January 2010

Ancora neve

La neve, stamattinaCome tutti, questa mattina, ho spalato la neve e - da buon pendolare - ho affrontato le strade innevate. Sono equipaggiato e dunque non ho da preoccuparmi.
Mi preoccupo semmai per due questioni: la prima è l'obbligo di avere gomme antineve (le famose "termiche", anche se non smetterò mai di rimpiangere le "chiodate") o di montare le catene, un obbligo-buon senso che resta ampiamente disatteso; la seconda sono gli automobilisti incapaci, che pensano che la sicurezza sia piazzarsi a velocità minima sulla corsia di sorpasso in autostrada o avanzare come lumache, spesso con cumuli di neve sull'auto che impediscono ogni visuale, lungo le statali.
Se torneranno, in maniera più stabile, gli inverni che ricordo degli anni Sessanta e Settanta può darsi che pian pianino tutti si riabituino a diverse cosette: fare il proprio dovere con la pala, avere auto equipaggiate, viaggiare con un minimo di destrezza.
Comunque sia, una bella nevicata, come la vedo a quest'ora dalla finestra, mi mette una grande allegria.

Paradossi

Un momento dei disordini a RosarnoQuel che capita in Calabria - con gli scontri fra extracomunitari e popolazione locale - è segno dei tempi e mette assieme una serie di paradossi che è bene tenere sott'occhio.
Una bomba sotto la Procura Generale a Reggio Calabria è stata il segno che la 'ndrangheta ha voluto dare allo Stato e l'occasione è stata utile per capire due cose: la malavita è e resta forte in Calabria e, secondo aspetto, la sua influenza si è estesa come una ragnatela in Italia e persino in certe zone di Paesi europei. Anche in questi giorni è stata purtroppo ri-citata la Valle d'Aosta.
Così la situazione è che in quella zona della Calabria, dove di certo una parte della raccolta della frutta è in mano a "caporali" legati alla malavita, esploda la protesta di quei "clandestini" di colore che hanno fatto comodo per il loro lavoro irregolare e oggi, invece, danno fastidio e nasce dunque una contromanifestazione, anche se poi dovranno essere sostituiti da altra manodopera esterna se si vuole raccogliere la frutta.
Una brutta storia ingarbugliata.

Una cultura che cambia

Le nuove tecnologie hanno creato una facilità straordinaria di accesso alla cultura.
Attualmente sul mio "iPhone" (per non dire di un qualunque computer), oltre ad avere Internet che offre un accesso illimitato a fonti le più disparate, a seconda ovviamente dell'abilità di navigazione e di ricerca, ho - subito consultabile - dizionari di vario genere e lingua che danno suggerimenti linguistici, geografici storici e altro ancora.
Sembrerebbe quest'offerta, che finisce con la connessione per essere illimitata, una soluzione ideale contro il rischio, sempre esistente dalle materne all'Università, di cadere vittima degli eccessi di nozionismo.

Caleidoscopio 12 gennaio

Una schermata del software utilizzato per la messa in ondaMentre "Radio1" a livello nazionale modifica il proprio palinsesto, sino all'estate la programmazione di "RaiVda" resta la medesima.
Così martedì, in una mezz'ora che inizia poco dopo le 12.30, andrà in onda, come sempre, "Caleidoscopio", giunta - e il numero è scaramantico - al numero 17.
In questo numero parleremo ancora delle modifiche del clima in ambiente alpino, dei problemi di sicurezza dei soccorritori in montagna e cominceremo a parlare - con lo storico Andrea Desandré - dell'annessione della Savoia alla Francia del 1860, che sarà uno dei temi di quest'anno per 150esimo anniversario. Christian Diémoz presenterà infine una novità editoriale con il suo abbinato brano musicale (particolarissimo in questa puntata...).
Per eventuali suggerimenti, scrivetemi.

Un vero Casino

Un tavolo da gioco al Casinò di St-VincentHo sempre detto e scritto, in tutti i ruoli che ho avuto, ma trovo significativi perché rendicontati alla virgola i discorsi in Consiglio Valle, di come la crisi del "Casino de la Vallée" non fosse facile da arginare. Anzi, quando ho avuto responsabilità dirette - e ciò cozza con certi successivi silenzi di tomba - i clamori erano altissimi e gli scioperi vivaci, ma non mi sono mai tirato indietro nel rilevare ogni criticità senza promesse vane.
Poi mi è stato spiegato che, finalmente, c'era stato un "punto e a capo". Ora i conti peggiorano e anzi leggo - dalla pagina de "La Stampa" di Imperia - che si starebbe andando, d’intesa fra le quattro case da gioco italiane, verso un "contratto nazionale" dei croupiers, circostanza nefasta per Saint-Vincent.
Leggo ancora che il Ministro del Turismo Michela Brambilla, che in Valle ha avuto festose accoglienze, ribadisce la volontà di aprire in fretta nuove Case da gioco legate agli hotel di lusso, facendo un parallelismo - che mostra l'ignoranza totale sul tema - con la situazione francese.
Due brutte premesse per il nuovo anno.

Accessibilità

Il progetto dell'ascensore al castello di VerrèsIn una serata invernale di quelle toste, durante la quale sono stati svelati i nomi di Contessa e Conte del Carnevale di Verrès (Yuliska Leonardi e Stefano Mosca), si è dimostrato per l'ennesima volta quanto già ordinariamente noto: l'accesso alla fortezza, fiore all'occhiello fra i castelli valdostani, non è agevole e questo penalizza la struttura su cui sono stati spesi molti soldi per una "messa a norma", riscaldamento compreso.
Sono contento che prosegua, direi un po' a rilento, l'ipotesi di realizzazione di un ascensore e di un montacarichi che colleghino la rocca con il paese sottostante: già in passato tecnici specializzati avevano presentato diversi scenari possibili, che renderebbero meglio fruibile la fortezza di Verrès, nella speranza che l'uso ancora indeterminato dei singoli castelli - e Verrès è un caso esemplare di assenza di una mission - sfoci in un disegno complessivo che crei una "rete".

L'elementare rispetto per il viaggiatore

Treni pronti sui binari ad AostaChe in Italia ci sia un'emergenza ferrovia è indubbio e nessuno discute le ragioni storiche che portano ai problemi attuali, per così dire storicizzati e non risolvibili a breve. Il Piemonte, che ha da anni le competenze sull'esercizio, grida contro "Trenitalia", annunciando un appalto aperto anche ad altre società e paiono profilarsi dei privati seri. Un antidoto contro un crescente e talvolta crudele abbassamento di qualità del servizio.
Se Torino piange, Aosta non ride. Anzi! Treni soppressi, biglietterie chiuse o macchinette non funzionanti, un'evidente sciatteria generale. Minacciare non serve, finanziare - temo - neppure.
D'altra parte anche il core businnes dell'alta capacità zoppica e dunque figurarsi i treni locali. Tra qualche tempo anche la Valle potrà fare un appalto e chissà che, con la limitatezza tecnologica della linea che impone i suoi ritmi, non ci potrà essere qualche novità positiva. Non si tratta di fare voli pindarici, ma pretendere un elementare rispetto per il viaggiatore.

Il sale

Neve e sale ad AostaCome ogni anno, ma con le temperature sotto zero che picchiano duro il tema si fa più... caldo, riprende la polemica di chi vorrebbe impedire l'uso del sale sulle strade nel nome del rispetto della natura circostante e per il rischio annunciato di inquinamento delle falde acquifere.
Ho letto un po' di cose in giro per formarmi un'opinione e direi che in tutti i Paesi europei alpini si usa il sale: in certi casi - penso alla Provincia di Bolzano, assai attenta agli aspetti ambientali - si è messo sotto controllo il quantitativo usato per evitarne un uso improprio, ma nessuno ne discute l'indispensabilità.
Chi cita i Paesi scandinavi vuol dire che non c'è mai stato: là le strade sono innevate - è vero - ma le temperature sono costantemente sotto zero e ciò evita quel fenomeno caldo-freddo, con clamorose escursioni termiche, che creano da noi situazioni di ghiacciatura degni di una pista di pattinaggio.
Senza il sale, in queste ore, "termiche" o no, non si potrebbe circolare e questo vale anche per i marciapiedi per i pedoni.

Merci o passeggeri?

Il tunnel del Loetschberg"Il Loetschberg, galleria che attraversa le Alpi occidentali da Nord a Sud, cambierà la vita dei trasporti tra l'Italia e la Svizzera. Il tunnel di Loetschberg, che collega Frutigen, a nord, con Raron, a Sud, è stato inaugurato la settimana scorsa, dopo otto anni di lavori. E' anche il terzo tunnel più lungo del mondo, dopo quelli marittimi di Seikel, in Giappone, e della Manica, in Europa. Ma soprattutto è il primo tratto di una serie di linee ferroviarie nuove di zecca, studiate ad hoc per favorire il trasporto merci transalpino su rotaia".
Così nel 2007 scriveva un'agenzia di stampa elvetica: oggi un "Rapport sur le transfert 2009" del Governo elvetico dimostra come, in attesa del secondo tunnel del San Gottardo, il primo tunnel è valso di più per i passeggeri che per le merci, diversamente dalle previsioni.
Come sempre, questa osservazione è inserita in un quadro d’analisi assai interessante sia per il traforo del Brennero già cominciato, ma cui stentano ad arrivare i finanziamenti italiani, sia il Torino-Lione tornato all’onore della cronaca per le proteste in Val di Susa.
La realizzazione di tunnel ferroviari, insomma, è utile per le merci se inserita in una scelta di spostamento delle merci da strada a rotaia attraverso le Alpi e immaginando forme di esercizio che non penalizzino il trasporto merci.

I dolori di Haiti

Uno dei palazzi rasi al suolo ad HaitiOgni tanto, con una spietata regolarità, le tragedie del mondo entrano a casa nostra, specie con la forza delle immagini. E' il caso di Haiti: il paese caraibico è stato colpito da un terremoto così forte da stroncare un Paese occidentale, figurarsi gli effetti su di un'isola simbolo del degradante destino del Terzo mondo.
E le immagini non bastano, come può mostrare la lettura dell'editoriale sul "Corriere della Sera" di Sergio Romano, che ricorda il destino gramo di Haiti e le terribili violenze, quasi inaudite per la loro ferocia, che hanno caratterizzato in un recente passato le "faide" per il comando.
Quando pensiamo al flusso dolente, governato ormai dalle mafie mondiali, degli extracomunitari - che così definiamo con un termine, per altro, anacronistico rispetto all'integrazione europea - ci dobbiamo sempre ricordare, nel reclamare fermamente il rispetto delle nostre regole, che molti che arrivano da noi lo fanno per disperazione. La diaspora degli haitiani nel mondo è un caso evidente di "fuga" da un Paese insanguinato, dimenticato dalla comunità internazionale.

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