January 2010

La forza dello sbadiglio

Max che sbadigliaSe uno guarda su questo sito, bilingue francese-inglese, scoprirà che non è una bufala: in effetti nel 2010 è previsto a Parigi un convegno internazionale sullo sbadiglio.
Si tratta di capire (giuro che il solo scriverne mi fa sbadigliare!) perché esseri umani e altri mammiferi (tipo cani, gatti, scimmie...) sbadiglino e i neonati lo facciano già nella pancia della loro mamma.
A leggere quel che si trova sono diverse le teorie: noia, stanchezza, ossigenazione, richiamo sessuale (sic!), socialità (lo sbadiglio contagia).
Chissà! Vedremo l'esito del convegno e lo sforzo sul tema - in fondo inutile, almeno credo - è come un pizzico d'allegria contro il grigiore che ammorba.

Biodiversità 2010

Uno stambecco tra le montagne valdostaneIl 2010 è l'Anno mondiale della Biodiversità, come deciso alcuni fa dalle Nazioni Unite. Occasione per riflettere sui rischi che, in tutto il Pianeta, corrono diversi ecosistemi con particolare riferimento alle diverse specie viventi, uomo compreso, visto che molte culture umane rischiano la scomparsa.
La Valle è interessante per due ragioni. La prima è che l'altimetria consente di avere una straordinaria ricchezza in fauna e flora: dal Mediterraneo all'Artico, salendo dal fondovalle sino alle cime è come percorrere il mondo stando qui. La seconda è il caso di scuola dello stambecco, "salvato" in extremis dalla sua scomparsa, mentre il recente caso del lupo e anche quello del gipeto segnano l'inversione, vale a dire un ritorno, mentre alcuni uccelli come la pernice bianca e il gallo cedrone rischiano grosso per i cambiamenti del clima. Sul piano botanico immagino che ci siano storie analoghe, come quelle che mi hanno raccontato dell'arrivo e della diffusione - talvolta nociva - di piante non autoctone.

Ballando per la posta in gioco

Invidio molto chi balla bene il ballo liscio, compreso un mio collega in Consiglio Valle che ho visto di recente galvanizzato nella danza e, un "uccellino" mi ha detto - e fa benissimo a farlo - che va a corsi di ballo. Io ballicchio, magari dopo qualche bicchiere, attenendomi scrupolosamente agli ordini della dama, che in genere scelgo, a differenza mia, alfabetizzata nel ramo.
Io appartengo, dalle discoteche di Ayas, attraverso quelle di Gressoney-Saint-Jean, Aosta, Cogne e poi della provincia di Imperia (meta estiva per decenni), a chi ha imparato quel ballo che - ai miei tempi - definivamo "shake", intendendo con il termine l'insieme di balli moderni della generazione "yé yé".

Caleidoscopio 19 gennaio

La fornitissima discoteca di RaiVdASolito "lancio" della trasmissione radio di "RaiVdA", in onda ogni martedì su "Radio1" alle 12.35.
Si tratta, come sa chi l'ha ascoltata, di un insieme di argomenti vari "legati" da una programmazione musicale appositamente ragionata e cangiante.
In sommario, oltre alla novità editoriale proposta da Christian Diémoz, qualche riflessione sulle Fiere di stagione (domani Donnas, a fine mese Aosta) con un'intervista con Giovanni Thoux.
Parleremo poi dei cani San Bernardo, con l'apposita Fondazione di Martigny, con retroscena simpatici. Infine un'occhiata ai "club" che operano in Valle anche attraverso l'esempio - nella spiegazione del presidente Robert Trossello - del "Rotary Club" di Aosta.
Buon ascolto!

In coda per "Avatar"

Il sottoscritto insieme a Laurent ed Eugénie con gli occhiali 3dAll'uscita dallo spettacolo pomeridiano, discretamente affollato, al cinema "Ideal" di Verrès c'era un muro di folla: persone diversissime erano in coda per vedere "Avatar", il film di James Cameron. Anche in Valle il poderoso marketing ha dato i suoi frutti.
A me il film è piaciuto per la maestosità degli effetti speciali e per il commovente e consolatorio finale con i cattivi che perdono e l'amore che trionfa, oltreché per l'appello insito in favore della diversità culturale.
Resta modesto il "3d" con occhialini d'ordinanza per chi abbia visto la tridimensione più efficace da molti anni assicurata alla "Géode" di Parigi o anche, sin dall'apertura, ad "Eurodisney".
Il film è stato attaccato su due fronti: gli antifumo perché una scienziata fuma in modo compulsivo (accusa ridicola, anche se quel personaggio avrebbe retto bene anche senza il particolare caricaturale della sigaretta) e chi sostiene l'esistenza nelle scene finali di un'istigazione sottile al suicidio, quando il protagonista diventa definitivamente il suo avatar (accusa risibile). Semmai quel che colpisce della società del futuro tratteggiata da Cameron è, a parte le carogne e gli speculatori che speravamo spariti, dovendo oggi sopportarli, l'evidente condizione ingrata e l'incomprensione per una persona sulla sedia a rotelle per aver perso l'uso delle gambe. 
Ma forse è una dimostrazione dell'abisso fra il "politicamente corretto" e la realtà.

Craxi

Bettino CraxiLa rilettura storica del declinare della cosiddetta "Prima Repubblica" non sarà mai cosa semplice. Quando entrai alla Camera nel 1987, non si respirava ancora aria di smobilitazione, mentre il clima che cambiava emerse con chiarezza all'inizio del decennio successivo.
Bettino Craxi, che pure avevo visto in occasioni ufficiali e in particolar modo alle sedute parlamentari, lo incontrammo, con il senatore Cesare Dujany, nella primavera del 1992, quando per la formazione del Governo Amato il voto valdostano a Palazzo Madama era importante.
In via del Corso, nella storica sede del PSI, restammo parecchio tempo con Craxi e Amato in questi locali che trasudavano di vissuto con una serie di ritratti di Garibaldi alle pareti. Ancora oggi mi domando cosa spinse il leader socialista a dedicarci molto tempo: certo aveva bisogno del nostro sostegno politico, ma ho l'impressione che quella lunga chiacchierata seduti in poltrona fosse per lui una specie di sfogo con due interlocutori strani, uno giovane ed uno anziano, con cui condivise un sacco di argomenti.
Carismatico lo era eccome! Era il suo un argomentare arguto, con lunghe pause e soprattutto - circostanza che mi stupì - larghi sorrisi in questo suo affabulare.
Ma il giudizio storico resta: il sistema corruttivo esisteva e Craxi lo conosceva e ne era compartecipe...

Attorno ad Haiti

Alcune vittime del terremoto di HaitiVorrei tornare su Haiti con due pensieri. Anzitutto, ci deve far riflettere il fatto che, per inviare una forza di protezione civile adatta a gestire le enormi emergenze, alla fine gli Stati Uniti mandino ad Haiti i marines.
Il soldato - in Italia usato per l'ordine pubblico, per poter fare sport, per scavare nelle macerie in Abruzzo, per spalare la neve a Milano - tende ad avere un ruolo plurimo su cui sarebbe bene interrogarsi in sistemi democratici.
In secondo luogo, i francesi, dopo aver fatto un sacco di pasticci con questo Paese caraibico dagli scempi colonialisti in poi, sembrano ora rendersi conto che la gestione americana dell'emergenza sposterà definitivamente la popolazione verso gli Stati Uniti.
Fenomeno già esistente da tempo che ha indebolito il bilinguismo francese-creolo a vantaggio di un crescente uso dell'inglese. Ennesimo scacco per la Francofonia mondiale.

Vincent Trèves

Vincent TrévesCon la morte di Vincent Trèves se ne va un altro protagonista della storia contemporanea. Un uomo, antifascista e partigiano, che fu formato alla scuola di Emile Chanoux e dell'Abbé Joseph Trèves, pagando nel dopoguerra con la galera le sue convinzioni politiche.
Mi era capitato, malgrado la differenza di età e una certa ruggine che aveva nei confronti di mio zio Severino, di parlare con lui in una clima - mi piace ricordarlo - di forte simpatia reciproca, avendo io, per natura, rispetto e interesse per i nostri "grandi vecchi" (per questo lo proposi come Chevalier de l'Autonomie). Ascoltandolo più volte in pubblico, ho ammirato quella capacità di mantenere una passione civile forte, avvinto dai racconti di come - partendo dalla semplicità del mondo rurale - si potesse all'epoca stratificare quella formazione personale, oggi potremmo dire "interclassista", caratteristica della Jeune Vallèe d'Aoste come punto di partenza dell'autonomia odierna contro il conformismo dell'epoca fascista.
Vincent - e sia consolatorio per i cari Chantal e Albert - ritroverà, dopo la morte e in quello spazio ideale che mi auguro esista davvero come una sorta di paradiso, intere generazioni di amici: gli anni della sua crescita politica videro assieme uomini ottocenteschi e ragazzi come lui proiettati oltre il buio del Regime.

Il va e vieni delle tendenze

Oliviero GobbiNon ero più stato a Verrayes, nello stabilimento "ex Rossignol", oggi di proprietà della famiglia Gobbi e amministrato da Oliviero Gobbi, che è anche Presidente dei giovani industriali.
Ho visto con piacere, all'interno del grande stabilimento, come siano stati razionalizzati gli spazi e aumentati i macchinari in quella che è stata una sfida industriale, nata con una mia telefonata a Gioachino Gobbi di fronte alle fosche previsioni che arrivavano dalla "Rossignol".
Il segnale più interessante - ne ha scritto per primo Fabrizio Favre su "ImpresaVdA" - è che Oliviero ha ripreso forniture che erano finite in Cina con problemi di logistica e qualità del prodotto che hanno fatto fare marcia indietro a chi aveva fatto questa scelta per produrre i bastoncini da sci. La "delocalizzazione" verso i Paesi dell'Est e verso la Cina inizia a essere posta, non solo in questo caso, in forte discussione per la relativizzazione, per diverse ragioni, dei vantaggi economici e fiscali che avevano allettato molti industriali. Un segno confortante, perché in Valle la presenza industriale resta indispensabile.

Uno sci più veloce

Sci sempre più prestantiQuando penso alla storia dello sci, non posso non confrontarla all'esperienza personale. A casa ho una serie di foto di famiglia scattate a Pila negli anni Trenta e negli anni Quaranta del secolo scorso. E' l'immagine del primo "sci eroico" in Valle. Le altre tappe le ho vissute di persona e gli impianti a fune, ma soprattutto le attrezzature (sci e scarponi, per non dire dell'abbigliamento) hanno avuto un incredibile cambiamento.
La battitura piste, infine, ha mutato completamente l'approccio allo sci.
L'insieme di miglioramenti e di modificazioni ha sortito un aumento della qualità media degli sciatori, ma soprattutto ha velocizzato questo sport con salite più rapide con gli impianti e discese più veloci da parte degli sciatori. Oggi in poco tempo puoi sciare in intensità quanto una volta potevi fare in un'intera giornata.
Ciò ha creato un aumento di incidentalità e l'altro giorno, dovendo ormai sciare con mille sguardi in giro per evitare cozzi con gli altri in pista, ho deciso che, alla fine, cederò e mi metterò il casco.

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