d'attuazione dello Statuto, obbligatoria per il trasferimento alla Regione autonoma di questa materia, poi - ogni volta che la norma finiva al tavolo della "Commissione Paritetica" - lo Stato, che chiedeva altrove di fare in fretta, si metteva a spaccare il capello in due sul testo della norma!
Si evince così la solita verità che ci accompagna sin dalla nascita della nostra autonomia: un forte analfabetismo rispetto alla particolarità del nostro ordinamento giuridico e dunque la necessità ogni volta di faticare per spiegarne ragioni e contenuti.
Confesso che in molti casi perdevo la pazienza! Mi veniva in mente quando Giulio Andreotti mi raccontava degli incontri nel dopoguerra con mio zio Severino «che si arrabbiava in certe discussioni, brandendo un tagliacarte come se fosse stato una spada».

Adunata a Torino

Alpini in piazza Chanoux ad AostaChe gli alpini sfilino per le vie del centro di Torino, per la loro adunata, è come un pisello nel suo baccello. La "capitale" del Piemonte è uno dei centri nevralgici dell' "alpinità", che è un insieme di tanti elementi: senso di appartenenza, fierezza delle origini, tenacia sui campi di battaglia e nel volontariato, voglia di far festa sino all'ultimo bicchiere.
Ho avuto l'onore, a Bassano del Grappa nel 2008, di sfilare, pur non avendo fatto la naja, come presidente della Valle d'Aosta, quale segno di riconoscimento e simpatia della comunità che rappresentavo e aggiungo, immodestamente, che avevo le carte in regola per farlo, avendo anche seguito con assiduità i problemi delle truppe alpine nel corso della mia attività parlamentare.  
Per qualche centinaio di metri ero stato accompagnato nella sfilata - kermesse che non ha davvero eguali - da mio figlio Laurent, allora dodicenne, che ricorda ancora oggi con emozione quei momenti.
Spiace che una stupida polemica, avvicinandosi allora le elezioni regionali, avesse in parte rovinato quella bella giornata, iniziata in mezzo agli alpini valdostani che attendevano di sfilare in un clima simpatico e accogliente.
Ma, per fortuna, il tempo consente di ricordare solo le cose belle e di accantonare i dispiaceri.
Finita la leva obbligatoria e con un numero irrilevante di volontari valdostani che scelgono la professione militare, l'"esercito" dei nostri alpini è destinato ad un lento ma inevitabile declino di cui non si può far altro che dolersi, visto il ruolo forte che gli alpini in congedo hanno avuto e hanno ancora nei Comuni della Valle.

Moltiplicare pani e pesci

Credevo, nella lunga esperienza politica, di aver visto di tutto e di avere una "pellaccia". Per fortuna, invece, ci sono sempre novità che mantengono intatta la capacità di stupirsi e credo che sia un bene perché mantiene freschi intellettualmente.
Penso a questa storia della "moltiplicazione dei Sottosegretari" nel Governo Berlusconi, che dilata in maniera crescente i numeri dell'Esecutivo.
Un vizio antico quello della moltiplicazione delle poltrone in Italia, cui non a caso si era posto un limite per legge, e che assume ora una coloritura del tutto nuova: il Sottosegretario "ad personam", che rappresenta nient'altro che il proprio voto.

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