January 2011

L'indipendenza energetica

L'energia bisogno del presente e del futuroIl tema dell'indipendenza energetica sarà per la Valle d'Aosta cruciale per il prossimo decennio, specie con l'ineluttabile diminuzione (con aumento contemporaneo dei costi) dei quantitativi, purtroppo non infiniti, dei combustibili fossili nelle loro diverse forme. Già in un recente passato avevo potuto verificare le conseguenze nefaste di un'improvvisa chiusura dei rubinetti del gas metano sulle utenze familiari e industriali in Valle.
Certo l'idroelettrico resta strategico, anche per le esportazioni, ma bisogna che gli impianti stiano in piedi economicamente anche quando cesseranno certi contributi legati ai "certificati verdi". Stessa cautela ci vuole con gli impianti che funzionano, in grande o in piccolo, con legno e suoi derivati, perché se poi il prodotto locale adoperato è pochissimo, allora certe logiche di auto-produzione vengono caducate. Il solare è una grande speranza, specie pensando ai vantaggi dell'alta quota, mentre sull'eolico non ho elementi certi.
Resta una mia totale incompetenza su possibili reali potenzialità del noto bacino minerario di carbone fossile di La Thuile, sfruttato in particolare dalla "Cogne" nella seconda metà degli anni Venti sino alla chiusura della miniera nel 1965.
Gli esperti segnalano come la miniera di La Thuile abbia prodotto tre milioni di tonnellate di carbone, ma di come le potenzialità produttive, con un "filone" lungo circa quindici chilometri e largo un chilometro, potrebbero ancora dare dieci milioni di metri cubi di carbone (dati che ricavo da uno studio finanziato con fondi europei). Chissà...

Caleidoscopio 4 Gennaio

Gianni TorrioneTorna anche nel 2011 il magazine radiofonico "Caleidoscopio", condotto in studio da Christian Diémoz e che si occupa di "varia umanità".
Ad aprire questo numero sarà l’intervista a Gianni Torrione, autore del libro "Tàppa Lo Ba", sulle vicende storiche dell'immediato dopoguerra nella nostra Valle. 
Ci sarà poi un salto Oltreoceano con l'intervista a Leon Hendrix, fratello del grande chitarrista Jimi, grande musicista e icona di una generazione.
Con Michela Ceccarelli, attraverso la sua  rubrica, visiteremo il castello Vallaise di Arnad, di recente acquisito dalla Regione.
Infine, in "Un libro, un disco", Diémoz ci proporrà "Ofelia" di Cristina Betti, in libreria per i tipi di "Faligi". Appuntamento alle ore 12.35 circa, sulle frequenze di "Radio1", occupate a quell'ora da "RaiVd'A".
La radio mantiene una straordinaria freschezza!

Forza, Presidente!

Il presidente della Repubblica durante il discorso di fine annoGuardo il discorso di fine anno del Presidente Giorgio Napolitano e sono contento di averlo votato per l'ampiezza e la profondità del messaggio, che conferma che al Quirinale non c'è, per fortuna, il vuoto.
Della stessa generazione dei miei genitori, Napolitano è un galantuomo d'altri tempi, un comunista "liberal" in origine che incarna oggi con dignità le istituzioni perché ha scelto la politica in modo limpido senza traffici, porcherie, volgarità e con una cultura umanistica profonda che emerge dalle sue parole. Ho avuto l'onore di frequentare il Presidente e dunque non lo scrivo per sentito dire.
Un uomo di 85 anni che si rivolge alle giovani generazioni, cercando chiavi di lettura e risposte ai crescenti malesseri, merita rispetto e considerazione. Anche da parte di chi, trivialmente, vuole considerare "questa" politica come risibile se confrontata all'"altra" politica, quella appunto dei maneggioni che guardano come dei marziani o forse dei fessi quelli che credono nell'onestà in politica come precondizione per un impegno pubblico.
"Volare alto", come ha fatto Napolitano, può essere strumentalizzato perché poco "popular" rispetto all'ammiccamento da messaggio pubblicitario o al pragmatismo che sembra considerare una "rottura" i meccanismi democratici in nome del "decidere, decidere, decidere", anche se poi, scavando, sono più le parole che i fatti.
I giovani come speranza. Questo messaggio è difficile da far passare, ma il vecchio saggio che ha pronunciato certe frasi dimostra che il dialogo fra le generazioni è una delle poche speranze.

La sfortuna ci vede benissimo

L'incidente avvenuto a CourmayeurLa "dea fortuna" è cieca. Ricordo che per alcuni anni, a beneficio di una clientela del "Casino de la Vallée" che la insegue per le vincite al gioco, furono realizzate - con l'apporto di artisti di significativo livello - diverse statuette rappresentative della fortuna e in genere viene proprio ritratta come una giovinetta dagli occhi bendati.
La quotidianità conferma il detto e all'inizio dell'anno ci si dovrebbe pensare, scorrendo, alla ricerca di conferme, la cronaca di ogni giorno e quel non so che di imponderabile. Una "spada di Damocle", se vogliamo ricordare uno straordinario racconto moraleggiante di Cicerone con quella spada affilata appesa ad un esile crine di cavallo che pende minacciosa pronta a cadere sulla testa con esito mortale...
Pensate, a titolo esemplificativo, a quel francese diretto ieri sera verso l'imboccatura del traforo del Monte Bianco con la sua auto, morto in seguito alla caduta di un masso sulla sua vettura. Casi del genere possono essere raccontati in infinite versioni e raccontare delle sfortune altrui è un modo comune per esorcizzare le proprie.
La sfortuna - dice un caustico detto popolare - ci vede benissimo.

Bye-bye sacchetto di plastica

Un stilosissima borsa 'non di plastica'Monitoro, per curiosità, la scomparsa dei sacchetti di plastica, che è in vigore da inizio anno, anche se avverrà davvero una volta esaurite le scorte (ecco perché in certi negozi ne trovate ancora). Una scelta che condivido, dopo aver visto straordinarie zone montane o marine imbrattate dall'onnipresente e purtroppo sempiterno sacchetto.
In passato, il passaggio fra la vecchia sporta della spesa delle nonne - ne ho in memoria vari generi, tipo "a rete" oppure di iuta o di rafia - e il "moderno" sacchetto, era stato un segno tangibile della società dei consumi e nessuno si poneva problemi ambientali, oggi invece è l'inverso e dunque la sua scomparsa è segno di ecocompatibilità. L'addio al sacchetto di plastica è doveroso ma smonta un pezzo delle proprie abitudini.
I sacchetti alternativi, come quelli di amido di mais, saranno pure biodegradabili (a differenza di altri prodotti che sono biodegradabili "a condizione che..."), ma non reggono nessun tipo di peso e dunque non sono affatto sostitutivi.
Ho visto che in Svizzera, dove il no alla plastica era già scattato, nessuno li usa per la spesa, proprio per la loro inutilità, e dunque si propende per la sporta "fai da te" (che si presta oggi a belle operazioni di regalo) o la cassetta di cartone (soluzione per cui propendo).

Vai con il carillon!

Uno dei magici carillonPer note ragioni, in questo periodo sono arrivati alcuni carillon (francesismo transitato in italiano, ma l'equivalente in francese è "boite à musique") e trovo che si tratta sempre di un bel regalo.
Il più elegante è un carillon d'argento a forma di giostrina su cui si alternano foto e giocattoli, il più originale è un oggetto che riproduce il "Cremlino" con il noto motivetto cosacco (regalato da chi il russo lo parla correntemente!).
Confesso che il carillon mi affascina e dal passato mi arrivano, in modo totalmente inconscio, musiche della mia infanzia più profonda. L'aspetto ipnotico e rassicurante viene oggi trasferito su alcune applicazioni per i palmari, tipo "new age", che in realtà scoprono l'acqua calda.
Per cui basta considerare un carillon un regalo per neonati, perché è adattissimo non solo per ammansire la creatura - ma una bella overdose di latte funziona alla bisogna - ma per lo stress di noi adulti.
Resto, invece, contrario all'uso ansiolitico del ciuccio per piccini e... grandi.

Necrologi

Necrologi ad AostaCandidato alle elezioni europee, incontrai i rappresentanti delle pompe funebri della vasta Circoscrizione elettorale.
Appuntamento a cena per discutere dei loro problemi: persone simpaticissime forse come antidoto alle tristezze del mestiere, messe subito a loro agio da una mia splendida gaffe iniziale. Dovendo assicurare il mio interesse, cominciai dicendo: «sono qui per prendere le misure dei vostri problemi». Giubilo nella tavolata: «hai usato il verbo giusto, esattamente uno dei compiti della nostra categoria!».
Si proseguì la serata, con imbarazzo dei tavoli vicini, fra regolamenti di polizia mortuaria, distanza dei cimiteri dai centri abitati e bare che rischiano di scoppiare per il gas...
Ci ripensavo rispetto al tema di oggi: dopo una certa età si guardano con attenzione gli annunci mortuari sui muri, totalmente privi d'interesse quando si è giovani e si nota con un certo "divertissement" quelli che si fermano nei luoghi deputati ad osservare gli annunci. A seconda delle zone della Valle i necrologi mutano di grandezza, di caratteri e mettono o no le fotografie. Un annuncio utile e che, appunto dopo una certa età, diventa "voyeurismo", della serie «l'ho scampata bella» oppure la dolorosa scoperta della scomparsa di qualcuno che si conosceva.
Ai tempi di Internet, che funzioni ancora qualcosa di cartaceo, pur nella particolarità del caso, appare come rassicurante.

Franc-parler

Sarà pur vero che, come si dice, «la strada verso l'inferno è lastricata di buone intenzioni», nel senso che c’è chi, inalberando propositi nobili e condivisibili, finisce per farsi i fatti suoi senza scrupoli di coscienza.
E sembra di sentire, a questo proposito, la vocina di Giulio Andreotti, impersonificazione di una politique politicienne, quando ammoniva: «a parlar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina».
Ma, nella speranza di non cadere negli stessi errori e profittando del passaggio da un anno all'altro, come sottrarsi a quest'impegno di riflettere sul da farsi di fronte al susseguirsi dei mesi a venire? Una sorta di impegno da assumere e di cui sarà facile verificare l'avvenuto rispetto.
Ciò premesso, vorrei che questo 2011 fosse all’insegna del "franc-parler", come si dice in francese, che temo già sia un mio difetto congenito che non sempre porta bene.

Scalcagnata Befana

Una befanaSull'Epifania e i Re Magi, nelle interessanti operazioni di contaminazione di cui il cristianesimo è stato capace, nulla da eccepire.
Non a caso in Spagna i piccoli doni ai bimbi li portano loro, i Re Magi, non la Befana, che anche da noi in Valle è personaggio d'importazione tipo Halloween, utile per qualche sberleffo per gli auguri beffardi alle donne di casa, che ci sopportano per questa nostra innocente derisione.
La Befana etimologicamente nasce da una storpiatura dell'Epifania ed è una sovrapposizione di personaggi diversi che indicano il passaggio da un anno all'altro o il passaggio dal culminare dell'inverno alla bella stagione.
La vecchietta - immagine della bruttezza femminile, simile a certi personaggi carnevaleschi - deriva delle leggende appenniniche e diventa personaggio adoperato dal fascismo per la creazione di un immaginario utile per avere un insieme di miti a favore del processo di italianizzazione.
In fondo l'esito è stato scarso e la Befana vivacchia come ultimo pretesto per un dolcetto o un piccolo dono. Perché poi, purtroppo, l'anno comincia davvero.

La legge della trasparenza

Gli alpini che portano la bara del caporalmaggiore Matteo MiottoNon ho più scritto dell'impegno dei militari italiani, specie degli alpini, in Afghanistan. Da una parte perché l'ho già fatto, ricordando proprio il ruolo fondamentale delle truppe alpine storicamente legate alla nostra Valle, dall'altra perché nell'ormai trascorso periodo natalizio un fiume di retorica ha investito tutte le televisioni, che sembravano essersi messe d'accordo sulla descrizione di quanto fosse tragico il Natale senza i familiari per i nostri militari e in più in un rischioso scenario di guerra.
Tutto vero: ma siamo di fronte a militari di carriera che svolgono un lavoro che hanno scelto, di cui conoscono rischi e modalità. Qualche lacrimuccia ci sta, ma ettolitri di lacrime no.
Ma oggi ne parlo di nuovo dopo le ultime notizie sulla più recente delle morti, quella dell'alpino veneto Matteo Miotto, il cui padre aveva chiesto subito: «ditemi la verità». E la verità pareva cristallina: un cecchino.
Ora, invece, si scopre che il papà aveva ragione - e forse sapeva qualcosa da qualche commilitone - e un imbarazzatissimo Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha annunciato ieri che la morte di Miotto è avvenuta durante un attacco vero e proprio ed il cecchino era solo un aspetto di una dinamica complessa.
Ora lo stesso Ministro sostiene, per svelare il perché della bugia, di non aver avuto notizie veritiere sulla dinamica dei fatti e di «essere arrabbiato» con i militari.
"Arrabbiato?!?" In casi di questo genere devono cadere delle teste, perché in democrazia la trasparenza è un dovere.

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