April 2011

Rimarchevoli scoperte

La ricostruzione del villaggio salassoI recenti ritrovamenti nella "Conca di Barbissogne" sotto l'Aiguille du Menteur, in quello che sembra essere - anche grazie agli accertamenti con il "carbonio 14" sulle ossa degli scheletri e sui resti di cibi rinvenuti vicino ai focolari - un villaggio degli antichi Salassi, apre una prospettiva del tutto nuova sulle abitudini alimentari e su alcuni costumi della popolazione che abitò per secoli la Valle d'Aosta, prima dell'invasione romana.
Di certo i Salassi erano onnivori e tutto fa presumere che seguissero i ritmi dei pasti analoghi ai nostri. La prima colazione si ritiene fosse a base di carne secca, tipo l'attuale mocetta, ricavata o dalla marmassa (una marmotta piatta, tipo sogliola, allora presente sulle Alpi) o dall'unibecco (stambecco con un solo corno). La bevanda caratteristica del mattino era una sorta di cappuccino fatto con radici di tarassaco e latte appena munto, rigorosamente tiepido.
Il pranzo prevedeva formaggi di capra autoctona caratteristici per la loro forma a sottiletta (ottenuto con l’uso di appositi menhir per lo schiacciamento), oltreché gamberi di acqua dolce e, come ben comprensibile, carpe o tinche consumate rigorosamente crude.
Si presume un forte consumo di ananas della bassa Valle, dove allora esistevano palme da frutto. Bevanda scontata: vino "Dos - Dominazione d'origine salassa".
La cena sembra fosse caratterizzata da grigliate di carne, ma non si hanno ancora precise notizie sulla pratica eventuale del cannibalismo, specie - come avviene ancora oggi - fra componenti della stessa parte politica.
Aspetto curioso: i Salassi erano grandi fumatori e dalla cittadina di Salassa, nel vicino Canavese, veniva importata della canapa per produrre tessuti, ma si ritiene appunto che la "cannabis" servisse anche ad altro...
Il famoso "bünga bünga" (da scrivere con la dieresi per non confonderlo con versioni contemporanee) - lo si capisce da alcuni rudimentali graffiti -  potrebbe essere un rituale postprandiale per favorire la digestione dei Salassi, caratteristico di una società matriarcale con l'anziana capotribù all'inseguimento, in una specie di "nascondino", dei giovani guerrieri su e giù per le montagne.

Vizi e virtù

Pensando all'Italia di oggi, in cui immagino che le bandiere tricolori lasciate sulle case dopo la fine del 150esimo anniversario dell'unità siano un specie di grido di speranza e non un orpello nazionalistico, vengono in mente tanti pensieri e magari qualche frase spizzicata qua e là.
"Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!".
Naturalmente questa frase pessimistica di Dante Alighieri è riferita alla sua epoca, ma il pensiero - come capita nell'eternità dei grandi autori - finisce per avere sempre qualche appiglio con la realtà contemporanea.

Caleidoscopio 5 aprile

Un'opera di Bobo PernettazTrentesima puntata, come sempre il martedì nel palinsesto radio di "RaiVd'A", per "Caleidoscopio", programma condotto da Christian Diémoz, che nell'introduzione "esplora" interessanti riferimenti storici.
Si comincia la parte interviste con l'autore del libro "Diritti umani: tutela, integrazione e comunicazione delle diversità culturali" di Giuseppe Mario Scalia, presidente della "Commissione di Coordinamento della Valle d'Aosta", dai trascorsi professionali nel settore delle minoranze (anche io lo avevo conosciuto in questa veste presso il Ministero degli Interni, quando le minoranze erano considerate un problema di "ordine pubblico").
Sarà il presidente del sodalizio noto come "Il Cenacolo Italo Mus", Marco Macrobio a descrivere la collezione del "Museo mineralogico e paleontologico" di Saint-Vincent, di nuovo visitabile da pochi mesi.
Michela Ceccarelli, nella sua rubrica, parlerà delle eclettiche creazioni, tutte in materiali naturali, del sulfureo Bobo Pernettaz, mentre "Un libro, un disco" scoprirà un nuovo titolo della collana "Corpo Sedici", curata da "Le Château": "Jean-Baptiste Cerlogne, un clerc paysan" di Silvana Presa.
Come sempre, una varietà di temi, che si accompagna ad una scelta musicale mai banale.

Merito e metodo

Berlusconi guarda lontanoRicapitoliamo: attraverso le regole del "Patto di stabilità", che subiscono un giro di vite lo scorso anno per decisione del Governo Berlusconi, la Valle d'Aosta si trova nell'impossibilità di assumere - con le stesse modalità di sempre - le persone impiegate con contratti a termine in alcuni settori, in particolare i famosi cantieri forestali. 
Se non si trovasse una soluzione, vorrebbe dire mettere in difficoltà migliaia di famiglie. Così nasce in tutta fretta una società interamente regionale come "contenitore" cui far assumere e poi "somministrare" (orrido tecnicismo) il personale di cui la Regione ha bisogno. Si teme che il Governo possa invocare l'incostituzionalità della legge regionale, ma ciò non avviene.
E così qualcuno "ringrazia" il Governo Berlusconi e indica questo "gesto" come una delle ragioni per allargare la maggioranza regionale al PdL, dimenticandosi che chi aveva creato il problema era stato il Governo stesso, altro che ringraziamenti! Per altro lo stesso Governo Berlusconi aveva creato alla Valle, già con i "tagli" al personale imposti senza razionalità, l'impossibilità di riassorbire parte dei "precari" in considerazione anche della complicazione delle norme concorsuali.
Ora, però, si crea un secondo problema: la nascita si questa SpA pubblica, ovvio escamotage per aggirare le regole statali che creavano il paradosso di non poter assumere, sembrava, nelle discussioni politiche e in quelle in Consiglio, di consentire di assumere lo stesso numero di persone degli anni passati, semmai con qualche riduzione nei loro tempi d'impiego (evitando anche "imbarcate" clientelari).
Alla fine, invece, mi par di capire che c'è stato un "dietrofront": non tutti saranno riassunti e questo crea preoccupazioni in chi si troverebbe senza lavoro, dopo che gli erano state fornite le rassicurazioni del caso.
La questione costringe a doverosa attenzione sia per il merito che per il metodo.

Brutta storia

Migranti in arrivo a LampedusaQuesta storia degli immigrati clandestini sta prendendo una strana piega. Lampedusa - che avrà la già qui evocata cornucopia berlusconiana ("zona franca", Casinò, ospedale, scuola...) - viene "liberata" dai profughi che vanno per ora in maggioranza in tendopoli al Sud, da dove scappano per cercare di andare in Francia.
Da dove li respingono, sostenendo che il "Trattato di Schengen" prevede che spetti al Paese dove arriva il clandestino respingerlo dal territorio europeo.
Uno scontro fra due furbizie: quella italiana che "agevola" la fuga sino al confine francese e non riesce ad "imporre" alla Tunisia il rientro forzato, quella francese che ha ripristinato i controlli di frontiera e non dimostra uno straccio di solidarietà, come tutti gli altri.
Convitata di pietra l'Europa che mai come ora, con le divisioni sulla guerra libica, è in picchiata di credibilità. Mi pare in imbarazzo la Lega che con Roberto Maroni al Viminale è costretta a fare "buon viso a cattivo gioco".
La popolazione italiana interessata dai campi si preoccupa legittimamente (e quando in Valle si saprà dove andranno i cento a noi assegnati sarà così) e addolorano molte delle storie personali dei tunisini in fuga alla ricerca di una chance che non  hanno nel loro Paese (poi ci saranno pure degli avanzi di galera!).
Solito discorso: o troviamo un modo serio per regolare i flussi dell'immigrazione (ormai con l'ultima l'ultima tornata eravamo alla lotteria via Internet) e per dare aiuti reali ai Paesi del Terzo Mondo oppure lo "tsunami" si abbatterà davvero sulle coste italiane e risalirà sino a noi.

Auguri, Voix!

Lo studio della 'Voix de la Vallée'"La Voix de la Vallée" compie oggi cinquant'anni. Per la "Rai" - e in senso lato per tutta la Valle - credo che debba essere un vanto: il gazzettino regionale, esempio di decentramento ante litteram, è davvero un pezzo di storia che dal 1961 attraversa il tempo sino ad oggi.
Caposaldo è sempre stata l'edizione delle ore 12.10, che esisteva già agli albori con un orario che si adattava al pranzo di mezzogiorno del passato.
All'inizio la trasmissione era preparata e diffusa a Torino e poi dopo pochi anni venne trasferita in tutto e per tutto in Valle. La sede vera e propria si sviluppò in via Chambéry ad Aosta in un palazzo che venne pian pianino occupato sino al trasferimento nell'odierna "Sede per la Valle d'Aosta" in una palazzina a Saint-Christophe.
Da quel "vecchio" studio radiofonico anni Sessanta, una bomboniera perfettamente insonorizzata, dal 1980 al 1987, ho scritto e condotto molte volte la "Voix" (la seconda edizione allora era alle ire 14.30), uscendo per servizi con lo straordinario "Nagra" a bobine (oggi è tutto digitale!).
Per un valdostano ad inizio carriera (avevo 21 anni), faceva anzitutto impressione e poi anche emozione trovarsi a parlare a quel microfono, specie in diretta, essendo la "Voix" - con quella sigla caratteristica e le voci "amiche" - una costante della propria infanzia. 
Ricordo poi come, prima della nascita del Telegiornale regionale nel 1979, la "Voix" fosse anche il principale strumento informativo in Valle e ancora negli anni immediatamente successivi mantenne quel record.
"Lo ha detto la Voix" era una frase ricorrente, come trasformare una diceria in realtà. Si sono alternate a quel microfono tanti colleghi e, nelle interviste, generazioni di valdostani, creando uno sterminato e prezioso archivio, che più di molti altri documenti fa "sentire" i cambiamenti intervenuti in quest'ultimo mezzo secolo in cui la società valdostana è sembrata viaggiare velocissima e mutare in profondità, nel bene e nel male.
Gli auguri alla "Voix", appuntamento di lunga tradizione in FM (modulazione di frequenza) e in AM (onde medie), sono gli auguri a quelle decine e decine di giornalisti e tecnici (molti ci hanno lasciati e li ricordo) che, giorno dopo giorno, hanno raccontato storie piccole e grandi della nostra Valle, raggiungendo ogni paese, presentando quotidianamente la vita della nostra comunità.
"Grand Format", il mensile televisivo della "Struttura programmi", domani sera poco prima delle ore 20 su "Rai3", negli spazi di RaiVd'A, racconterà dell'anniversario della "Voix" e anche del modello radiofonico pubblico francese, oggi assai radicato in ambito locale e a cui il servizio pubblico italiano nel settore radiofonico dovrebbe guardare, non essendo altrettanto "délocalisé", in un'epoca in cui si fa un gran parlare in Italia di federalismo.

Opportuni distinguo

Immigrati italiani nel dopoguerraQuesta storia dell'"invasione" dei tunisini ha un aspetto insopportabile. Riguarda l'evocazione dei migranti italiani nel mondo, fatta dallo stesso Silvio Berlusconi, come molla per una maggior comprensione verso chi arriva.
A parte il fatto che l'emigrazione "italiana" andrebbe divisa correttamente fra quella onesta di cui andare fieri e quella disonesta (che ha esportato modelli di criminalità organizzata che hanno marchiato per sempre l'"italianità"), resta ovvio che citarla in questa occasione è davvero inopportuno.
Mi riferisco all'attitudine di questa "massa" di persone arrivate con una logica pretenziosa rispetto ai loro diritti - e sin lì ci potrebbe anche stare - ma soprattutto con una carica di inciviltà e di violenza che si è vista con il trattamento che hanno inflitto alle navi con cui sono stati trasferiti da Lampedusa verso le loro destinazioni. Nelle poche ore di navigazione, queste navi sono state letteralmente distrutte con un teppismo insopportabile e tra l'altro impunito, che rende improponibile ogni parallelo con certe emigrazioni del passato.
Sta andando in onda su "RaiVd'A", curata da Didier Bourg valdo-parigino, una serie di trasmissioni sull'emigrazione valdostana - per ora nella vicina Francia, dove si stima che ci siano mezzo milione di francesi di origine valdostana! - che sono illuminanti dell'atteggiamento laborioso e rispettoso che avevano nel Paese ospitante senza dimenticare l'amore per la nostra Valle.
Gli opportuni distinguo servono proprio a non mischiare situazioni e atteggiamenti radicalmente diversi e che ci servono a leggere le situazioni odierne con crudo realismo e senza troppa retorica patriottarda.

Quel sorriso in Paradiso

don Paolo ChasseurDon Paolo Chasseur, ayassin tutto d'un pezzo (o meglio «di Antagnod», come ci avrebbe tenuto a dire), era un uomo sorridente.
Apparteneva ad una generazione, quella di noi degli anni Cinquanta del secolo scorso, che più di altri hanno vissuto gli enormi cambiamenti della nostra Valle. Mi è capitato spesso di discuterne con lui e la sua capacità di analisi era profonda, perché nessuno come un parroco impegnato nel quotidiano, con ritmi di lavoro sempre più sostenuti, sa "scavare" nelle cose.
E lui, nel lento declinare delle vocazioni che svuoterà le nostre parrocchie da preti autoctoni, rientrava in quel filone storico di preti che arrivavano dalle nostre vallate laterali, mettendo nell'attività pastorale quella carica di umanità e quella conoscenza della nostra comunità di cui sarà davvero difficile in futuro fare a meno.
Il "sociale" era alla sua attenzione - e non per un esercizio verbale nelle sue omelie semplici ma nello stesso modo intense - e lo ricordo per casi singoli che seguiva con grande impegno ma anche per casi che riguardavano i suoi parrocchiani, come le vicende che portarono alla chiusura della "Tecdis" di Châtillon e si sforzava ogni volta di spiegare - con sincera partecipazione - come fosse difficile per tante famiglie del paese «tirare avanti».
Don Paolo ha accompagnato i miei figli alla Comunione e alla Cresima, rendendoli - sempre con quel sorriso che ora è in Paradiso - consapevoli della responsabilità con grande affetto ma anche sapendoli porre, con disciplina, di fronte alla loro responsabilità.
Qualunque sarà poi il loro rapporto con la religione, li ha sostenuti di certo nel loro cammino di formazione come persone e di questo gli sono enormemente grato.

Ben detto, Siegfried!

Siegfried Brugger«Signor Presidente, fin dall'inizio di questa legislatura il mio partito si è posizionato in modo autonomo e indipendente al di fuori della logica dei blocchi precostituiti di maggioranza ed opposizione. Abbiamo valutato i singoli provvedimenti di volta in volta votando a favore delle proposte condivisibili e contro quelle che non ci hanno convinti.
Oggi siamo chiamati a votare in Aula su una delibera che la Giunta per le autorizzazioni a maggioranza ha espresso sostenendo un conflitto di attribuzione nei confronti dell'Autorità giudiziaria della procura e del GIP di Milano sul caso "Ruby". Noi non condividiamo questa valutazione. Non può essere infatti la Camera nel caso concreto a decidere sulla natura ministeriale o meno di un reato, con un voto che, sotto questo profilo, è esclusivamente politico ed estraneo alle prerogative attribuite dalla Costituzione al Parlamento. Non può essere la Camera a qualificare il giudice naturale, come la Cassazione ha ribadito. Ne consegue che il voto di oggi ha come conseguenza solamente di mantenere aperto un conflitto istituzionale e politico poiché anche un voto favorevole dell'Aula non sospenderebbe comunque il procedimento in corso.
Riteniamo, invece, che il Presidente del Consiglio debba rispondere alla magistratura ordinaria come ogni altro cittadino italiano perché siamo di fronte non ad una condotta nell'esercizio della funzione pubblica, ma ad una condotta privata posta in essere da una persona che svolge una funzione pubblica, il che è completamente diverso e non configura alcun profilo di reato ministeriale. Non vi sono, a nostro giudizio, prerogative del Parlamento che siano lese e la tesi di un conflitto di attribuzione è del tutto infondata. Per queste ragioni, voteremo contro questa proposta»
.
Così si è espresso ieri alla Camera il mio amico, Siegfried Brugger, capo del Partito sudtirolese (SVP) a Montecitorio.
Lo ha fatto in modo cristallino, sia sulla posizione del suo partito sia su questo crescente intreccio fra gli interessi di Silvio Berlusconi come imputato in diversi processi e le iniziative legislative del Governo da lui presieduto per farli saltare.
Che questo avvenga in un periodo di smodata "campagna acquisti" di deputati - e anche quando l'UV si accinge ad allearsi con il PdL - dimostra la linearità della SVP.

I miei dubbi, oggi, in Consiglio Valle

Il sottoscritto durante il Consiglio Valle del 6 aprileIl Consiglio Valle, dopo mesi o forse anni di manovre di avvicinamento, ha votato l'allargamento della maggioranza regionale al PdL.
L'UV "apre" così alla Destra che governa a Roma, dopo riunioni interne che hanno seguito la linea tracciata dai vertici.
La mia posizione, per chi frequenti il sito, è ben nota e critica per una serie di ragioni che ritengo fondate e che difendo.
Quello che potete ascoltare qui è il mio intervento in aula, che riassume una buona parte dei miei pensieri.
Senza peli sulla lingua, come mio costume, anche se non credo mi porterà bene...


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